tag:blogger.com,1999:blog-53347990813217690702024-03-13T17:03:13.694-07:00BIOSPROJECT: EarthUno sguardo al fantastico mondo della biologia: Ecologia, botanica, zoologia...Marcohttp://www.blogger.com/profile/05581880011607935556noreply@blogger.comBlogger101125tag:blogger.com,1999:blog-5334799081321769070.post-11068201840510412242019-03-17T08:13:00.000-07:002023-12-22T08:41:43.711-08:00CICLI BIOGEOCHIMICI: il ciclo dell'azoto.<div style="text-align: justify;">
L'<b>azoto</b> rappresenta uno principali <strong>macronutrienti, </strong>importantissimo nella sintesi di molecole organiche indispensabili per il funzionamento cellulare, (<strong>amminoacidi, proteine, nucleotidi</strong> ecc...); inoltre rappresenta il principale componente dell'atmosfera terrestre circa l'80% essendo presente nell'atmosfera sottoforma di gas come azoto molecolare (N2)...</div>
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Nonostante la grande abbondanza nell'atmosfera però, l'azoto non può essere facilmente utilizzato dalla stragrande maggioranza degli organismi viventi, infatti l'azoto molecolare è la più inerte delle specie chimiche dell'azoto e la maggior parte degli organismi viventi non possiede nelle proprie cellule quei meccanismi e quei prodotti in grado di elaborarla e sfruttarla direttamente. il triplo legame che unisce i due atomi di azoto diventa per molti organismi difficile da scindere.</div>
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Nonostante tutto una piccola quantità di azoto molecolare passa dall'atmosfera alla biosfera attraverso particolari processi che vanno sotto il nome di <strong>fissazione dell'azoto, </strong>portati avanti da particolari gruppi di microrganismi, un evento biologico di fondamentale importanza. Ovviamente l'azoto non lo si ritrova nell'ambiente sottoforma di azoto molecolare, è presente in natura in varie forme, <b>nitrato</b>, <b>nitrito</b>, <b>ione ammonio</b>, <b>azoto molecolare</b>, ma tutte queste forme vengono sempre trasformate attraverso reazioni enzimatiche in azoto ammoniacale che viene incorporato in scheletri carboniosi e quindi organicato, assimilato nella materia organica.</div>
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E' importante che l'azoto possa ritrovarsi in natura in svariate forme, perchè attraverso i suoi vari stadi di ossidazione l'azoto può assumere presso gli organismi viventi molteplici ruoli. Tutto ciò inoltre fa sì che le varie forme dell'azoto siano continuamente trasformate le une nelle altre attraverso una serie di reazioni che compongono uno dei più importanti cicli della materia; <strong>il ciclo dell'azoto</strong>.</div>
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Il trasferimento di azoto dall'atmosfera alla biosfera non è unidirezionale, infatti gran parte dell'azoto che proviene dall'atmosfera viene ad essa restituito attraverso processi di <b>denitrificazione</b>, ciò determina che la concentrazione dell'azoto atmosferico sia mantenuto in equilibrio dinamico. L'atmosfera primitiva era molto probabilmente ricca di azoto dal momento che questo elemento è particolarmente abbondante nelle emissioni vulcaniche e scarsamente solubile in acqua. Non si sa quando la fissazione dell'azoto sia iniziata, ma è certo che sia diventata fondamentale dopo la comparsa degli autotrofi. E'stato accennato inoltre al fatto che l'azoto nelle sue varie forme può assumere presso i viventi molteplici ruoli; come vedremo il nitrito e l'ammoniaca possono essere utilizzati in un processo noto come <b>nitrificazione</b>,</div>
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Attualmente alcuni microganismi sono in grado di ridurre l'azoto molecolare ad azoto ammoniacale rompendo il triplo legame inerte tra i due atomi di azoto. Ciò è reso possibile da un particolare enzima noto come nitrogenasi, che contiene una grande varietà di cofattori metallici tra i quali ferro, molideno, cofattore vitamina B12 contenente cobalto. I moderni cianobatteri riescono a trovare l'energia necessaria alla fissazione dell'azoto attraverso il processo fotosintetico, altri batteri sono simbionti di piante superiori, quelli non simbionti ricavano l'energia dalla deomposizione della materia organica morta, (infatti elevati tassi di fissazione dell'azoto da parte di microrganismi non simbionti si osserva in presenza di terreni ricchi di materia organica morta). La fissazione dell'azoto è di fondamentale importanza negli habitat poveri di azoto. Quando un terreno viene colonizzato da piante, le prime ad instaurarsi sono proprio le piante capaci di fissare l'azoto, esse tendono a dominare la vegetazione per poi essere rimpiazzate da specie non in grado di fisare l'azoto quando il terreno risulta essere ricco di tale elemento.</div>
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Nonostante sia vero che la fissazione dell'azoto svolge un ruolo peculiare nella presenza di questo elemento nella biosfera, non tutto l'azoto che ad esempio è necessario alle piante, deriva dal processo della fissazione; infatti buona parte deriva da un vero e proprio riciclo che si svolge attraverso la decomposizione e la mineralizzazione della materia organica. morta da parte di microrganismi e funghi che comunemente abitano il suolo. </div>
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L'azoto inorganico che viene liberato sottoforma di nh4+ e no3- viene rapidamente utilizzato dai vari organismi ed è perciò sempre presenti in concentrazioni non elevate nel suolo nonostante l'enorme quantità di azoto che fluisce annualmente attraverso queste forme chimiche. Le piante assumono l'azoto dal terreno sottoforma di nitrato, l'assunzione di nirato è mediato da specifici enzimi localizzati nelle membrane delle cellule radicali assorbenti, infatti la quantità di azoto presente in prossimità delle radici è molto bassa, potremo quasi definire nulla, il nitrato comunque è u elementmolto "mobile" nel terreno e tende a diffondere continuamente dalle zone circostanti. L'assimilazione dell'azoto da parte delle piante comporta poi la sua successiva trasformazione in azoto organico. La conversione del nitrato ad amminogruppo richiede una spesa metabolica non indifferente, mentre l'azoto ammoniacale viene assimilato con minore spesa di energia. Verrebbe da chiedersi per quale motivo assimilare un composto che poi richiede un maggiore consumo di spesa metabolica; il tutto dipende da vari fattori:</div>
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1) maggiore mobilità del nitrato nel suolo.</div>
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2) maggiore dispendio energetico che derierebbe dalla crescita delle radici alla ricerca di ammonio, molto meno mobile del nitrato.</div>
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3)dalla tossicità dell'ammonio già a basse concentrazioni.</div>
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4) dalla competizione per il sito attivo dei carrier tra l'ammonio e gli altri cationi.</div>
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<strong>L'azoto che viene assorbito e assimilato viene poi incorporato in nuova biomassa. Ovviamente la biomassa che si forma è bilanciata dalla mote della biomassa che va a costituire la lettiera (essa rappresenta il principale mezzo attraverso il quale la stragrande maggioranza dell'azoto, e con esso anche altri nutrienti, viene resituito all'ambiente). Come anticipato prima, buonaparte dell'azoto deriva dalla degradazione della materia organica del suolo e dalla conseguente minealizzazione ad opera dei batteri e funghi del terreno.</strong></div>
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<strong>Infatti quando i microganismi decompongono la materia organica morta respirano il carbonio orgico assimilando azoto e trattenendolo nella loro biomassa (immobilizzazione), questo fa diminuire il rapporto C/N (vedi post...) nella lettiera man mano che aumenta la biomassa microbica e la sua azione di decompsizione sul substrato organico</strong>. Nel processo di immobilizzazione i microrganismi non solo trattengono l'azoto del substrato nella loro biomassa, ma possono anche accumulare l'azoto minerale disponibile nella soluzione del terreno, competendo efficacemente con il processo di nitrificazione e con l'assorbimento da parte delle piante. Quindi l'immobilizzazione microbica tende a rallentare il turnover dell'azoto. Con la morte dei microrganismi l'azoto viene liberato nell'ambiente esterno, la maggior parte dell'azoto presente nel terreno poviene dai microrganismi morti piuttosto che diretamente dalla materia organica del suolo . A tutto si deve aggiungere il contributo degli animali che immettono nell'ambiente esterno grandi quantità di azoto (urea, ammoniaca, acido urico). La forma in cui l'azoto viene eliminato dall'organismo dipende anche dalla disponibilità di acqua nell'ambiente; in generale gli invertebrati eliminano azoto prevalentemente nella forma di ammoniaca, mentre i vertebrati eliminano composti organici azotati come l'urea o acido urico (uccelli e rettili) che sono facilmente decomponibli. </div>
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La mineralizzazione dell'azoto contenuto nella materia organica morta inizia con l'ammonificazione, un processo condotto da microrganismi eterotrofi che libera ione ammonio . L'ammonio prodotto è soggetto ad una serie di processi, tra cui nitrificazione, effettuata da batteri chemiautotrofi come il <strong>Nitrosomonas</strong> e il <strong>Nitrobacter</strong> che implica l'ossidazione dell'ammonio a nitrato ed è accoppiato alla riduzione della CO2. </div>
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Il nitrato prodotto può seguire vari destini. </div>
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Vediamo un pò più da vicino le varie tappe che caratterizzano il ciclo dell'azoto. </div>
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<strong>Ammonificazione:</strong> Le parti morte delle piante, degli animali e i cascami che finiscono nel terreno o sui fondali dei mari e dei bani acquatici a loro volta diventano substrati nutrizionali per altri organismi, batteri. funghi saprofti che li degradano fino a formare co2, h2o, nh3 ecc... ricavando da essi energia e materia organica da sfruttare. La formazione di questi composti inorganici a partire da sostanze organiche è noto come mineralizzazione. Questo processo è importante in quanto grazie ad esso la materia organica viene continuamente decomposta e non si accumula nell'ambiente, ma venendo degradate vengono poi resi disponibili per le altre specie viventi che a loro volte le utilizzano rendendole poi disponibili agli altri organismi</div>
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Il processo di degradazione della materia organica che porta alla formazione di ammoniaca va appunto sotto il nome di ammonificazione. Gli organismi più attivi nel processo dell'ammonificazione sono batteri e funghi. Il processo di ammonificazione vede la degradazione delle proteine animali e vegetali ad opera di questi organismi attraverso la secrezione di specifche proteasi. Le molecole dei peptidi e degli amminoacidi che ne derivano a loro volta possono venire degradati ulteriormente (idrolisi e deamminazione) con formazione di ammoniaca che poi se non utilizzabile da parte degli organismi viene immessa nell'ambiente esterno sottoforma di ammoniaca. </div>
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Scopo della deamminazione è principalmente quello di ottenere gli scheletri carboniosi che compongono gli amminoacidi. Ad esempio dal glutammato e dall'aspartato si ottengono rispettivamente alfa-chetoglutarato e ossalacetato.</div>
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il ciclo dell'azoto continua, infatti lo ione ammonio può essere trasformato in nitrato,in un processo noto come nitrificazione, ed essere poi assorbito dalle piante.</div>
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<strong>Nitrificazione:</strong> Vi sono gruppi di batteri autotrofi chemiosintetici che utilizzano e ricavano energia per la loro crescita dall'ossidazione di substrati inorganici, idrogeno molecolare, ad esempio, da composti ridotti dello zolfo e dell'azoto. I processi di ossidazione dell'ammoniaca e del nitrito vanno tutti sotto il nome di nitrificazione. I batteri nitrificanti possono ricavare energia dall'ossidazione di ammoniaca e nitrito e carbonio dalla CO2 e possono svilupparsi in assenza di substrati organici. Infatti questi organismi come tutti i batteri chemiosintetici sono assolutamente incapaci di utilizzare qualsiasi tipo di substrato organico come sorgente di carbonio e di energia a differenza della maggior parte degli organismi autotrofi chemiosintetici.</div>
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Negli ambienti naturali il proceso della nitrificazione avviene continuamente, infatti la maggior parte dell'ammoniaca proveniente dai processi di ammonificazione viene immediatamente convertita in nitrito attraverso la nitrificazione.</div>
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Bisogna sottolineare però come questo processo sia particolarmente suscettibile alla variazione di fattori quali tmperatura, pH del terreno, sostanze organiche ecc... Ad esempio nei terreni con un pH inferiore a 6 i bateri nitrificanti non possono crescere e questo porta ad un accumulo di ammonio che tende poi ad accumularsi nei terreni come accade ad esempio nei suoli di foreste mature.</div>
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Esempi eclatanti di batteri nitrificanti sono il Nitrosomonas e il Nitrobacter. Il Nitrosomanas ossida l'ammonio a nitritio mentre il Nitrobacter ossida il nitritito a nitrato, non sono stati trovati in natura organismi in grado di poter ossidare direttamente lo ione ammonio a nitrato.</div>
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<strong>Denitrificazione:</strong> Le maggiori perdite di azoto dal suolo avvengono attraverso il processo noto come denitrificazione, un processo anaerobico in cui il nitrato è ridotto a forme gassose, come l'azoto molecolare o e il protossido di azoto che ritornano nell'atmosfera. Questo processo è effettuato da numerosi microrganismi</div>
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Se l'azoto che viene rimosso dal suolo non fosse completamente rimpiazzato la vita sulla terra scomparirebbe lentamente. Il rimpiazzo dell'azoto perduto avviene principalmente grazie al processo della fissazione, portato avanti da un ristretto numero di microrganismi. Il processo della fissazione è reso possibile da un enzima noto come nitrogenasi. Tale enzima risulta essere strutturalmente simile in tutti gli organismi dai quali è stato isolato. i batteri che sono in grado di fissare l'azoto sono noti con il termine di batteri azoto fissatori, li possiamo suddividere in due gruppi, i <strong>batteri azoto-fissatori simbionti</strong> (vivono in associazione con alcune piante vascolari) e <strong>batteri azoto-fissatori liberi. </strong></div>
Marcohttp://www.blogger.com/profile/05581880011607935556noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5334799081321769070.post-90145719193864508432018-07-31T09:30:00.003-07:002018-07-31T09:30:46.031-07:00GIUSTO DUE COSE, SOLO DUE.<!-- Global site tag (gtag.js) - Google Analytics -->
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Come qualcuno avrà potuto notare, questo blog è stato per un bel po' di tempo fermo. Non me ne sono mai dimenticato, è solo che certe volte le situazioni che viviamo possono portarci lontani dai progetti che avevamo in mente di portare avanti. Ovviamente non starò qui a raccontare cose e cose; ma sono qua per dire che il blog ripartirà, giusto una manciata di giorni.
Riprenderemo vecchi discorsi lasciati in sospeso, ne porteremo avanti degli altri, ripeteremo meglio cose di cui abbiamo già parlato, insomma, sicuramente torneremo a parlare della biologia, nel miglior modo possibile e quanto più possibile. Restate in ascolto, a prestissimo!Marcohttp://www.blogger.com/profile/05581880011607935556noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5334799081321769070.post-21971994477195493512017-07-13T01:49:00.000-07:002018-11-27T09:01:13.608-08:00LA PULCE DELLA SABBIA: Tunga penetrans.<script>
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La <b>tungiasi</b> è una parassitosi della pelle, provocata da una piccola pulce conosciuta con svariati nomi (<b>jiggers, pulce della sabbia, nigua, chica, pico, pique, suthi)</b> sembra essere originaria del Sud America, si è diffusa in seguito anche nel continente nero, probabilmente importata nelle regioni dell'Africa Sub-Sahariana a partire dal 19° secolo.<br />
E' una patologia che tende a colpire principalmente le comunità emarginate, tendenti a vivere in forti condizioni di povertà e dallo scarso tenore igienico sanitario, ciò contribuisce notevolmente all'elevata morbilità nelle comunità colpite; determinando tra l'altro una seria compromissione della qualità della vita delle persone e delle comunità colpite da questa patologia.</div>
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Nei bambini e nelle persone anziane la patologia tende a colpire in maniera particolarmente grave, provocando problematiche secondarie di notevole rilevanza. Non colpisce esclusivamente l'essere umano, è una patologia di facile riscontro anche in animali selvatici e domestici (cani, maiali, ruminanti) dove comporta, se non curata tempestivamente, gravi conseguenze, ad esempio si ha una riduzione nella produzione di latte in seguito all'infestazione delle mammelle da parte del parassita. La tungiasi viene da molti considerata una patologia "trascurata" da politici, case farmaceutiche e istituzioni internazionali .<br />
Nonostante non sia inclusa nelle patologie tropicali trascurate dall'organizzazione mondiale della sanità, la tungiasi ad oggi presenta tutte le caratteristiche di una patologia tropicale trascurata (DNT).</div>
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<b>Parassitosi conosciuta da tempo...</b></div>
<div style="text-align: justify;">
La gravità della parassitosi è nota già da tempo, come riportato infatti da rapporti redatti dai colonizzatori e dai resoconti di viaggio del 20esimo secolo, dove vengono ampiamente descritti i sintomi e i danni che la tungiasi provocava presso le popolazioni indigene. Tra le più gravi abbiamo <b>ulcere profonde, gangrena, linfagite, setticemia</b>. In tali rapporti viene raccontato che in alcuni contesti la sofferenza causata dalla parassitosi era tanta che gli individui affetti arrivavano addirittura a mutilare i propri piedi, infestati ormai dalle pulci, pur di liberarsi in qualche modo del dolore che queste provocavano alle loro carni.<br />
Le operazioni militari portate avanti nei territori, che spesso si avvalevano della collaborazione, forzata o meno, degli indigeni del luogo, dovevano essere interrotte a causa dei forti dolori ai piedi degli arruolati, dovuto all'accrescimento massivo dei parassiti. Molti di questi individui non indossavano scarpe o calzari di alcun tipo e i loro piedi erano talmente mutilati e dolenti che camminare a lungo era proibitivo. </div>
<div style="text-align: justify;">
Come riportato da Decle nel 1898 (<span style="background-color: white; font-family: "times new roman" , "stixgeneral" , serif; font-size: 15.9991px;"><b><u> </u></b></span><span class="mixed-citation" style="background-color: white; font-family: "times new roman" , "stixgeneral" , serif; font-size: 15.9991px;"><i><b><u>Decle L (1898) Three years in savage Africa. London: Methuen</u></b>)</i></span></div>
<blockquote class="tr_bq" style="text-align: justify;">
<span class="mixed-citation" style="background-color: white; font-family: "times new roman" , "stixgeneral" , serif; font-size: 15.9991px;"><i>"...ho incontrato un uomo che è venuto a farmi vedere il suo piede. Il mignolo risultava enormemente gonfio e pieno di pus. Mi vestii e in pochi istanti individuai almeno un'altra dozzina di uomini con i piedi in condizioni orribili a causa delle jiggers. La metà di loro aveva rimosso le parti infette, si erano tagliati fino alle ossa. Questo tipo di piaghe erano le più orribili, tutto ciò che avrei voluto fare era coprirli...."</i></span></blockquote>
<div style="text-align: justify;">
Jiggers è uno dei tanti nomi che si usano per indicare la <i><b>Tunga penetrans</b></i>, diciamo che è la designazione che le viene data in genere nelle zone caraibiche. Decle osservò anche che le infestazioni massicce, a carico dei singoli individui, rendevano in alcuni casi insostenibili le condizioni di vita dei villaggi; creando delle situazioni enormemente precarie. Riferendosi a chi ne era colpito descrisse: </div>
<blockquote class="tr_bq" style="text-align: justify;">
"...<i>essi non osano neanche poggiare i piedi per terra a causa del dolore che ne deriverebbe da un gesto così semplice, quando lo fanno, camminano mantenendo quanto più possibile le dita dei piedi alzate... [10]."</i> </blockquote>
<div style="text-align: justify;">
<b>Ciclo vitale. </b><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEikpSn4-M5vaBMdRxVqIBKuiFg2SvImX0ip7Uf0wOT_9PFL3ezBCZ-FFhxnlDexI2OYTtr0t1Xx1I4crNjm4hQfc44Ds6Y1qqZo7UMzXIbq8_AzOtO-sC6852nicWmIJ5obRFlmwEThaG0/s1600/tungiasis2_lifecycle.gif" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="435" data-original-width="568" height="245" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEikpSn4-M5vaBMdRxVqIBKuiFg2SvImX0ip7Uf0wOT_9PFL3ezBCZ-FFhxnlDexI2OYTtr0t1Xx1I4crNjm4hQfc44Ds6Y1qqZo7UMzXIbq8_AzOtO-sC6852nicWmIJ5obRFlmwEThaG0/s320/tungiasis2_lifecycle.gif" width="320" /></a></div>
<b><br /></b></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><b>Tunga penetrans</b></i> e <b style="font-style: italic;">Tunga trimamillata </b><span style="font-style: italic;">sono</span> gli organismi responsabili di questa zoonosi, appartenenti al genere<b> Tunga,</b> ordine dei <b>Siphonaptera</b>, In soldoni sono delle piccole pulci le cui femmine, tendono a penetrare nella cute dell'ospite e a soggiornarvi fino alla morte in situ, che in genere avviene normalmente entro 4-6 settimane. Attraverso gli ultimi segmenti dell'addome a forma di cono, l'ectoparassita resta in contatto con l'ambiente esterno, tramite una fessura dal diametro di circa 250-500<span style="background-color: white; color: #222222; font-family: "arial" , sans-serif; font-size: x-small;"> μ</span><i style="background-color: white; color: #222222; font-family: arial, sans-serif; font-size: small;">m</i> (micrometri) nella pelle dell'ospite; ciò gli permette di defecare, copulare, respirare ed espellere le uova nell'ambiente esterno, determinando in questo modo una potenziale penetrazione nell'organismo di batteri patogeni.<br />
Le uova una volta espulse cadono a terra, dove lentamente si svilupperanno in larve, pupe, adulti. In media il periodo di tempo che intercorre tra la deposizione e lo sviluppo delle larve è di circa 6 giorni (3/4 in media), mentre l'impupamento avviene dopo circa 6/7 giorni .</div>
<div style="text-align: justify;">
La formazione delle pulci adulte all'interno del puparium avviene invece dopo almeno 9/15 giorni. In condizioni ottimali di crescita, dal momento che l'uovo viene emesso ed entra in contatto con il terreno, passano circa 20 giorni.</div>
<div style="text-align: justify;">
Il ciclo vitale di questo parassita può essere suddiviso in un <b>ciclo domestico</b>, dove le infestazioni si verificano tra nuclei familiari e/o tra e a causa degli animali da allevamento e un <b>ciclo selvatico</b>.</div>
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjfbZpUFZR9ssoJ_qsXH08vq4oP-irpHIgiGVN0kc_dmZ8_i5cSl6RCdAvTp8vdazolefrShIrVO8Ou1hBsbuYyZymU51y4_fUcflDLcXZn-oTkRIfHL7Mpz2nZ4lOF50fVYGVJb_Y11Mw/s1600/pntd.0003133.g001.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="713" data-original-width="793" height="179" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjfbZpUFZR9ssoJ_qsXH08vq4oP-irpHIgiGVN0kc_dmZ8_i5cSl6RCdAvTp8vdazolefrShIrVO8Ou1hBsbuYyZymU51y4_fUcflDLcXZn-oTkRIfHL7Mpz2nZ4lOF50fVYGVJb_Y11Mw/s200/pntd.0003133.g001.jpg" width="200" /></a></div>
Vi può essere una sovrapposizione tra questi cicli vitali; una sovrapposizione parziale o totale a seconda del contesto nel quale veniamo a trovarci.<br />
<br />
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<div style="text-align: justify;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEivH538P7ocjcR7la1cMNX-f1bN4qxGGvWx7cQTrakvt899J7QEcv5wxErwK3IDuOwGFJhvqxWkpo2GxlU9HrPO_KEYcwYO8pOwAGfx3Xf_a-PQGtXhb92zYPthyphenhyphenjI41Qh-T51v4-jSKfE/s1600/pntd.0003133.g002.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="882" data-original-width="696" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEivH538P7ocjcR7la1cMNX-f1bN4qxGGvWx7cQTrakvt899J7QEcv5wxErwK3IDuOwGFJhvqxWkpo2GxlU9HrPO_KEYcwYO8pOwAGfx3Xf_a-PQGtXhb92zYPthyphenhyphenjI41Qh-T51v4-jSKfE/s200/pntd.0003133.g002.jpg" width="157" /></a></div>
Come accennato sopra si tratta pur sempre di una parassitosi che trova largo spazio e condizioni ideali di proliferazione in zone rurali estremamente povere, dove le condizioni igienico sanitarie anche più comuni non vengono rispettate. In molte zone rurali del Sud America o dell'Africa infatti sia gli animali domestici, ma anche selvatici, nonchè roditori, possono aggirarsi indisturbati dentro e fuori le abitazioni; con maiali, capre, pecore che tendono ad abitare lo stesso luogo in cui risiedono i proprietari; molto spesso vengono fatti soggiornare negli ambienti abitativi di notte ad esempio, per evitare che vengano rubati.<br />
Lo stesso stile di vita presente in tali zone quindi permette l'instaurarsi di una massiccia catena di trasmissione del patogeno, permettendo anche ai comuni animali domestici di diventare <b>serbatoi ambientali</b> del parassita.<br />
Ma non è solo questo, anche le condizioni delle abitazioni risultano determinanti, in contesti poveri del sud-America e dell'Africa sub-sahariana le abitazioni sono poco più che paragonabili a delle baracche costruite male, dove non vi è neanche la presenza di una vera e propria pavimentazione. In questi casi l'intero ciclo vitale del parassita viene perpetuato tranquillamente all'interno dell'abitazione. Le uova del parassita vengono emesse nell'ambiente esterno dalla stessa persona infestata; quando dorme o quando occupa la sua abitazione, l'entrata in contatto del parassita con il terreno può tranquillamente avvenire durante il rifacimento del letto ad esempio, le larve trovano molto spesso in tali ambienti condizioni di crescita climatiche adeguate, ma soprattutto condizioni nutritive ideali; il materiale organico è sempre presente essendo la pavimentazione costituita da terriccio.</div>
<div style="text-align: justify;">
Le forme larvali adulte che emergono dalle pupe, aderiscono e penetrano nella pelle, ciò sembra essere è favorito anche dalla mancanze di calzature. Le stesse condizioni economiche e di vita rendono il possedere degli adeguati calzari un lusso. Le scarpe ad esempio non vengono utilizzate se non per specifiche mansioni per evitare un loro eccessivo consumo. In pratica il camminare a piedi scalzi in un ambiente dove naturalmente è già di per se facile andare incontro ad una parassitosi causata da queste pulci non fa che facilitarne ulteriormente l'entrata in contatto.<br />
In alcune zone la povertà è talmente elevata che molti individui non possono neanche permettersi un letto, con tutte le conseguenze del caso, l'infestazione diventa quindi non solo inevitabile, ma tende a colpire anche zone differenti del corpo che entrano in contatto con il terreno.<br />
Fino ad oggi sembra che nessun trattamento farmacologico si sia dimostrato efficace nel contrastare la tungiasi. L'unica terapia è quella chirurgica, dove si deve provvedere a rimuovere il parassita direttamente. Richiede un intervento adeguato ed una disinfezione specifica; è impossibile rimuovere il parassita, che in alcuni casi si accresce raggiungendo dimensioni cospicue, senza causare un emorragia e ferite profonde. La prevenzione dunque è l'unica arma in grado di arginare profondamente il problema. Bisogna ricordare però, come accennato poc'anzi, che le scarpe non vengono utilizzate per ogni attività quotidiana, quindi l'utilizzo limitato di un qualcosa che viene definito un lusso, non può di conseguenza proteggere dall'infestazione, che spesso avviene anche nelle stesse abitazioni dove le persone vivono e dove le scarpe non vengono utilizzate. Inoltre un paio di scarpe viene sfruttato fino a quando è possibile, vanno incontro ad usura e la pulce può tranquillamente penetrare al loro interno entrando in contatto con la pelle.<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
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La risposta infiammatoria, che si innesca, a carico delle zone scavate dalle pulci della sabbia, morte o in decomposizione è alla base di molte delle manifestazioni cliniche e patologiche.<br />
L'infiammazione acuta è caratterizzata da <b>eritema, edema, pizzicore/prurito,</b> sintomi causati dal progressivo sviluppo dell'organismo estraneo all'interno dell'epidermide infestata e dalla pressione che la crescita del parassita esercita sui tessuti circostanti.<br />
Tra le principali conseguenze, oltre ai danni tissutali che la crescita delle pulci comporta, vi è la seria possibilità di sovrainfezioni batteriche, che incrementano notevolmente la risposta infiammatoria. Nelle zone endemiche è praticamente la prassi. Batteri aerobici e soprattutto anaerobici (Clostridi inclusi) sono stati spesso isolati e ritrovati in presenza delle jiggers. In effetti è un'inevitabile conseguenza la presenza di tali microrganismi, le ferite e le caratteristiche che tali lesioni guadagnano in seguito all'infestazione causate dalle pulci, creano le condizioni ideali per la loro proliferazione.<br />
Tra l'altro ricordiamo che microrganismi come i Clostridi sono ubiquitari nel suolo, colonizzano praticamente ogni ambiente, non è per niente raro quindi che possano ritrovarsi "letteralmente addosso" alle pulci della sabbia, ed essere veicolati da quest'ultime; visto e considerato che parte del loro ciclo vitale si svolge nel terriccio. I batteri vengono quindi letteralmente trasportati dal parassita dentro l'epidermide dell'ospite, per raggiungere definitivamente gli strati più profondi del derma quando il parassita penetra la membrana basale dell'epidermide ed inserisce la sua proboscide all'interno dei capillari sanguigni del derma, nutrendosi del sangue e delle sostanze nutritive da esso trasportate.<br />
Oltre al pericolo <i><b>Clostridium tetani</b></i>, ulteriormente aggravato dalla mancanza di un'adeguata prevensione vaccinale, vi sono poi problematiche dovute alla presenza di altri microrganismi, un esempio è la presenza dei batteri endosimbiotici<b><i> Wolbachia</i></b> regolarmente presenti nelle pulci della sabbia e repertati nelle ferite. Quando il parassita muore in situ, i lipopolisaccaridi di superficie derivanti dal Wolbachia vengono rilasciati nel tessuto circostante, provocando una risposta infiammatoria.</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
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<br />
<div style="text-align: justify;">
Tra le altre problematiche a carico delle zone interessate dall'azione del parassita abbiamo suppurazione, formazione di ascessi, ulcere, linfangite, necrosi tissutale e gangrena. Il risultato sarà dolore cronico, disabilità, oltre a problematiche estetiche notevoli e non solo funzionali, mutilazioni in particolar modo a piedi e mani. I sequel cronici sono quindi debilitanti e incapacitanti se non si interviene rapidamente.<br />
La mutilazione dei piedi compromette inevitabilmente la mobilità, ostacola le normali attività quotidiane e ha un effetto negativo sull'economia delle famiglie colpite, le quali finiscono per essere colpite indirettamente dalla condizione fisica dei membri della famiglia affetti. Inoltre è difficile nascondere i sintomi e le conseguenze che la patologia lascia sulla pelle. Insomma oltre ai deficit funzionali a cui si può andare incontro si deve sommare anche un disagio di tipo sociale. Non è raro infatti che in tali comunità chi risulta affetto da tungiasi subisca atti di <b>stigmatizzazione sociale.</b> </div>
<br />
<b>Fonti:</b><br />
<br />
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="font-size: x-small;">1. Hoeppli R (1963) Early references to the occurrence of Tunga penetrans in Tropical Africa. Acta Tropica 20: 143–152 [PubMed] </span></i></div>
<span style="font-size: x-small;"><i></i></span><br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: x-small;"><i><i><br /></i></i></span></div>
<span style="font-size: x-small;"><i>
</i></span>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: x-small;"><i><i>2. Jeffreys MDW (1952) Pulex penetrans: the jigger's arrival and spread in Africa. S Afr J Sci 48: 249–255 </i></i></span></div>
<span style="font-size: x-small;"><i>
</i><i></i></span>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: x-small;"><i><i><br /></i></i></span></div>
<span style="font-size: x-small;"><i>
</i></span>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: x-small;"><i><i>3. Maco V, Tantalean M, Gotuzzo E (2011) Evidence of tungiasis in Pre-Hispanic America. Emerg Infect Dis 17: 855–862 [PMC free article] [PubMed] </i></i></span></div>
<span style="font-size: x-small;"><i>
</i><i></i></span>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: x-small;"><i><i><br /></i></i></span></div>
<span style="font-size: x-small;"><i>
</i></span>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: x-small;"><i><i>4. Heukelbach J, Ugbomoiko US (2007) Tungiasis in the past and present: A dire need for intervention. Nigerian Journal of Parasitology 28: 1–5 </i></i></span></div>
<span style="font-size: x-small;"><i>
</i><i></i></span>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: x-small;"><i><i><br /></i></i></span></div>
<span style="font-size: x-small;"><i>
</i></span>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: x-small;"><i><i>5. World Health Organization (2013) Sustaining the drive to overcome the global impact of Neglected Tropical Diseases - Second WHO report on Neglected Tropical Diseases. Available: http://www.who.int/neglected_diseases/9789241564540/en/ Accessed 18 June 2014</i></i></span></div>
<span style="font-size: x-small;"><i>
</i><i><div style="text-align: justify;">
<i><br /></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>6. World Health Organization (2010) Working to overcome the global impact of neglected tropical diseases-First WHO report on Neglected Tropical Diseases. Available: http://www.who.int/neglected_diseases/2010report/en/ Accessed 18 June 2014.</i></div>
</i><i><div style="text-align: justify;">
<i><br /></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>7. World Health Organization (2013) Neglected Tropical Diseases - Hidden successes, emerging opportunities. Available: http://apps.who.int/iris/handle/10665/44214 Accessed 18 June 2014. </i></div>
</i><i><div style="text-align: justify;">
<i><br /></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>8. Decle L (1898) Three years in savage Africa. London: Methuen. </i></div>
</i><i><div style="text-align: justify;">
<i><br /></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>9. Jolly GG (1926) An entomological episode of the east African campaign. Ind Med Gaz 61: 164–165 </i></div>
</i></span><i><div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: x-small;"><i><br /></i></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: x-small;"><i>10. Waterton C (1973) Wanderings in South America, the North-West of the United States and the Antilles, in the years 1812, 1816, 1820 and 1824 with original instructions for the perfect preservation of birds and for cabinets of natural history. London: Oxford University Press</i>.</span></div>
</i><br />
<div style="text-align: justify;">
<div class="ref-cit-blk half_rhythm" id="pntd.0003133-Eisele1" style="background-color: white; font-family: "Times New Roman", stixgeneral, serif; margin: 0.6923em 0px; text-align: left;">
<span style="font-size: x-small;"><i>11. <span class="mixed-citation">Eisele M, Van Marck E, Mehlhorn H, Meckes O, Franck S, et al. . (2003) <span class="ref-title">Investigations on the biology, epidemiology, pathology and control of Tunga penetrans in Brazil: I. Natural history of tungiasis in man</span>. <span class="ref-journal">Parasitol Res</span> <span class="ref-vol">90</span>: 87–99 </span></i></span></div>
<div class="ref-cit-blk half_rhythm" id="pntd.0003133-Eisele1" style="background-color: white; font-family: "Times New Roman", stixgeneral, serif; margin: 0.6923em 0px; text-align: left;">
<i><span style="font-size: x-small;">12. </span><span class="mixed-citation" style="font-size: x-small;">Nagy N, Abari E, Haese JD, Calheiros C, Heukelbach J, et al. . (2007) <span class="ref-title">Investigations on the life cycle and morphology of Tunga penetrans in Brazil</span>. <span class="ref-journal">Parasitol Res</span> <span class="ref-vol">101</span><span class="ref-iss">Suppl 2</span>S233–S242 </span></i></div>
</div>
<span style="font-size: x-small;"><i></i></span><br />
<div style="text-align: justify;">
<div class="ref-cit-blk half_rhythm" id="pntd.0003133-Feldmeier1" style="background-color: white; font-family: "Times New Roman", stixgeneral, serif; margin: 0.6923em 0px; text-align: left;">
<span style="font-size: x-small;"><i>13. <span class="mixed-citation">Feldmeier H, Heukelbach J, Eisele M, Sousa AQ, et al. . (2002) <span class="ref-title">Bacterial superinfection in human tungiasis</span>. <span class="ref-journal">Trop Med Int Health</span> <span class="ref-vol">7</span>: 559–564</span></i></span></div>
<div class="ref-cit-blk half_rhythm" id="pntd.0003133-Feldmeier1" style="background-color: white; font-family: "Times New Roman", stixgeneral, serif; margin: 0.6923em 0px; text-align: left;">
<span class="mixed-citation"><span style="font-size: x-small;"><i>14. <span class="mixed-citation">Pampiglione S, Fioravanti ML, Gustinelli A, Onore G, Mantovani A, et al. . (2009) <span class="ref-title">Sand flea (tungaspp.) infections in humans and domestic animals: state of the art</span>. <span class="ref-journal">Med Vet Entomol</span> <span class="ref-vol">23</span>: 172–186</span></i></span></span></div>
<div class="ref-cit-blk half_rhythm" id="pntd.0003133-Feldmeier1" style="background-color: white; font-family: "Times New Roman", stixgeneral, serif; margin: 0.6923em 0px; text-align: left;">
<span class="mixed-citation"><span class="mixed-citation"><span style="font-size: x-small;"><i>15. <span class="mixed-citation">Heukelbach J, Bonow I, Witt LH, Feldmeier H, Fischer P (2004) <span class="ref-title">High infection rate of Wolbachiaendobacteria in the sand flea Tunga penetrans from Brazil</span>. <span class="ref-journal">Acta Trop</span> <span class="ref-vol">92</span>: 225–230 </span></i></span></span></span></div>
<div class="ref-cit-blk half_rhythm" id="pntd.0003133-Feldmeier1" style="background-color: white; font-family: "Times New Roman", stixgeneral, serif; margin: 0.6923em 0px; text-align: left;">
<span class="mixed-citation"><span class="mixed-citation"><span class="mixed-citation"></span></span></span><br />
<div class="ref-cit-blk half_rhythm" id="pntd.0003133-Litvoc1" style="margin: 0.6923em 0px;">
<span class="mixed-citation"><span class="mixed-citation"><span class="mixed-citation"><span style="font-size: x-small;"><i>16 <span class="mixed-citation">Litvoc J, Leite RM, Katz G (1991) <span class="ref-title">Aspectos epidemiológicos do tétano no estado do Sao Paulo (Brasil)</span>. <span class="ref-journal">Rev Inst Med Trop Sao Paulo</span> <span class="ref-vol">33</span>: 477–484 <span class="nowrap ref pubmed" style="white-space: nowrap;">[<a href="https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/1844978" ref="reftype=pubmed&article-id=4214674&issue-id=243380&journal-id=532&FROM=Article%7CCitationRef&TO=Entrez%7CPubMed%7CRecord&rendering-type=normal" style="color: #642a8f;" target="pmc_ext">PubMed</a>]</span></span></i></span></span></span></span></div>
<span class="mixed-citation"><span class="mixed-citation">
</span></span>
<br />
<div class="ref-cit-blk half_rhythm" id="pntd.0003133-Obengui1" style="margin: 0.6923em 0px;">
<span class="mixed-citation"><span class="mixed-citation"><span style="font-size: x-small;"><i>17. <span class="mixed-citation">Obengui (1989) <span class="ref-title">La tungose et le tétanos au C.H.U. de Brazzaville</span>. <span class="ref-journal">Dakar Med</span> <span class="ref-vol">34</span>: 44–48</span></i></span></span></span></div>
<span class="mixed-citation"><span class="mixed-citation">
</span></span>
<br />
<div class="ref-cit-blk half_rhythm" id="pntd.0003133-Obengui1" style="font-size: 15.9991px; margin: 0.6923em 0px;">
<span class="mixed-citation"><span class="mixed-citation"><span class="mixed-citation"><br /></span></span></span></div>
<span class="mixed-citation"><span class="mixed-citation">
</span></span></div>
</div>
Marcohttp://www.blogger.com/profile/05581880011607935556noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5334799081321769070.post-30053202957035255092016-10-19T09:30:00.000-07:002017-06-05T07:44:26.685-07:00ASCARIS LUMBRICOIDES.<script>
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</script><br />
<div style="text-align: justify;">
L' <b>A</b><strong>scaris lumbricoides</strong> è un <strong>nematode</strong> responsabile di una malattia nota come <strong>Ascaridiasi.</strong> La sede dell'infestazione parassitaria è l'intestino tenue. <br />
<br />
<strong>Serbatoio</strong>: il serbatoio dell'Ascaris Lumbricoides è l'uomo, che ne rappresenta l'ospite definitivo. Questo parassita non ha ospiti intermedi, l'A.lumbricoides che infesta l'uomo è morfologicamente indistinguibile da quelli che infestano altri animali.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<strong>Morfologia</strong>: A. lumbricoides è un grande verme nematode, di colore bianco/giallastro, la femmina adulta può raggiungere le dimensioni che variano tra i 20 e i 30 cm di lunghezza, per 5 mm di diametro, mentre il maschio è in genere un po'più piccolo, misurando circa 15-20 cm di lunghezza per 4 mm circa.<br />
La lunghezza media della vita dell'individuo adulto è di circa 12-24 mesi a seconda dei casi.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<strong>Diffusione</strong>: La sua diffusione dipende soprattutto dal grado di fecalizzazione ambientale, è presente grossomodo in tutto il globo, soprattutto nelle regioni con climi caldi e umidi e tende ad essere più comune nelle regioni tropicali e subtropicali. A favorire la sua diffusione sono le scarse misure igieniche, sia a livello personale, che a livello generico; in particolar modo dove non viene prestata particolare attenzione allo smaltimento igienico delle feci e al trattamento delle acque destinate al consumo umano. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br />
<strong>Modalità di trasmissione</strong>: avviene mediante ingestione delle uova in maniera diretta o indiretta, attraverso cibo e acqua contaminato direttamente o indirettamente con le feci. </div>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
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<br />
<br />
<br />
<strong>Ciclo vitale</strong>: La femmina può emettere fino a 200.000 uova al giorno, le quali presentano forma ellittica e dimensioni di circa 50-70 x 40-50 micrometri. L'uovo emesso con le feci non è immediatamente infestante, deve permanere per un periodo di "maturazione" in determinate condizioni ambientali, terreno umido o acquoso a temperature ottimali di 36-40°C. All'interno dell'uovo si sviluppa prima la forma larvale definita <strong>strongiloide</strong> e poi la <strong>rabditoide</strong> (larva di secondo stadio) che rappresenta la forma infestante.<br />
L'uovo può rimanere infestante per lunghi periodi di tempo se le condizioni lo permettono, anche 10 anni, in attesa di essere ingerito dall'ospite definitivo. L'ingestione dell'uovo da parte dell'ospite definitivo ne determina la schiusa. Una volta entrato in contatto con l'ambiente acido dello stomaco, i succhi gastrici e la forte acidità che li caratterizza, modificano la parete dell'uovo; la larva emergerà in seguito a livello dell'intestino tenue. <br />
Il ciclo vitale dell'Ascaris dura circa tre mesi, inizia nel momento in cui l'ospite ingerisce le uova. L'entrata in contatto con l'ambiente gastrico e intestinale causa la modifica delle uova del parassita determinandone la schiusa a livello dell'intestino tenue. <br />
Nell'ospite definitivo il primo stadio dell'infestazione prevede una fase di infestazione extraintestinale. <br />
Infatti le larve penetrano la mucosa intestinale entrando in contatto con il circolo sanguigno , ciò ne permette la dispersione nell'organismo fino ad arrivare al distretto polmonare. <br />
In genere le larve di grandi dimensioni vengono bloccate a livello dei capillari alveolari più piccoli. La <b>larva rabditoide</b> lascia il circolo sanguigno penetrando a livello dell'alveolo polmonare per poi risalire lungo le vie respiratorie entrando in contatto con l'oro-faringe per poi ritornare all'apparato gastro-intestinale. Ciò avviene circa 10-14 giorni dopo l'inizio dell'infestazione.<br />
Le larve ritornate a livello dell'intestino tenue completeranno il loro sviluppo in individui adulti iniziando l'emissione delle uova circa 60-70 giorni dopo l'infestazione. <br />
<br />
<strong>Cenni clinici.</strong></div>
<div style="text-align: justify;">
Le difese immunitarie dell'ospite sono dirette in genere verso lo stadio invasivo, a livello della fase di invasione polmonare, e sono basate sulla produzione di IgE. In un secondo momento anche le fasi larvali presenti al momento della seconda invasione intestinale causano risposte da parte dell'organismo. In genere la prima infestazione intestinale è del tutto asintomatica, mentre la seconda è interessata da fenomeni allergici.<br />
Le conseguenze più severe si hanno soprattutto a carico dei bambini, dove le infestazioni possono causare malnutrizione. Altro problema fondamentale è che gli Ascaridi sono grossi e robusti vermi e tendono a raggomitolarsi, ne consegue che infestazioni massicce possono causare ostruzioni intestinali con tutte le problematiche che ne derivano, in molti casi si assiste anche a perforazione intestinale. La presenza di A.lumbricoides a livello intestinale, a seconda del grado di infestazione può causare inoltre forti dolori addominali, nausea, vomito.<br />
Quando le larve sono disperse a livello polmonare è possibile riscontrare nei soggetti colpiti insorgenza di dolori al torace, tosse secca, espulsione di sangue rosso vivo. <br />
<br />
<strong>Diagnosi:</strong> le forme larvali possono esser individuate all'interno dell'espettorato (larva rabditoide) e inoltre è positiva una ricerca anticorpale di tipo IgE specifica per l'Ascaris. L'infestazione intestinale viene dimostrata mediante l'identificazione delle uova nelle feci dell'ospite.<br />
<br />
<strong>Misure preventive.</strong><br />
1) educare la popolazione sull'importanza di lavarsi le mani dopo l'utilizzo della toilette e prima di preparare i cibi.<br />
2) Evitare di irrigare i campi con acque provenienti da fogne e ricche di materia fecale.<br />
3) I pazienti vengono in genere trattati con farmaci antielmintici di scelta, tra cui <strong>pirantel pamoato, mendendazolo</strong> o<strong> abendazolo.</strong><br />
<br /></div>
Marcohttp://www.blogger.com/profile/05581880011607935556noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5334799081321769070.post-18223083977469551522013-07-02T08:23:00.001-07:002013-07-02T08:27:51.460-07:00NUOVA SPECIE DI FORMICA SCOPERTA NELLE FILIPPINE. <script type="text/javascript">
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</script><br />
<div style="text-align: justify;">
Ricercatori hanno scoperto una nuova enigmatica specie di formica proveniente dalle Filippine. <b><i>Cardiocondyla pirata</i></b> presenta una pigmentazione veramente particolare che non sembra avere eguali tra le altre specie di formiche nel mondo.</div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhs7M-QcSL1-FTuvh8HwIhfp5phBBrOLtpVUgefGG7O_47sRcCVFJfOPtCKauHz1Zkk_WPnLfTcXyRs7qnlzPp553MgnUWSu6yWgDe10J6Z741_DkUvT6kmfD4vcJBtyQbleBDyOxNYYmw/s400/56804_web.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em; text-align: justify;"><img border="0" height="161" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhs7M-QcSL1-FTuvh8HwIhfp5phBBrOLtpVUgefGG7O_47sRcCVFJfOPtCKauHz1Zkk_WPnLfTcXyRs7qnlzPp553MgnUWSu6yWgDe10J6Z741_DkUvT6kmfD4vcJBtyQbleBDyOxNYYmw/s320/56804_web.jpg" width="320" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
Le formiche appartenenti al genere femminile nelle colonie di questa specie possono essere riconosciute grazie ad una distinita scriscia scura che attraversa gli occhi; la quale assomiglia vagamente alla benda dei pirati, da cui il nome che le è stato dato. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista ad accesso libero <b>Zookeys</b> il maggio scorso.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Ciò che rimane un mistero per gli scienziati è il significato adattativo della loro particolare pigmentazione. La scarsa visione di cui sembrano dotate e il fatto che queste formiche si accoppiano all'oscurità compagno esclude una delle più evidenti ipotesi che la macchia scura serva come segnale di differenziazione sessuale e che quindi, possa servire riconoscimento durante l'accoppiamento.</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjh9lL0s180DmyHNpRnOqCitBjZBTK3oZBBepm4f7t1doFXndt5yCIa1YIaNyXQHCh1auJUlC0hmPpOZ7aq1XlvnVD2SZLKHmFEAcjBOgtSXQ8w3xIb3s0_1b8Tfs54HZraYFwxuN-VJ2c/s533/56806_web.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em; text-align: justify;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjh9lL0s180DmyHNpRnOqCitBjZBTK3oZBBepm4f7t1doFXndt5yCIa1YIaNyXQHCh1auJUlC0hmPpOZ7aq1XlvnVD2SZLKHmFEAcjBOgtSXQ8w3xIb3s0_1b8Tfs54HZraYFwxuN-VJ2c/s320/56806_web.jpg" width="240" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
Durante una spedizione nelle Filippine, volta a raccogliere varie specie del genere Cardiocondyla, nota per la sua sorprendente varietà morfologica e comportamentale, i ricercatori hanno individuato una specie appartenente a questo genere fino ad allora sconosciuta. nei pressi di un torrente ombreggiato (nell'immagine a lato è mostrato l'ambiente naturale di queste formiche). In condizioni di scarsa luminosità queste formiche, a detta degli autori, a causa della loro pigmentazione particolare erano davvero difficili da osservare.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Una possibile ipotesi sulla funzione di questo bizzarro schema di colorazione è che possa servire come strumento per distrarre o confondere eventuali predatori. La combinazione delle strisce scure e di un corpo traslucido potrebbe dare l'impressione ai predatori che le parti del corpo anteriore e posteriore siano due oggetti separati. L'articolo completo nel link sottostante.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<b>Fonte:</b></div>
<div style="text-align: justify;">
<b><i>Seifert B, Frohschammer S (2013) Cardiocondyla pirata sp. n. – a new Philippine ant with enigmatic pigmentation pattern (Hymenoptera, Formicidae). ZooKeys 301: 13–24.<a href="http://www.pensoft.net/journals/zookeys/article/4913/abstract/cardiocondyla-pirata-sp-n-"> doi: 10.3897/zookeys.301.4913</a></i></b></div>
<br />Marcohttp://www.blogger.com/profile/05581880011607935556noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5334799081321769070.post-77295996551116921352013-03-11T03:18:00.000-07:002017-12-26T02:07:00.441-08:00VITA DA PARASSITA: Giardia lamblia<script type="text/javascript">
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</script><br />
<div style="text-align: justify;">
Il parassita <strong>Giardia lamblia</strong>, così chiamato in onore del suo scopritore, è un protozoo flagellato che infetta l'intestino e resposabile di una serie di problematiche a carico dell'apparato intestinale che vanno sotto il nome di <strong>Giardiasi</strong>. al genere Lamblia appartengono 3 specie note rispettivamente come <i><b>Giardia intestinalis</b></i> o <i>lamblia,</i> <i><b>Giardia agilis </b></i>e <i><b>Giardia muris</b></i>, di cui solo la l<i>amblia</i> è patogena per l'uomo e per altri mammiferi quali ad esempio i bovini, gli equini, i canidi e i felini.<br />
<br />
<strong>Diffusione.</strong><br />
E' una patologia ubiquitaria, è presente in tutto il globo, in particolar modo nelle zone in cui non viene prestata particolare attenzione al trattamento delle acque e in cui scarseggiano anche le più comuni metodiche igienico-sanitarie e di profilassi individuale.<br />
<br />
<strong>Modalità di trasmissione. </strong><br />
La trasmissione dell'infezione avviene principalmente attraverso acqua e cibo contaminato da materiale fecale contenente le cisti del patogeno, in particolar modo anche da acqua trattata ma non filtrata. Rappresenta un organismo a <b>circuitazione oro-fecale</b>. Oltre all'acqua non adeguatamente trattata e da cibi contaminati, anche la trasmissione interpersonale, dovuta ad una scarsa profilassi individuale (mani sporche) può favorire enormemente la diffusione del protozoo, in particolar modo i bambini in età pediatrica sono i più colpiti.<br />
<br />
<strong>Serbatoio.</strong><br />
La <i>Giardia intestinalis</i> ha come serbatoio principale l'uomo ma anche animali da allevamento e domestici, equini, bovini, canidi, felini ecc...</div>
<div style="text-align: justify;">
<br />
<strong>Ciclo vitale</strong>. </div>
<br />
<br />
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh6hzKN7h2Q4fFJEvlHGP9ToDFu0-Go_W25ic7Q6ENCSQcEDl2fsA-jSyIn-hjGyyAz5_oAJxETDuPVZxw4cqKJtM37OwOAPcQUM-HwpSU0Qx83OTEnqV10v8tWCwx_f9d3oTaWBGb_kR0/s1600/untitled.bmp" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" fba="true" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh6hzKN7h2Q4fFJEvlHGP9ToDFu0-Go_W25ic7Q6ENCSQcEDl2fsA-jSyIn-hjGyyAz5_oAJxETDuPVZxw4cqKJtM37OwOAPcQUM-HwpSU0Qx83OTEnqV10v8tWCwx_f9d3oTaWBGb_kR0/s320/untitled.bmp" width="249" /></a></div>
<br />
<div style="text-align: justify;">
Il ciclo vitale della Giardia comprende due forme, una vegetativa nota come <strong>trofozoite</strong> e una <strong>cistica</strong>, responsabile dell'infezione. Queste due forme sono distinguibili nell'aspetto morfologico, brevemente, la forma trofozoite presenta una aspetto piriforme, tende a localizzarsi a livello dell'intestino (duodeno e digiuno) colonizzando la mucosa intestinale dove aderisce mediante un disco ventrale, una sorta di ventosa, presente in una depressione piriforme della sua parete ventrale. Dietro alla struttura nota come disco ventrale, troviamo i cosidetti blefaroplasti che danno origine ai flagelli; comunemente ne ritroviamo otto, due anteriori, due caudali, due postero laterali e due ventrali, che conferiscono motilità al parassita. Il trofozoite si moltiplica per scissione binaria, che si realizza mediante preliminare divisione del materiale nuclerae seguita dalla divisione del disco ventrale e da ultimo del citoplasma. Il trofozoite può essere messo in evidenza tramite esame a fresco delle feci diarroiche, in questo caso il veloce passaggio attraverso l'apparato intestinale ne impedisce l'incistamento, tramite biopsia duodenale, dove può essere trovato spesso in corrispondenza delle cripte intestinali.<br />
La forma cistica invece si viene a formare in prossimità del colon, possiede proprietà strutturali e molecolari tali da permetterle di resistere a stress ambientale di vario tipo, essiccamento, sole, calore, ma anche resistenza nei confronti di alcuni trattamenti delle acqua, come la clorazione. Tali cisti particolarmente resistenti sono immesse nell'ambiente esterno attraverso le feci in attesa di essere ingerite da un nuovo ospite. <br />
La schiusa delle cisti è favorita dall'ambiente acido dello stomaco. Può essere individuata tramite esame delle feci.<br />
<br />
<strong>Forme cliniche.</strong><br />
Come accennato sopra, Giardia lamblia, tende a colonizzare la mucosa duodeno-digiunale. Nonostante non presenti una spiccata tendenza a diffondere in regioni extraintestinali, in alcuni casi si può assistere ad una alterazione della struttura dell'orletto a spazzola o dei villi intestinali. L'organismo tende a produrre IgA secretorie dirette contro il parassita, che appaiono in grado di poter interferire con la colonizzazione dell'intestino. In alcuni soggetti però che per svariati motivi non riescono a produrre adeguate quantità di IgA si può assistere a colonizzazioni massicce della mucosa intestinale, con conseguenti fenomeni diarroici di modesta entità e fenomeni di malassorbimento. <br />
<br />
<strong>Diagnosi di laboratorio.</strong><br />
La diagnosi può avvenire mediante ricerca diretta o indiretta. Nel primo caso si effettua mediante ricerca microscopica delle cisti nelle feci emesse spontaneamente dopo purgante salino, dei trofozoiti nelle feci diarroiche, mentre metodiche di ricerca indiretta si ottengono tramite individuazione degli antigeni parassitari presenti nelle feci del paziente. A tal fine sono state messe appunto metodiche immunoenzimatiche (ELISA) ed immunoelettroforetiche.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br />
<strong>Metodi di controllo e misure preventive.</strong></div>
<div style="text-align: justify;">
1) Educazione sanitaria: informare e sensibilizzare la popolazione sull'importanza del lavaggio delle mani durante la preparazione dei pasti e prima di mangiare e sopratutto dopo l'utilizzo del bagno. </div>
<div style="text-align: justify;">
2) Promulgare e assicurarsi che siano seguite leggi che prevedano la filtrazione delle acque potabili di utilizzo domestico soprattutto se vi è il rischio che tali acque siano contaminate da feci umane e animali</div>
<div style="text-align: justify;">
3) Smaltimento igienico delle feci.</div>
<div style="text-align: justify;">
4)L'acqua distribuita in condizioni di emergenza va bollita, non molto affidabili i trattamenti con ipoclorito di sodio o iodio.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<strong>Controllo dei pazienti e trattamento.</strong></div>
<div style="text-align: justify;">
1) In alcune aree è richiesta la notifica alle autorità sanitarie soprattutto nelle regioni endemiche.</div>
<div style="text-align: justify;">
2) Indagine sui contatti e sulla possibile fonte dell'infestazione, eseguire controlli sui familiari delle persone infestate per assicurarsi che non vi siano altri casi di infestazione.</div>
<div style="text-align: justify;">
3) 5-nitroimidazolo, tinidazolo, furazolidone sono i farmaci di prima scelta</div>
Marcohttp://www.blogger.com/profile/05581880011607935556noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5334799081321769070.post-23057081158582546922013-02-04T04:27:00.002-08:002014-02-06T06:15:59.601-08:00CARNEVALE DELLA BIODIVERSITA' VIII: IL BANDO<script type="text/javascript">
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</script><br />
<div style="text-align: justify;">
Il 12febbraio esce l'ottava edizione del <strong>carnevale della biodiversità</strong>, l'edizione sarà ospitata dal blog <strong>Leucophaea </strong>di Marco Ferrari</div>
<div style="text-align: justify;">
Di seguito viene riportato il bando.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Cari amici, lettori e colleghi,</div>
<div style="text-align: justify;">
manca circa un mese a Natale e anche quest'anno ci accingiamo a festeggiare la ricorrenza, e vogliamo farlo in grande stile insieme a voi. Il Natale in questione ovviamente non è quello di un uomo morto un paio di migliaia di anni fa, ma quello dell'uomo che ha cambiato per sempre l'approccio allo studio di ogni singolo aspetto delle scienze naturali, dalla zoologia alla genetica, dalla botanica alla biochimica, dall'ecologia alla microbiologia. Il Natale in questione è per la precisione il 204mo compleanno di Charles Darwin, l'uomo che, parallelamente ad Alfred Wallace, ha intuito e compreso come e perché le forme viventi cambiano nel tempo. Giorni fa, otto gennaio, è stato il 190mo compleanno di Wallace (auguri, zio Alfred!). Tra un mese esatto sarà quello di zio Carlo. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br />
<a name='more'></a><br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Per celebrare entrambi congiuntamente vogliamo proporvi un'altra edizione del nostro carnevale della Biodiversità. L'argomento di questa specialissima e genetliaca edizione sarà: </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<strong> L'isola che c'è</strong>. </div>
<div style="text-align: justify;">
Perché le isole? Perché è da posti isolati come le Galapagos per Darwin o l'Indonesia per Wallace che le prime intuizioni sull'evoluzione presero forma. E perché sono fabbriche di biodiversità proprio a causa dell'isolamento. E anche perché questi sono gli ecosistemi pù delicati e sensibili alla perdita di biodiversità oggigiorno. Ma anche perché vogliamo festeggiare congiuntamente col Museo di Storia Naturale di Milano che propone proprio le isole come tema di quest'anno. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
In altre parole, non avete scuse, non ci sono giustificazioni accettabili per non partecipare a questa edizione così importante. I post del Carnevale dovranno comparire sui rispettivi blog, ovviamente, il 12 febbraio, con un link al blog ospite che scriverà la rassegna. Questa volta sarà Leucophaea di Marco Ferrari. Per permettere a Marco di includere il vostro post nella rassegna generale dovrete inviargli il testo entro e non oltre il 10 febbraio a questo indirizzo: <strong><a href="mailto:Mahengechromis@tiscali.it">Livio</a></strong></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Sfortunatamente nessuno ci ha ancora prescritto un antimicotico e continuiamo ad essere un po' tignosi. Valgono le regole di sempre, i post dovranno essere contributi originali scritti per l'occasione, in tema e i blog partecipanti devono avere attinenza con la biologia (se di solito scrivete di gite al mare sul blog forse è il caso di pensarci un po sù, anche se avete un cugino biologo). Racconti delle vostre vacanze al mare su questa o quell'isola non saranno ritenuti validi, a meno che la vacanza non sia stata l'input per qualche seria riflessione sulla biodiversità, come accadde a zio Carlo. Non perché non ci interessino i racconti delle vacanze (oddio, francamente, non ce ne frega nulla), ma perché vogliamo celebrare l'evento con un approccio scientifico. Vi aspettiamo allora per celebrare insieme il <strong>Darwin Day 2013!</strong></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Per inviare la vostra adesione scrivete a Livio Leoni Per qualsiasi dubbio o domande relative al Carnevale scrivete a: </div>
<div style="text-align: justify;">
<strong><a href="mailto:tupaia.b@gmail.com">Lisa </a></strong></div>
<div style="text-align: justify;">
<strong><a href="mailto:Mahengechromis@tiscali.it">Livio </a></strong></div>
<div style="text-align: justify;">
<strong><a href="mailto:marco.pferrari@gmail.com">Marco </a></strong></div>
Marcohttp://www.blogger.com/profile/05581880011607935556noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5334799081321769070.post-31890060735662214622012-12-24T15:10:00.000-08:002012-12-24T15:10:26.781-08:00AUGURI DI BUON NATALE!!!<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgZRZIFMmfs1hf4vBYikAok-_LIwQzMZ7pQVRLhrQDTNUqZo0a22do2GCeZx2pcyYdH0rGYab39d4JFniEj6Zq2qjAG1z3eboHzGvlSwuoZcjIU817WkZibGWszAV8ZtLAW7HstIj9bxjc/s1600/BUON%2520NATALE.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" eea="true" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgZRZIFMmfs1hf4vBYikAok-_LIwQzMZ7pQVRLhrQDTNUqZo0a22do2GCeZx2pcyYdH0rGYab39d4JFniEj6Zq2qjAG1z3eboHzGvlSwuoZcjIU817WkZibGWszAV8ZtLAW7HstIj9bxjc/s320/BUON%2520NATALE.jpg" width="319" /></a></div>
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
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Questo post partecipa all'edizione del <strong>carnevale della biodiversità: ho visto cose...la biologia dei mondi fantastici. </strong>Invito chiunque passasse per questo blog a visitare il sito di Livio Leoni <a href="http://mahengechromis.blogspot.it/2012/12/ho-visto-cose-la-biologia-dei-mondi.html"><strong>http://mahengechromis.blogspot.it/2012/12/ho-visto-cose-la-biologia-dei-mondi.html</strong></a> dove troverete la presentazione del carnevale e tutti i post partecipanti all'evento.<br />
<br />
<div style="text-align: justify;">
Salite tutti a bordo, stiamo per partire alla volta di una galassia lontana lontana, faremo tappa verso remoti mondi, impossibile visitarli tutti quindi accontentatevi di una breve escursione, nel link in basso troverete una mappa della galassia e una breve descrizione dei pianeti su cui ci dirigeremo; invito tutti i passeggeri una volta scesi a terra di non allontanarsi dal gruppo e soprattuto di non dimenticare la spada laser gentilmente fornita dall'equipaggio, tenetevela stretta e non borbottate sul colore del laser... è "pur sempre <em>un arma bella ed elegante per tempi più civili non errante con un fulminatore qualsiasi..." (citazione necessaria).</em></div>
<em><a href="http://www.guerrestellari.net/athenaeum/galaxy.html"><strong> Mappa galassia</strong></a></em><br />
<br />
<strong>LUMACA SPAZIALE (EXOGORTH)</strong><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi70snvE1H2FZLJTp0nXXpHJk8enOzOaZShzYzy3ab68RkmULINtyqrrljI9tK9U9w8xfogJ34eu6yuOh1WTqUXMVpZnTL1DQ01lBI7N4fUhkpAEJCeICvwhpRzfhlztxE1m2Yq06KIoOg/s1600/spaceslug.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img bea="true" border="0" height="197" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi70snvE1H2FZLJTp0nXXpHJk8enOzOaZShzYzy3ab68RkmULINtyqrrljI9tK9U9w8xfogJ34eu6yuOh1WTqUXMVpZnTL1DQ01lBI7N4fUhkpAEJCeICvwhpRzfhlztxE1m2Yq06KIoOg/s320/spaceslug.jpg" width="320" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
La lumaca spaziale, insieme al sarlacc rappresenta forse uno degli organismi più singolari presenti nella galassia, è un enorme gasteropode lungo circa 10 metri, è una forma di vita basata sul silicio, la cui caratteristica principale è quella di riuscire a sopravvivere nel freddo dello spazio profondo. Lo si può ritrovare su molti asteroidi orbitanti attorno a stelle e sistemi di pianeti; è in grado di sfruttare l’energia luminosa e i minerali presenti negli asteroidi in cui si accresce. Sono molto pericolosi, nonostante la stragrande maggioranza di questi enormi gasteropodi raggiunga dimensioni di circa 10 metri, alcuni possono riuscire a raggiungere dimensioni veramente ragguardevoli anche per gli appartenenti alla loro specie, tanto è vero che possono essere in grado di catturare piccole navicelle che transitano vicino agli asteroidi in cui risiedono. Sono in grado di viaggiare tra gli asteroidi spingendosi prontamente fuori dall’asteroide in cui risiedono per saltare in un altro che transita nelle vicinanze. La riproduzione è asessuata, avviene tramite fissione, una volta raggiunta una massa adeguata inizia la divisione, la lumaca figlia derivante dalla fissione sa instintivamente come sopravvivere. Viene ampiamente utilizzato dalle industrie manifatturiere della galassia, in quanto dalle sue componenti possono ricavarsi speciali lubrificanti e fibre. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEittiEQSDlinBJOekv79ns_LRJVIndr7HISVNp-qqZAvrjwDEJtkFydbQV459lEZuzbPAppnPs1pcIKLqUPqcgkgkzWiFuN3aE1ybR_8uMo0RrlEUeYfw63tyh-Uyt74cOH_VKmMv3NRVk/s1600/1000px-SpaceslugAnat-woswfg.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img bea="true" border="0" height="198" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEittiEQSDlinBJOekv79ns_LRJVIndr7HISVNp-qqZAvrjwDEJtkFydbQV459lEZuzbPAppnPs1pcIKLqUPqcgkgkzWiFuN3aE1ybR_8uMo0RrlEUeYfw63tyh-Uyt74cOH_VKmMv3NRVk/s320/1000px-SpaceslugAnat-woswfg.jpg" width="320" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
Esistono molte varianti della lumaca spaziale, come la <strong>lumaca gigante, le lumache cremisi, e le lumache Cularin</strong>. Lumache giganti spaziali sono più grandi in genere delle altre specie. Non è chiaro se si tratti di una specie separata dalla lumaca spaziale comune.</div>
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Le òlumache Crimson invece sono una specie di lumaca spaziale originaria delle asteroidi del settore <strong>Tapani</strong>. </div>
<div style="text-align: justify;">
Sono caratterizzate dalla presenza di una striscia rossa presente ad entrambi i lati del corpo. </div>
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Le lumache spaziali di Cularin sono invece una varietà di exogorth trovata nel sistema Cularin che si è rivelata relativamente facile da addestrare. Alcuni teorizzato che discendano da una forma addomesticata di lumaca spaziale ormai estinta. Altre teorie ritengono che tali exogorths discendano da lumache giganti autoctone del sistema Cularin, provenienti dalla cintura di asteroidi del sistema (Oblis) prima della sua distruzione, e che queste creature sopravvissute si siano adattate al vuoto dello spazio. </div>
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<br /></div>
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<strong>ARACHNOR</strong></div>
<div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; text-align: justify;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgj2lOuJPHsVxzg2a0lWSbSsVWw09KTSZ9Zocpff1EsbwYx5iP6zFCC6RkxjM9G7csJURD7vdQpoyz48fJ4h_2aeIeANPAmLrybY7YpIw9_giVNMRZEJHD8fSKbmjkbXkOrV0wfSTmOthc/s1600/Arachnor.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; cssfloat: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img bea="true" border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgj2lOuJPHsVxzg2a0lWSbSsVWw09KTSZ9Zocpff1EsbwYx5iP6zFCC6RkxjM9G7csJURD7vdQpoyz48fJ4h_2aeIeANPAmLrybY7YpIw9_giVNMRZEJHD8fSKbmjkbXkOrV0wfSTmOthc/s320/Arachnor.jpg" width="267" /></a> Alto circa 2 metri, questo gigantesco aracnide risiede nelle macabre e muschiose foreste del pianeta <strong>Aazid,</strong> questi aracnoidi, sono onnivori, si nutrono principalmente dei funghi giganti presenti in tale pianeta, rappresentano per essi una notevole fonte alimentare in quanto ricoprono buona parte di tutta la superficie del pianeta, ma non disdegnano la carne di molti altri organismi. Nelle intricate foeste muschiose del pianeta Aazid è possibile trovare numerose sostanze chimiche di particolare interesse che possono essere ampiamente utilizzate per scopi medici e bellici, inoltre i funghi di cui si nutrono gli Arachnor non contengono solo sostanze nutritive, ma anche sostanze chimiche fondamentali che permettono a tali ragni di creare una tela dalle incredibili capacità “adesive”, ritenute da molti studiosi tra le sostanze più efficaci da questo punto di vista presenti nella galassia. Sono organismi particolarmente territoriali, nonostante non siano organismi senzienti, possono cacciare singolarmente o in gruppo, adoperando specifiche strategie di caccia volte a spaventare le prede spingendole verso le loro enormi tele dove poi verranno intrappolate. Le prede una volta intrappolate non vengono subito divorate dal ragno, ma pazientemente aspettano che la preda esaurisca le sue forze, cercando inutilmente di divincolarsi dalla tela, inoltre le particolari caratteristiche chimiche della tela, fanno si che la preda nel cercare di divincolarsi, non faccia altro che auto intrappolarsi ulteriormente facilitando al ragno l’avvolgimento della preda in bozzoli. Il modo in cui si nutrono delle prede è sostanzialmente simile a quello che possiamo osservare comunemente tra i nostri ragni. Molte delle informazioni sulla biologia di questi organismi sono pervenuti dagli scritti ritrovati sul pianeta Aazid del professor Hoole (antropologo dell'impero) e del suo assistente <strong>Chlar kotchim</strong> biologo… entrambi non sopravvissuti all’inospitale pianeta. </div>
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<br /></div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhywM04auhAcZGPtIdy3CT8eSAENPi5ODGB3nLjJlqvtA16sOk2JFd3EIgit0YvLz9KTdYEl3xCadsSn0qDtEi2FoQ5Jh3e9Yi0jXfK2EgLLK2f_3OWJWWzmKJhp7NJfE60U1soXV7ZD7o/s1600/Purella_egas.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img bea="true" border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhywM04auhAcZGPtIdy3CT8eSAENPi5ODGB3nLjJlqvtA16sOk2JFd3EIgit0YvLz9KTdYEl3xCadsSn0qDtEi2FoQ5Jh3e9Yi0jXfK2EgLLK2f_3OWJWWzmKJhp7NJfE60U1soXV7ZD7o/s320/Purella_egas.jpg" width="313" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<strong>PURELLA.</strong></div>
<div style="text-align: justify;">
I ragni Purella sono originari del pianeta <strong>Yavin 8,</strong> ottava luna orbitante attorno al gigante gassoso <strong>Yavin.</strong> Hanno dimensioni noteveoli, alti circa 2 metri hanno un caratteristico colore rosso vivo possiedono otto paie di zampe e grosse mandibole con le quali riducono a brandelli le prede che catturano. Inoltre sono dotati di una vista particolarmente acuta in grado di poter vedere con facilità al buio. Le purelle nonostante non siano senzienti sono in grado di attuare strategie di caccia ben congegnate per la cattura delle prede. Inoltre oltre ad essere dotati di un acuto senso della vista hanno l’abilità di percepire la presenza di creature in avvicinamento, possiedono inoltre sensi molto sviluppati, sono in grado di poter percepire piccoli rumori e presenza di eventuali prede nelle vicinanze sfruttando l'ecolocalizzazione a percepirne grandezza e forma.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
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<strong>SARLACC</strong></div>
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Ci spostiamo subito sul pianeta <strong>Taootine</strong> dove è possibile trovare uno dei misteri della zoologia moderna, il Sarlacc, organismo unico nel suo genere, si trova nel mare di dune del deserto di Taootine, ed è una delle creature più rare e misteriose della Galassia (se ne conoscono solo due: quello di Tatooine e quello di <strong>Felucia</strong>). </div>
<div style="text-align: justify;">
Siccome i Sarlacc sono molto pericolosi e abitano in zone remote e inospitali, pochi scienziati hanno tentato di studiarli. </div>
<div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; text-align: justify;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhGBFUVHlpjHB1OxilOaPpTbMd9FwnYaKHweml528GrctT3H-KwdzshSUVXuG4FcBWAFGYEN92fNMvzNDP_UeIAkxjHFczWnh-LB43U7iIIteFq6cMFdeFVnHT4jvToSaSCCoLAnCQ7XhE/s1600/Sarlacc_Body.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; cssfloat: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img bea="true" border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhGBFUVHlpjHB1OxilOaPpTbMd9FwnYaKHweml528GrctT3H-KwdzshSUVXuG4FcBWAFGYEN92fNMvzNDP_UeIAkxjHFczWnh-LB43U7iIIteFq6cMFdeFVnHT4jvToSaSCCoLAnCQ7XhE/s320/Sarlacc_Body.jpg" width="188" /></a>Mentre alcuni credono che il Sarlacc sia un animale, altri notano come la sua struttura a radice e il sistema di riproduzione tramite spore indichino una origine vegetale. Il Sarlacc è una creatura onnivora, con diversi tentacoli e denti affilati con un becco grande. Siccome i Sarlacc vivono in ambienti isolati e basano il proprio nutrimento su prede che cadono nella loro bocca, essi si nutrono raramente. </div>
<div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; text-align: justify;">
Come risultato i Sarlacc hanno sviluppato un sistema digestivo particolarmente efficiente. Lo stomaco è capace di dissolvere lentamente una preda in sostanze nutrienti utilizzando un processo che può durare migliaia di anni. Se il Sarlacc non riceve una preda per lungo tempo ricorrere al sistema di radici per ricavare nutrimento dal terreno. Il Sarlacc è capace di nutrirsi assorbendo sostanze ricche di ossigeno, azoto, carbonio e idrogeno dal terreno presente sugli asteroidi senza atmosfera. Oltre agli acidi della digestione, lo stomaco del Sarlacc produce una neurotossina che impedisce alle vittime di muoversi e di fuggire. </div>
<div style="text-align: justify;">
Quando una preda si avvicina al Sarlacc, dalla bocca, la quale è ben nascosta tra le sabbie del deserto, (da notare come attui una strategia molto simile alla formica leone degli stati uniti, anche se il sarlacc è un organismo sessile) fuoriescono numerosi tentacoli che hanno la funzione di catturare prontamente la preda, una volta catturata la preda viene immediatamente portata in prossimità del lungo becco, tramite il quale la preda viene ingerita per finire nell'apparato digerente ed essere lentamente digerita viva. Altra caratteristica è il fatto che il sarlac stesso mantenga in via il più a lungo possibile la sua preda evitando che essa muoia precocemente. Il becco del sarlacc ha una lunghezza di almeno 3 metri.</div>
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Il sarlacc di Tatooine è diventato tristemente famoso per essere stato utilizzato dalla famiglia Hutt per giustiziare i prigionieri o coloro che disubbidivano al comando del potente signore della mala locale. </div>
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Come si può osservare nell'immagine la bocca del sarlacc possiede anche numerose file di denti affilati, si è scoerto dopo vari studi che solo a maturità i tentacoli e il becco si sviluppano appieno, e che quindi le lunghe fila di denti svolgono un ruolo fondamentale nei primi anni di vita, nel triturare le prede che cadono nella bocca spalancata. </div>
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<br /></div>
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Come accennato poc'anzi le vittime vengono mantenute in vita dal sarlacc con sostanze nutritive e vengono di conseguenza digerite in agonia, a volte, quando la vittima si trova nello stomaco per un lungo periodo di tempo, il sarlacc tende ad incorporare ciò che rimane del corpo, nel rivestimento dello stomaco per fare spazio altre prede. Un certo numero di più piccoli, stomaci secondari sono stati utilizzati per "memorizzare" le vittime in modo tale da poter essere consumate nel momento in cui il sarlacc necessita di una maggiore quantità di sostanze nutritive, come quando si trova nel periodo di crescita o durante lunghi periodi di magra.</div>
<div style="text-align: justify;">
Il sangue è particolarmente acido.</div>
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<br /></div>
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<strong>RANCOR.</strong></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg82m_KyAlA473ofG7OGb4X7gQ1svhdXYnMD6cJ7-DK9XEYSX7vFcJc5t3DvkUFI3loflqycWq-8E_r1F4tD_Ruh1emz57Gmmm6CJKRoVBi-df3mX0k55OaCHLNt7mVWHN7jaYaArQ8IAY/s1600/250px-Rancor-SWE.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img bea="true" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg82m_KyAlA473ofG7OGb4X7gQ1svhdXYnMD6cJ7-DK9XEYSX7vFcJc5t3DvkUFI3loflqycWq-8E_r1F4tD_Ruh1emz57Gmmm6CJKRoVBi-df3mX0k55OaCHLNt7mVWHN7jaYaArQ8IAY/s1600/250px-Rancor-SWE.png" /></a></div>
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I Rancors sono enormi creature bipedi dell'altezza di circa 10 metri. Il loro pianeta d'origine è sconosciuto, sono presenti in svariati mondi della galassia, anche e si suppone possano essere originari di Dathomir.</div>
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Sono organismi caratterizzati dall'avere degli arti posteriori particolarmente corti e tozzi se paragonati agli asti superiori lunghie dotati di affilati artigli, non sono molto veloci, ma possiedono una forza notevole. Possiedono inoltre una pelle particolarmente coriacea e si sono dimostrati più volte resistenti ai blaster (pistole e fucili laser), sono stati spesso utilizzati e "addomesticati" dal clan delle cosidette streghe di Dathomir le quali ne hanno sfruttato molto spesso la forza per i più svariati scopi, dallo spostamento di materiali pesanti nella costruzione di edifici in pietra o contro eventuali avversari. Sono organismi di difficile catalogazione in quanto mostrano le caratteristiche sia di mammiferi che di rettili. Nonostante tendano ad essere delle creature solitarie, le femmine sono particolarmente amorevoli con i piccoli, i quali una volta raggiunta la maturità prendono la loro strada. </div>
Marcohttp://www.blogger.com/profile/05581880011607935556noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5334799081321769070.post-40048684120836763122012-11-21T05:19:00.003-08:002012-11-24T09:05:38.240-08:00LO SAPEVATE CHE ALCUNI MOLLUSCHI MARINI...<script type="text/javascript">
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</script>Questa è bella, non ci sto a discutere troppo sopra, mi sa che ci dedicherò, se faccio in tempo devo ritrovare la password, il mio primo post su <strong>Cattivascienza in Tv.</strong><br />
<div style="text-align: justify;">
Passate il mouse sul seguente <a href="http://www.tg2.rai.it/dl/tg2/RUBRICHE/PublishingBlock-ca75d386-ac8b-479f-bb73-7dfd4cd43d8d.html"><strong>link</strong> </a>dove potrete vedere la puntata di <strong>costume e società</strong> del 21/11/2012; andate al minuto 2:43, o guardatevi tutto il servizio, in ogni caso prestate attenzione a partire dal minuto 2:43, si inizia parlando della virilità del leone che ci da dentro di brutto, ma è solo l'antipasto perchè qualche secondo dopo si parlerà di alcuni molluschi marini che nascono maschi per poi diventare femmine...e qui mi direte e cosa ci sta di strano? E'una cosa che si osserva in molte specie di organismi...niente di eccezionale infatti, la cosa eccezionale è il termine utilizzato, forse termini come <strong>monoicismo </strong>o <strong>ermafroditismo sequenziale</strong> non andavano bene...</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
Marcohttp://www.blogger.com/profile/05581880011607935556noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-5334799081321769070.post-43955276693651277742012-11-17T02:58:00.001-08:002012-11-17T02:58:34.990-08:00CARNEVALE DELLA BIODIVERSITA': IL RITORNO!!!<script type="text/javascript">
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</script>E' con somma gioia signori e signore che vi annuncio la ripresa del <strong>carnevale della biodiversità!</strong> Non so voi ma sentivo la mancanza... <br />
<div style="text-align: justify;">
Faccio un bel copia e incolla del bando con tanto di link che vi rimanda alle pagine da cui l'ho preso dove potete trovare gli indirizzi mail dei fondatori del carnevale a cui inviare le vostre candidature!!!</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
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<strong>CARNEVALE DELLA BIODIVERSITA' IL BANDO.</strong></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
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Se temevate un'apoptosi cerebrale collettiva non potevate essere più in errore. Come accade a molte forme di vita, anche il Carnevale della biodiversità era entrato in diapausa, in attesa di tempi interessanti. Ciò per evitare di utilizzare fino all'ultimo le risorse messe a disposizione dall'ecosistema telematico ed evitare così il conseguente crash nella popolazione. Adesso che abbiamo ripreso le forze, grazie anche all'incontro di Riva del Garda, torniamo a caccia di post che ci raccontino le infinite forme bellissime della biodiversità. Per gli incauti che si fossero persi le precedenti puntate, si tratta di questo: i blog di argomento biologico che aderiscono all'iniziativa scrivono in contemporanea un post con un argomento prefissato, ciascuno in base al topic del proprio blog e in base alle proprie competenze. Uno dei blogger raccoglie tutti i link ai post del carnevale in una pagina introduttiva da dove si può poi accedere ai singoli blog. Gli argomenti trattati sinora sono stati sempre molto provocatori, si andava da "<strong>Le dimensioni contano</strong>" a "<strong>Nicchie estreme</strong>" "<strong>Ai confini della realtà</strong>” e “<strong>Alieni tra noi</strong>”, passando ovviamente per <strong>"Infinite forme bellissime</strong>". </div>
<div style="text-align: justify;">
Per questa edizione speciale natalizia vogliamo spingerci ancora oltre, andando al di là della provocazione, nella grigia nicchia dove scienza e immaginazione si fondono. Il tema conduttore di questa edizione sarà infatti <strong>“Ho visto cose… La biologia dei mondi fantastici”</strong> e tutti i post dovranno comparire sui relativi blog il 12 dicembre. Se vi fa di far girare, per una volta, le rotelline in senso trasversale e parlare di esobiologia e fantabiologia anche se siete persone serissime e scientificamente inappuntabili, questa è la vostra occasione. I blogger che vogliono aderire devono semplicemente mandare una mail a uno degli organizzatori, (<strong>Marco Ferrari, Livio Leoni, Lisa Signorile</strong>) in modo che vi si possa includere. </div>
<div style="text-align: justify;">
C'è tuttavia una condizione. Il carnevale della biodiversità ha sempre badato più alla qualità che alla quantità dei post e si riserva il diritto di valutare l'opportunità della partecipazione ad un blog il cui argomento è di solito off-topic, tipo "diritto Romano comparato" o "l'arte di Johannes Vermeer attraverso l'ottica della fisica decostruzionista". Altresì si riserva il diritto di rifiutare post che non risultassero essere in-topic col tema stabilito....<strong><a href="http://leucophaea.blogspot.it/2012/11/il-carnevale-della-biodiversita.html">segui il link per leggere completamente il bando!</a></strong></div>
Marcohttp://www.blogger.com/profile/05581880011607935556noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5334799081321769070.post-81490452477713890322012-09-07T00:01:00.000-07:002012-09-07T11:08:44.821-07:00LA CELLULA VEGETALE: I plastidi.<script type="text/javascript">
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</script><strong>I plastidi </strong><br />
<div style="text-align: justify;">
I plastidi sono presenti nelle loro numerose forme in tutte le cellule vegetali fotosintetiche, i più comuni sono i <strong>cloroplasti</strong>, i <strong>cromoplasti</strong> e i <strong>leucoplasti. </strong><br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj-i7E5BsZR1WTyoETXvGlosfm5WTBjTZW8OtwscRr4qsLX0S8UdTBUHgf3Z9Wnnu6LpEnvXfvYj_-gHL71Ws_EjB4LaXohyOVpgwZu9_2pMJ3bkvXTGu81lt23mKsAS5gkjn0XovjjUSQ/s1600/Nuovo+Immagine+bitmap.bmp" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" hea="true" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj-i7E5BsZR1WTyoETXvGlosfm5WTBjTZW8OtwscRr4qsLX0S8UdTBUHgf3Z9Wnnu6LpEnvXfvYj_-gHL71Ws_EjB4LaXohyOVpgwZu9_2pMJ3bkvXTGu81lt23mKsAS5gkjn0XovjjUSQ/s400/Nuovo+Immagine+bitmap.bmp" width="400" /></a></div>
<strong>I cloroplasti.</strong></div>
<div style="text-align: justify;">
Ogni cloroplasto è delimitato da un doppio involucro di membrane ed è interamente differenziato in un insieme di strutture note come tilacoidi e in una sostanza fondamentale più o meno omogenea nota come stroma. </div>
<div style="text-align: justify;">
I cloroplasti sono la sede del processo fotosintetico, contengono clorofilla e pigmenti carotenoidi. I pigmenti clorofilliani, recettori necessari per la fotosintesi sono responsabili del colore verde di questi plastidi Una singola cellula del mesofillo può contenerne da 40 a 50, un millimetro quadrato di foglia ne contiene circa 500.000. I cloroplasti si dispongono generalmente con la superficie più ampia parallela alla parete cellulare. Nella cellula sotto l'influenza della luce possono riorientarsi raccogliendosi per esempio, in condizioni di bassa o media intensità luminosa, lungo le pareti parallele alla superficie della foglia. In condizioni di alta intensità luminosa potenzialmente dannosa possono orientarsi perpendicolarmente alla superficie fogliare. </div>
<div style="text-align: justify;">
Le membrane dei cloroplasti sono ricche di glicosilgliceridi, i cloroplasti contengono la clorofilla la quale è associata ai complessi fotosintetici. In aggiunta allo strato interno ed esterno di membrane nei cloroplasti ritroviamo un terzo sistema di membrane, noto come <strong>tilacoidi</strong>. Tali membrane interagiscono tra di loro formando una struttura nota come <strong>grana,</strong> è all'interno dei grana che si trovano i complessi fotosintetici.<br />
Oltre alla componente membranosa in cui sono presenti i fotosistemi vi è anche una regione che possiamo definire fluida, lo <strong>stroma</strong>. Le strutture dei grana sono connesse tra di loro dalle lamelle stromatiche come potete osservare nell'immagine sotto. Le ATP sintetasi dei cloroplasti sono posizionate all'interno del sistema di membrane dei tilacoidi, come vedremo nei prossimi post durante il processo fotosintetico, il trasferimento di elettroni innescato dalla luce creerà un gradiente protonico attraverso le membrane tilacoidali, come accade nei mitocondri; l'ATPviene prodotta grazie alla dissipazione del gradiente protonico tramite l'ATP sintetasi. </div>
<div style="text-align: justify;">
Inoltre i cloroplasti delle alghe verdi e delle piante contengono anche granuli di amido e piccoli corpi oleosi noti con il termine di plastoglobuli. </div>
<div style="text-align: justify;">
I granuli di amido possiedono quello che viene definito amido primario esso rappresenta una riserva di glucosio che viene prontamente metabolizzato durante la notte. Viene prodotto però durante intensa fotosintesi, infatti possono mancare del tutto in piante che sono tenute al buio per almeno 24 ore. <br />
L'amido infatti viene scisso per fornire altro zucchero alla pianta, che al buio non è capace di fotosintetizzare. i granuli in genere compaiono dopo 3-4 ore di esposizione alla luce.</div>
<div style="text-align: justify;">
La formazione dei cloroplasti e i complessi ad essi associati implica il contributo sia del DNA nucleare che di quello pastidiale anche se chiaramente il controllo generale risiede nel nucleo. Alcune proteine del cloroplasto sono codificate o rese specifiche dal DNA plastidiale e sono sintetizzate nel cloroplasto stesso. Altre ancora sono codificate dal DNA nucleare, sintetizzate nel citosol e poi trasportate nel cloroplasto. <br />
A tutto ciò dobbiamo aggiungere che i cloroplasti sono non solo il luogo in cui avviene la fotosintesi, ma svolgono un ruolo di fondamentale importanza nell'organicazione del carbonio, nella sintesi degli amminoacidi, e degli acidi grassi.</div>
<div style="text-align: justify;">
Per quanto riguarda la composizione delle membrane tilacoidali bisogna sottolineare che esse appaiono differenziate a seconda della posizione, in senso sia morfologico che biochimico.</div>
<div style="text-align: justify;">
In un cloroplasto granale di una pianta vascolare possiamo distinguere le seguenti parti.</div>
<div style="text-align: justify;">
a) La <strong>faccia stromatica del tilacoide</strong>, che appunto guarda lo stroma e comprende tutta la superficie esterna delle<strong> lamelle intergrana</strong> e le porzioni più periferiche dei grana. Queste parti dei tilacoidi a contatto con lo stroma sono ricche del complesso dell'ATP sintetasi e di <strong>fotosistema I (PSI)</strong> ma povere di <strong>fotosistema II (PS-II).</strong> Possono labilmente aderire alla membrana altre proteine come la ferredossina o la FNR ed enzimi C3.</div>
<div style="text-align: justify;">
b) Le <strong>partizioni o porzioni appressate dei grana</strong> appaiono molto spesse e sono arricchite di PS-II e di complesso<strong> LHC-II</strong> il più abbondante complesso clorofilla-proteina destinato alla raccolta della luce.</div>
<div style="text-align: justify;">
Le paticelle di PS-II/LHC-II sono di cospicue dimensioni possono essere visualizzate al microscopio elettronico.</div>
<div style="text-align: justify;">
c) La <strong>faccia luminale del tilacoide</strong> è la parte interna che guarda il lume. Qui si trovano il sito di evoluzione dell'ossigeno del PS-II, il <strong>citocromo f</strong> e la <strong>plastocianina</strong>. Questa collocazione dei componenti tilacoidali ha un preciso significato funzionale nel trasporto fotosintetico degli elettroni.</div>
<div style="text-align: justify;">
Non tutti i cloroplasti verdi sono forniti di grana: i cloroplasti della guaina fasciale di alcune piante C4 ne sono privi o ne hanno addirittura pochi. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br />
<strong>Leucoplasti.</strong><br />
<div class="separator" style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhQijmjXL0XfJLWQcWJ-W27l_ZKGQqEYUJU_-aZmfgReZPtIhOoNFE5f2NNzNo5oUgnA1_M80uO-HeHZ03ezaAot3EENGEFjjQezOZ6wne5lknXaZ_2gx_8AnDL1anBbojAdJs2ew3xqsY/s1600/untitled.bmp" imageanchor="1" style="clear: left; cssfloat: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" hea="true" height="194" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhQijmjXL0XfJLWQcWJ-W27l_ZKGQqEYUJU_-aZmfgReZPtIhOoNFE5f2NNzNo5oUgnA1_M80uO-HeHZ03ezaAot3EENGEFjjQezOZ6wne5lknXaZ_2gx_8AnDL1anBbojAdJs2ew3xqsY/s200/untitled.bmp" width="200" /></a></div>
I leucoplasti tra i plastidi maturi sono i meno differenziati; infatti mancano di pigmenti e di un elaborato sistema di membrane interne. Alcuni noti come amiloplasti sintetizzano amido, mentre altri spesso sono capaci di accumulare altri tipi di sostanze, compresi, oli e proteine. <br />
Derivano prevalentemente dai proplastidi, i più comuni sono gli amiloplasti, in essi vengono accuulate sostanze di riserva, come amido, ma anche proteine e lipidi. Il glucosio prodotto dalla fotosintesi viene condensato in amido attraverso particolari reazioni per formare, qualora le condizioni lo permettano amido primario. L'amido primario viene degradato durante il periodo di buio, l'eccesso viene indirizzato ai tessuti di riserva dove contribuirà a costituire il cosidetto amido secondario all'interno dei leucoplasti. <br />
Ve ne sono di vari tipi: <br />
<strong>Amiloplasti:</strong> che abbiamo giù accennato, si trovano prevalentemente nei parenchimi amiliferi dei semi, fusti radice e frutti, hanno una struttura molto più semplice di quella di un cloroplasto con pochissimi tilacoidi ed enzimi per la degradazione e sintsi dell'amido.<br />
<br />
<strong>Lipidoplasti</strong>: caratterizzati dalla presenza di lipidi possiamo distingueli in:<br />
<div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;">
<strong>Elaioplasti:</strong> derivano da cloroplasti che si disorganizzano, perdono la clorofilla e assumono l'aspetto di una grande goccia d'olio.</div>
<div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;">
<strong>Sterinoplasti</strong>: contengono steroidi.</div>
<div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;">
<strong>Proteoplasti:</strong> accumulano proteine.</div>
<div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;">
<br /></div>
<div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;">
<br />
<strong>Cromoplasti.</strong></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiMWZsd4OTEXHWlontl8jAXIUhXNd0RMr1iLk-VbyxRnVxUwlbv9ozd78NVtVOnwKXPVmpQBToyTy3TNZhJ1JLsCpfwsv41JOpY7Z3AS6R-48CvjEFDnRDE-G0hTEVyibi0FsydEG1I96U/s1600/06+PLASTIDI.pdf+-+Adobe+Reader.bmp" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" hea="true" height="222" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiMWZsd4OTEXHWlontl8jAXIUhXNd0RMr1iLk-VbyxRnVxUwlbv9ozd78NVtVOnwKXPVmpQBToyTy3TNZhJ1JLsCpfwsv41JOpY7Z3AS6R-48CvjEFDnRDE-G0hTEVyibi0FsydEG1I96U/s320/06+PLASTIDI.pdf+-+Adobe+Reader.bmp" width="320" /></a></div>
I cromoplasti sono plastidi privi di pigmenti, hanno forma variabile, mancano di clorofilla a sintetizzano e accumulano pigmenti carotenoidi spesso responsabili del colore giallo, arancione o rosso di molti fiori, delle foglie senescenti, di alcuni frutti e radici, come le carote.<br />
Possono differenziarsi da cloroplasti preesistenti, attraverso la degradazione della clorofilla, la scomparsa dei tilacoidi e l'accumulo di carotenoidi, come avviene durante la maturazione di molti frutti.<br />
Si è scoperto che svolgono una funzione vessillare, cioè da richiamo e adescamento per insetti e animali impollinatori.<br />
La colorazione come accennato poc'anzi è dovuta alla presenza di pigmenti quali i carotenoidi (arancione), xantofille (giallo), licopeni (rosso). Tali pigmenti possono trovarsi in forma di goccioline lipidiche (globuli) oppure possono formare tubuli (sottoforma di cristalli).<br />
Tra le altre caratteristiche bisogna ricordare che il cromoplasti sono oltre che fotosinteticamente inattivi, presentano un basso contenuto di RNA e ribosomi.<br />
La trasformazione da cloroplasto a cromoplasto comporta una serie di stadi tra cui demolizione di clorofilla complessi proteici, scomparsa del sistema lamellare, comparsa di gocce lipidiche o cristalli con pigmenti. Possono insomma rappresentare anche lo stadio senescente di plastidio. <br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
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<br />
<strong>Proplastidi.</strong><br />
Un piccolo accenno riguardo a questi organelli precursori degli altri plastidi. Sono molto piccoli, incolori, o di colore verde pallido, che si trovano spesso in cellule meristematiche (cellule in divisione) delle radici e dei germogli. Sono i precursori degli altri plastidi più altamente differenziati, quali i cloroplasti, cromoplasti, amiloplasti. <br />
Quando lo sviluppo di un proplastidio in cloroplasto avviene in assenza di luce, nello stroma si possono formare uno o più corpi prolamellari, corpi semi-cristallini costituiti da membrane tubulari. I plastidi contenenti corpi prolamellari sono chiamati ezioplasti.<br />
Durante lo sviluppo alla luce degli ezioplasi in cloroplasti le membrane dei corpi prolamellari portano alla formazione dei tilacoidi. I proplasidi delle cellule degli embroni dei semi in natura evolvono dapprima in ezioplasti e poi sotto l'effetto della luce, si differenziano in cloroplasti. <br />
Varie sono le tappe che portano al differenziamento del proplastidio in cloroplasto:<br />
1) aumento del volume cellulare; 2)invaginazione e vescicolazione della membrana interna; 3)sintesi proteica (avviene in parte nel citosol e in parte all'interno del plastidio); 4) sintesi lipidi; 5) sintesi di pigmenti.<br />
Il tutto è sottoposto dal duplice controllo del DNA plastidiale e nucleare. <br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjE7SgNGkHRkOM2GToVZnOe2ryq2H7ulnmfNDh7MSK-_94B-QXW2wBds1iUjq6jDoiX6yizIxPx1G2Rl8oQXQtDXwy3TH2S7HZS3Byolpw1qFrNxvRb3irWF4koDRY6X2fAdFDXz28puwY/s1600/06+PLASTIDI.pdf+-+Adobe+Reader.bmp" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" hea="true" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjE7SgNGkHRkOM2GToVZnOe2ryq2H7ulnmfNDh7MSK-_94B-QXW2wBds1iUjq6jDoiX6yizIxPx1G2Rl8oQXQtDXwy3TH2S7HZS3Byolpw1qFrNxvRb3irWF4koDRY6X2fAdFDXz28puwY/s320/06+PLASTIDI.pdf+-+Adobe+Reader.bmp" width="274" /></a></div>
Il differenziamento di un proplastidio può essere determinato da vari fattori; luce, temperatura, ormoni, sostanze nutritive, genoma ecc... </div>
Marcohttp://www.blogger.com/profile/05581880011607935556noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5334799081321769070.post-74276106924588953802012-09-05T14:31:00.000-07:002012-09-05T14:31:02.391-07:00PROSSIMAMENTE: I PLASTIDI.Dopo una lunga vacanza dal blog rieccomi qua con l'intenzione di tornare a scrivere più che mai! Vorrei riallacciarmi ai post sulla fotosintesi (<strong><a href="http://biosproject-earth.blogspot.it/2012/04/la-fotosintesi-i-pigmenti-fotosintetici.html">pigmenti fotsintetici</a></strong> e i <strong><a href="http://biosproject-earth.blogspot.it/2012/07/i-fotosistemi-uno-sguardo-ai-componenti.html">sistemi fotosintetici</a></strong>), ma prima mi sembra doveroso fare una piccola precisazione sui plastidi, che non sono solo i cloroplasti...<br />
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</script>Marcohttp://www.blogger.com/profile/05581880011607935556noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5334799081321769070.post-29985885919916758812012-08-29T15:22:00.002-07:002012-08-31T03:21:27.947-07:00AGGIORNAMENTO POST!Aggiornamento del post riguardante <a href="http://biosproject-earth.blogspot.it/2012/04/vita-da-parassita-hymenolepsis-nana-e.html"><strong>l'Hymenolepis nana e diminuita</strong></a><strong>,</strong> aggiunte alcune informazioni riguardanti le caratteristiche morfologiche e immagini.Marcohttp://www.blogger.com/profile/05581880011607935556noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5334799081321769070.post-38781924673644579912012-08-22T08:54:00.000-07:002012-08-22T08:55:12.405-07:00IL FUNGO PARASSITA E LA FORMICA ZOMBIE<script type="text/javascript">
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</script><br />
<div style="text-align: justify;">
I parassiti devono necessariamente adattarsi all'ambiente interno dell'ospite, in molti casi è risaputo che siano in grado di alterare il comportamento dei loro ospiti facendo si che assumano atteggiamenti che in genere non sono a loro consoni e che possano favorire la fitness del parassita; alcuni studiosi sono soliti sottolineare questo comportamento descrivendo l'ospite come una sorta di estensione del fenotipo stesso del parassita.</div>
<div style="text-align: justify;">
Il grado di variazione del comporamento dell'ospite può variare enormemente a seconda del parassita che prendiamo in considerazione e può variare da cambiamenti lievi nell'espressione di comportamenti normalmente espressi; all'espressione di comportamenti totalmente nuovi che negli ospiti non infestati non vengono mai osservati. </div>
<div style="text-align: justify;">
Quello che andremo a vedere oggi è un drammatico esempio di manipolazione comportamentale di un ospite da parte di un parassita.</div>
<div style="text-align: justify;">
Il parassita è un fungo noto come <em>Ophiocordyceps unilateralis</em> e l'ospite ideale è la formica <em>Camponotus leonardi. </em></div>
<div style="text-align: justify;">
L'ospite una volta infestato dal parassita è destinato a morire per favorire la riproduzione del fungo<em>. </em></div>
<div style="text-align: justify;">
Una volta entrate in contatto con l'ospite le spore del fungo germinano e la successiva penetrazione nella cuticola della formica rappresenta l'inizio del ciclo vitale del parassita che ben presto inizierà ad infestare l'intero corpo del suo ospite.</div>
<div style="text-align: justify;">
La riproduzione del fungo è possibile però solo dopo la crescita di un grande fusto nella parte posteriore della testa della formica seguita dal rilascio delle spore dal corpo fruttifero. </div>
<div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; text-align: justify;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjuhkUuyZPCZ2j52c3tRraeKejA3s9RNRNAXrPGgRP3KIrELplMRLHQYP80Pa5msVmsKo2uOZkE_KEZC2rmmkrRTFl45PQ5n2CONSNkeHF1ZEELBvpDDEMbAf9HXrNPsxAJO7BdSnh0IQ4/s1600/http---www.ncbi.nlm.nih.gov-pmc-articles-PMC2652714-pdf-pone.0004835.pdf+-+Adobe+Reader.bmp" imageanchor="1" style="clear: left; cssfloat: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" sda="true" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjuhkUuyZPCZ2j52c3tRraeKejA3s9RNRNAXrPGgRP3KIrELplMRLHQYP80Pa5msVmsKo2uOZkE_KEZC2rmmkrRTFl45PQ5n2CONSNkeHF1ZEELBvpDDEMbAf9HXrNPsxAJO7BdSnh0IQ4/s320/http---www.ncbi.nlm.nih.gov-pmc-articles-PMC2652714-pdf-pone.0004835.pdf+-+Adobe+Reader.bmp" width="222" /></a>In genere i parassiti, nonostante il parassitismo sia un caso di simbiosi in cui a trarne beneficio è esclusivamente il parassita e non l'ospite, non hanno "interesse ad arrecare danno al proprio ospite, sarebbe poco educato e il parassita distruggerebbe il suo microambiente, fondamentale per la sua crescita. </div>
<div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; text-align: justify;">
In questo caso però il fungo finirà per uccidere inevitabilmente il proprio ospite, inoltre, ciò deve avvenire al di fuori della colonia in quanto le formiche rimuovono immediatemente dal nido i compagni morti trasportandoli in luoghi che non potrebbero favorire una adeguata distribuzione delle spore nell'ambiente circostante. </div>
<div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; text-align: justify;">
Le spore del fungo presente nell'ambiente esterno vengono in contatto con le formiche quando queste escono dal nido alla ricerca di cibo. </div>
<div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; text-align: justify;">
Una volta infestata la formica muore in un periodo piuttosto breve circa 3-6 giorni, dopo la morte della formica è possibile osservare la crescita di un fusto di grandi dimensioni nella parte posteriore della testa della formica. (vedi immagine al lato).</div>
<div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; text-align: justify;">
Da questa struttura verranno rilasciate le spore del fungo le quali cadendo al suolo infesteranno altri ospiti. In realtà le spore di questo fungo sono troppo grandi per poter essere trasportate agevolmente dal vento, esse una volta nel terreno produrranno spore secondarie che infesteranno le formiche che camminando entrano in contatto con loro. Le formiche infestate possono morire in svariati luoghi, foglie di arbusti poco alti in genere.</div>
<div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; text-align: justify;">
Queste formiche dimorano sugli alberi e raramente scendono, quando lo fanno alla ricerca di cibo vario tendono in genere a percorrere sempre gli stessi sentieri. </div>
<div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; text-align: justify;">
E' stato osservato che le formiche infestate dal parassita si comportano in maniera differente dai compagni non infestati, in particolar modo una volta abbandonato il nido si spostano arrampicandosi su piccoli arbusti per poi mordere le foglie di tali piante rimanendovi aggrappate, prima di morire. </div>
<div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; text-align: justify;">
Si è scoperto che tale comportamento anomalo è di fondamentale importanza per la sopravvivenza del parassita e per una adeguata distribuzione delle spore nell'ambiente esterno, inoltre sembra assicurare una stabile nicchia microclimatica per lo sviluppo, post-mortem formica, del fungo. </div>
<div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; text-align: justify;">
La formica, rimanendo agganciata al substrato, fa si che essa non possa essere rimossa con facilità dal luogo in cui è morta, ciò permetterà al fungo, man mano che cresce all'interno dell'organismo ospite di produrre sostanze adesive che permetteranno al corpo della formica e di conseguenza al fungo di rimanere saldamente ancorate al substrato. </div>
<div style="text-align: justify;">
Quindi ciò che accade è che le formiche abbandonano il nido e si dirigono nel sottobosco per incamminarsi verso alberelli o piccoli arbusti con una altezza non superiore ai 50 cm dal suolo; saliti su tali alberi mordono le foglie rimanendovi attaccati in attesa della propria morte. I ricercatori hanno inoltre rilevato la presenza di veri e propri cimiteri di formiche infestate dal fungo molti esemplari sono stati infatti trovati in prossimità di piante dove precedentemente altre formiche infestate si erano dirette. </div>
<div style="text-align: justify;">
La manipolazione del comportamento svolta dall'azione del parassita sulle formiche ha fatto si che i ricercatori che si sono interessati a tale parassita, ribattezzassero gli sfortunati ospiti come formiche-zombie. </div>
<div style="text-align: justify;">
Abbiamo accennato al fatto che le formiche una volta infestate si muovono in direzione di piccoli arbusti per poi mordere le nervature fogliari e rimanere appese ad esse e poi morire. </div>
<div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; text-align: justify;">
Formiche prelevate nel periodo in cui associatesi alle foglie erano ancora vive sono state sezionate ed è stato osservato mediante indagini al microscopio, che le cellule della testa sono completamente riempite di cellule fungine. </div>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhNWdt8-bRO4ZucgKSZRyy875bh8qeHqqLgPYl8tcpctJL2q8jId0DWHgQ-OuHgPNvPl532GOkWsIr-larRs4f2ZgJ5ggjgmdQ8MdkvF8oo8AywNixgGei5oYqaNUZFNSUTAzCiLUn1l5o/s1600/cellule+testa+formica+e+fungo.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" hda="true" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhNWdt8-bRO4ZucgKSZRyy875bh8qeHqqLgPYl8tcpctJL2q8jId0DWHgQ-OuHgPNvPl532GOkWsIr-larRs4f2ZgJ5ggjgmdQ8MdkvF8oo8AywNixgGei5oYqaNUZFNSUTAzCiLUn1l5o/s400/cellule+testa+formica+e+fungo.jpg" width="385" /></a></div>
<div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;">
L'immagine sopra è una sezione sagittale della testa di una formica infestata; sezionata nel periodo in cui la formica effettua la presa sulla foglia poco prima di morire. I corpi grigi sono ife fungine e riempono muscoli e mandibole, altro segno caratteristico dell'infestazione è la presenza, in tutti gli esemplari di formiche colpite dal parassita, di muscoli della mandibola atrofizzati. </div>
<div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;">
Come può essere visualizzato sempre nell'immagine sopra, molte delle fibre muscolari dei muscoli della mandibola sono staccate, altre fibre rimanevano agganciate ed erano particolarmente tese.</div>
<div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; text-align: justify;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgyBjJREjBqywSYSVspIk5MYZ49_lNkwGAZhqOkJTGPcWvUzWyXPbELH_wBuD7YCrPnmB5IcUPTrgSEaD0XkXZyDgilgcldLsxdXnXeiWOFYMmLEwv-nd7u8MyozjgoOJjf3AONczdmr0k/s1600/muscoli+formica+infestati.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; cssfloat: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" sda="true" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgyBjJREjBqywSYSVspIk5MYZ49_lNkwGAZhqOkJTGPcWvUzWyXPbELH_wBuD7YCrPnmB5IcUPTrgSEaD0XkXZyDgilgcldLsxdXnXeiWOFYMmLEwv-nd7u8MyozjgoOJjf3AONczdmr0k/s320/muscoli+formica+infestati.jpg" width="317" /></a>Tramite osservazioni al TEM (microscopio elettronico a trasmissione) è stato osservato che i muscoli delle formiche infestate presentano delle caratteristiche differenti da quelli dei soggetti sani. </div>
<div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; text-align: justify;">
E'stato notato che nelle formiche infestate dal fungo vi era alterazione di tali caratteristiche strutturali e ciò che si osserva è la rottura della linea z con alterazione del sarcomero. Nell'immagine a lato in A la linea Z è assottigliata in B è spezzata come indicato dalla freccia bianca, in C e in D viene fatto un confronto tra il muscolo di una formica sana e di una infestata. Le strutture irregolari tra le fibre muscolari sono cellule fungine.</div>
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
Nonostante i vari danni e modifiche strutturali che i muscoli delle formiche subiscono in seguito all'infestazione del fungo, la forza applicata dal morso è elevata tanto da poter penetrare in profondità nelle foglie come mostrato nella seguente figura. <br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj15ymAqEIL6zh_CIOt5So9d1BlC6VDHx5eG7_hARWzzC_4Zz94Jka0L14fGbVvNB66BH0VkJVvoOGPnmHOWw0OYvwLtSeEigUJtORb-Ogi4CbRF1y391mAt8d8jUuoGfq9HyB01_EM6Ds/s1600/1472-6785-11-13-5.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="284" sda="true" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj15ymAqEIL6zh_CIOt5So9d1BlC6VDHx5eG7_hARWzzC_4Zz94Jka0L14fGbVvNB66BH0VkJVvoOGPnmHOWw0OYvwLtSeEigUJtORb-Ogi4CbRF1y391mAt8d8jUuoGfq9HyB01_EM6Ds/s320/1472-6785-11-13-5.jpg" width="320" /></a></div>
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<br />
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<strong>La formica morde e muore a mezzogiorno.</strong><br />
<div style="text-align: justify;">
<div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;">
La formica infestata risulta avere inoltre un andatura somigliante a quella di un ubriaco, inoltre le formiche sembrano essere soggette a convulsioni e a mordere varie foglie prima di trovare quella nella quale affonderanno definitivamente le proprie mascelle. Altra curiosità è stato il notare che le formiche ospiti mordevano la foglia sulla quale sarebbero morte intorno a mezzogiorno. Ciò ha incuriosito i ricercatori i quali hanno supposto che ciò sia dovuto proprio al fungo, che dovrebbe indurre un comportamento attinente anche con determinati momenti della giornata. </div>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi2stKPeWxU5TpdH_2WWpjtsby5gWGd3k7BlYr34c74s3d8daNzI03MMaGgQdDa7ccDyP7GGmBcL97q7lk0lJpoNlR6dFY2qWqn1dzfUVm0IHLhBNAT5_V1i-R07MBVQX6hMjxqacLMgY8/s1600/1472-6785-11-13-1.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="243" mda="true" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi2stKPeWxU5TpdH_2WWpjtsby5gWGd3k7BlYr34c74s3d8daNzI03MMaGgQdDa7ccDyP7GGmBcL97q7lk0lJpoNlR6dFY2qWqn1dzfUVm0IHLhBNAT5_V1i-R07MBVQX6hMjxqacLMgY8/s320/1472-6785-11-13-1.jpg" width="320" /></a></div>
<div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;">
L'immagine sopra è un periodogramma; in esso sono rappresentate formiche infettate dal fungo, le barre orizzontali blu rappresentano il periodo di osservazione, i triangolini rossi rappresentano il lasso di tempo in cui le formiche mordevano continuamente. Nella seconda immagine viene riassunta la posizione del sole e l'orario in cui le formiche mordevano definitivamente le venature delle foglie per andare incontro al loro destino. L'altitudine è rappresentata dalle barre gialle mentre il periodo in cui avveniva la formica si attaccava definitivamente alla foglia è rappresentato dai punti rossi. </div>
<div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgU3fiZpl7hRco1DtmadlmazQiO_ui2Kb4kDGIF89OwyjHHyhGyA9qvEFo4XN6kJE70CqxiF9wE_FFDN7OaSxJFVwH61KrWJJNVC8zK9EJuCO0ToSfz6E7nRrtULydD3I2pYld9aB4mqKs/s1600/1472-6785-11-13-2.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="249" mda="true" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgU3fiZpl7hRco1DtmadlmazQiO_ui2Kb4kDGIF89OwyjHHyhGyA9qvEFo4XN6kJE70CqxiF9wE_FFDN7OaSxJFVwH61KrWJJNVC8zK9EJuCO0ToSfz6E7nRrtULydD3I2pYld9aB4mqKs/s320/1472-6785-11-13-2.jpg" width="320" /></a></div>
<div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;">
<br /></div>
<div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;">
<br /></div>
<div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;">
<br /></div>
</div>
<div style="text-align: justify;">
Altri esempi di parassiti che alterano il comportamento dei loro ospiti, i quali eseguono particolari azioni in determinati momenti della giornata, è il trematode Dicroelium dentriticum che infesta formiche operaie le quali lasciano il loro nido per arrampicarsi sui fili d'erba per poi rimanere ferme in attesa dell'arrivo di qualche erbivoro che le mangi. Altro esempio è il fungo pandora, anche questo fungo rende "zombie le formiche ospiti, ma questa è un altra storia.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br />
fonti: <a href="http://www.biomedcentral.com/1472-6785/11/13">http://www.biomedcentral.com/1472-6785/11/13</a></div>
Marcohttp://www.blogger.com/profile/05581880011607935556noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5334799081321769070.post-86659458550057231872012-07-24T11:52:00.001-07:002012-08-21T03:36:12.277-07:00VITA DA PARASSITA: MALARIA (Plasmodium falciparum, ovale, vivax,malariae)<script type="text/javascript">
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</script><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div style="text-align: justify;">
La malaria è una parassitosi causata da protozooi del genere <strong>Plasmodium.</strong></div>
<div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; text-align: justify;">
<strong>Agenti infettivi.</strong></div>
<div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; text-align: justify;">
Quattro specie sono considerate pericolose per l'uomo: <strong>Plasmodium falciparum,</strong> <strong>Plasmodium vivax</strong>, <strong>Plasmodium ovale, Plasmodium malariae</strong>. Nelle aree endemiche non sono infrequenti infezioni miste. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<strong>Diffusione.</strong></div>
<div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; text-align: justify;">
La malaria non risulta più presente in forma endemica in molti paesi a clima temperato e in alcune aree dei paesi subtropicali, anche se rappresenta ancora una importante causa di malattie in molte regioni dell'Africa, del Pacifico del sud, dell'Asia e in alcune regioni del sud-america. </div>
<div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<strong>Serbatoio.</strong></div>
<div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; text-align: justify;">
L'uomo sembra essere il serbatoio principale, con eccezzione della P.malariae comune non solo all'uomo ma anche alle scimmie africane e probabilmente ad alcune scimmie del sud america. Molti primati possono in natura essere infettati dai parassiti malarici, l'uomo può essere infettato sperimentalmente, ma molto rara è la trasmissione in natura. </div>
<div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;">
<br /></div>
<div class="separator" style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg6r9Azc-HCkr79za3gQkvQD-yR-Yf5JDOU4FdE5aPMUNHFw89gifG5Lnf6G-Nq9HHiv2weikenwn9z0ZlsXrJlj8yUPj2glsNrKDOTQWUO2P4re5uO5LuiUZ6wbxwtesvClQqaT_sRYQo/s1600/Malaria_LifeCycle.gif" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="256" sda="true" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg6r9Azc-HCkr79za3gQkvQD-yR-Yf5JDOU4FdE5aPMUNHFw89gifG5Lnf6G-Nq9HHiv2weikenwn9z0ZlsXrJlj8yUPj2glsNrKDOTQWUO2P4re5uO5LuiUZ6wbxwtesvClQqaT_sRYQo/s320/Malaria_LifeCycle.gif" width="320" /></a></div>
<div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; text-align: justify;">
<strong>Ciclo vitale.</strong></div>
<div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; text-align: justify;">
Il ciclo vitale del Plasmodium prevede il passaggio attraverso due ospiti. Il <strong>vettore </strong>è rappresentato dalla zanzara <strong>Anopheles, </strong> particolarmente attive durate il tramonto e nelle prime ore della notte.</div>
<div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; text-align: justify;">
Una femmina di zanzara Anopheles ingerisce del sangue contenente gli stadi sessuali del parassita, i <strong>gametociti maschili</strong> e<strong> femminili</strong> si uniscono per formare l'<strong>oocinete </strong>nello stomaco della zanzara; dopo i primi stadi dello sviluppo esso penetra la parete dello stomaco per formare sulla superficie esterna una cisti in cui si sviluppano migliaia di <strong>sporozoiti;</strong> tale processo richiede dagli 8-35 giorni a seconda delle condizioni che ne permettano o meno un rapido sviluppo.</div>
<div style="text-align: justify;">
Gli sporozoiti migrano arrivando alle ghiandole salivari della zanzara dove completano gli stadi successivi di sviluppo. </div>
<div style="text-align: justify;">
Durante un pasto notturno la zanzara inocula involontariamente gli sporozoiti nell'ospite. </div>
<div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; text-align: justify;">
Negli ospiti suscettibili gli sporozoiti migrano nel torrente circolatorio e tramite esso penetreranno negli epatociti e si svilupperanno in <strong>schizonti merozoiti</strong>. La rottura degli epatociti provoca la fuoriuscita di migliaia di <strong>merozoiti tissutali</strong> (parassiti asessuati) che attraverso i <strong>sinusoidi epatici</strong> raggiungono il circolo sanguigno invadendo gli <strong>eritrociti</strong> e iniziando a replicarsi. </div>
<div style="text-align: justify;">
Dobbiamo tenere presente che in alcuni casi è stato osservato che nel P.vivax e P.ovale si può instaurare una fase dormiente e ciò permette a questi parassiti di persistere nel fegato per molti mesi o anni.</div>
<div style="text-align: justify;">
Molti merozoiti continueranno a svilupparsi nelle forme asessute che causeranno rotture degli eritrociti entro 48-72 ore a seconda dei casi possono essere rilasciati dagli 8 ai 30 merozoiti che invadono altri eritrociti. </div>
<div style="text-align: justify;">
Altri si svilupperanno in forme sessuali <strong>microgametocitiche</strong> (maschili) e <strong>macrogametocitiche </strong>(femminili).</div>
<div style="text-align: justify;">
Il periodo che può intercorrere tra la puntura della zanzara e l'evidenziazione del plasmodium negli strisci di sangue, varia a seconda delle specie. </div>
<div style="text-align: justify;">
Nel caso del P.falciparum il periodo può variare in genere dai 6 ai 12 giorni, nel P.ovale e vivax 8-12 giorni, nel caso di di P.malariae anche 12-18 giorni.</div>
<div style="text-align: justify;">
Discorso analogo lo facciamo per l'insorgenza dei sintomi. </div>
<div style="text-align: justify;">
Abbiamo accennato che i parassiti possono rimanere dormienti negli epatociti per poi maturare dopo mesi o anni e produrre recidive. </div>
<div style="text-align: justify;">
Questo fenomeno non sembra verificarsi nel caso del P.falciparum o della malaria malariae e la ricomparsa di queste forme della malaria può essere il risultato di cure non adeguate o della presenza di forme parassitarie resistenti ai farmaci. </div>
<div style="text-align: justify;">
Nel caso della P.malariae, bassi livelli di parassiti eritrocitari possono persistere per molti anni, per poi moltiplicarsi successivamente a livelli tali da poter nuovamente dare luogo ad una forma di malattia clinicamente manifesta. La malaria può essre trasmessa anche attraverso iniezioni o trasfusione di sangue da persone infette, oppure attraverso l'uso di aghi e sringhe contaminate come nel caso di tossicodipendenti pur se raramente si può avere trasmissione congenita. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<strong>Periodo di incubazione. </strong></div>
<div style="text-align: justify;">
Il periodo di incubazione può variare a seconda dei casi, in genere 9-14 giorni nel caso del Plasmodium falciparum, 12-18 giorni nel caso del P.ovale e P.vivax, 18-40 nel caso di P.malariae. Bisogna sottolineare comunque che il periodo di incubazione può avere una durata variabile a seconda delle condizioni che permettano o meno un rapido sviluppo del parassita nell'ospite, ne consegue che il periodo di incubazione può protrarsi anche per mesi. Nel caso l'infezione si trasmetta tramite emotrasfusione di sangue infetto il periodo di incubazione del parassita può variare soprattutto a seconda del numero di parassiti che vengono infusi. E'stato dimostrato che un trattamento farmaceutico non particolarmente adeguato possa influire sul periodo di incubazione determninandone un protrarsi per mesi. </div>
<div style="text-align: justify;">
La possibilità delle zanzare di infettarsi dipende dalla presenza nel sangue degli organismi che fungono da serbatoio delle forme sessuali del protozoo ciò dipende dalla specie del parassita e dalla terapia a cui viene eventualmente sottoposto l'ospite. pazienti non trattati o trattati in maniera insufficiente possono diventare serbatoi per il plasmodium per svariati anni.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<strong>Cenni clinici.</strong></div>
<div style="text-align: justify;">
Le quattro forme di malaria possono essere molto simili tra di loro per quanto riguarda la sintomatologia, tanto da rende indistinguibili senza il supporto di raffinate tecniche di laboratorio l'idividuazione della specie responsabile.</div>
<div style="text-align: justify;">
Inoltre l'andamento della febbre nei primi giorni può esere molto simile a quella osservata negli stadi iniziali di molte malattie causate da batteri, virus e parassiti. </div>
<div style="text-align: justify;">
Inoltre è utile effettuare indagini particolarmente accurate anche nei casi in cui si riesca ad individuare il parassita responsabile della malaria alla ricerca di possibili agenti patogeni che sono endemici delle aree in cui si può riscontrare malaria (febbre gialla, tifo, febbre di lassa ecc).</div>
<div style="text-align: justify;">
La forma più grave di malaria è determinata dal Plasmodium falciparum. L'infezione può presentare un quadro clinico estremamente variegato, febbre,cefalea, nausea, dolori muscolari e articolari, tosse, diarrea, nausea.</div>
<div style="text-align: justify;">
Se non trattata in modo adeguato la malaria progredisce verso forme più gravi, quali ad esempio, encefalopatia acuta, insufficienza renale, ittero, difficoltà respiratoria, difetti nell'emocoagulazione ecc...</div>
<div style="text-align: justify;">
E' essenziale instaurare un trattamento precoce anche in casi lievi in quantopossono apparire improvvisamente delle complicazioni irreversibili. La letalità può variare tra il 10-40%.</div>
<div style="text-align: justify;">
La malaria causata da P.vivax, malariae, ovale in genere non è letale. La malattia presenta sintomi molto simili a quella causata dal P.falciparum.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<strong>Diagnosi.</strong></div>
<div style="text-align: justify;">
La conferma laboristica della presenza nel sangue di Plasmodium può essere effettuata mediante osservazione al mcroscopio di strisci di sangue che permette l'evidenziazione dei parassiti. </div>
<div style="text-align: justify;">
A causa delle variazioni della densità del parassita nel sangue le osservazioni degli strisci dovrebbero essere ripetute più volte, ogni 12-24 ore circa, inoltre spesso i parassiti non sono facilmente osservabili in strisci di pazienti in corso di trattamento o trattati di recente. Sono stati inoltre sviluppati molti test sierologici, i più efficaci sembrano essere i dipsticks che evidenziano nel sangue antigeni circolanti di plasmodio. </div>
<div style="text-align: justify;">
La diagnosi tramite PCR rappresenta un altro importante metodo particolarmente sensibile, ma è anche una metodica non utilizzata da tutti i laboratori a causa dei costi e non solo. </div>
<div style="text-align: justify;">
Gli anticorpi invecevidenziabili attraverso tecniche di immunofluorescenza possono rappresentare un altro strumento utile in quanto gli anticorpi possono comparire dopo la prima settimana dall'avvenuta infezione ma possono perdurare anche per anni in circolo ad indcare quindi una pregressa esposizione alla malaria, quindi non è affidabile per una diagnosi da infezione in atto. </div>
<div style="text-align: justify;">
Nelle seguenti immagini possiamo notare a vari stadi di sviluppo del plasmodium flaciparum trofozoiti a forma di anello; come si può notare nelle immagini tali forme appaiono molto sottili e delicate, in media misurano circa 1/5 del diametro del globulo rosso, all'interno dei tropozoiti a forma di anello possono essere rilevata della cromatina. Possono essere trovati anche alla periferia dei globuli rossi. Le forme ad anello possono essere compatte o pleomorfe a seconda della qualià del sangue o se si prolunga lo striscio di sangue. </div>
<div style="text-align: justify;">
Di solito non si osserva allargamento dei globuli rossi infetti. </div>
<br />
<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgKOtdfFyMVp2dQ3gLLxv5FIQUPiNLYzd3DrjDaLJT4Fj9TTa1knmfMynVd5HWv6gKXaKVMk2c07J8IM9rbwO8pbuwhY3Iri2OawlK8z7yG8-RDSNcxqgLAPOYcSdBKKGF5QEDBBSOrH8A/s1600/Pfal-ring+stage.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="271" sda="true" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgKOtdfFyMVp2dQ3gLLxv5FIQUPiNLYzd3DrjDaLJT4Fj9TTa1knmfMynVd5HWv6gKXaKVMk2c07J8IM9rbwO8pbuwhY3Iri2OawlK8z7yG8-RDSNcxqgLAPOYcSdBKKGF5QEDBBSOrH8A/s640/Pfal-ring+stage.jpg" width="640" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Figura 1:globuli rossi normali.<br />
<div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;">
Figura dalla 2 alla 10: sviluppo parassiti nella fase ad anello.</div>
</td></tr>
</tbody></table>
<br />
<div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;">
<br /></div>
<br />
<div style="text-align: left;">
</div>
<strong>Immagini A e B</strong><br />
<div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;">
<br /></div>
<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiki6VyP9ZZnCAlR9ZxDomtpy16lTV9ZALNVwQdGU5fSg2bUZx7CgUyaLXNGfFKVSJmCNk-jCwL0hSie0f98gOXiGOPyf0bq1DGi2Z3RpdtvyiY-_b4TR9iYRn8uB18Z1o1sE-wBDN5UGw/s1600/Immagine+a+e+b+striscio+di+sangue.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" sda="true" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiki6VyP9ZZnCAlR9ZxDomtpy16lTV9ZALNVwQdGU5fSg2bUZx7CgUyaLXNGfFKVSJmCNk-jCwL0hSie0f98gOXiGOPyf0bq1DGi2Z3RpdtvyiY-_b4TR9iYRn8uB18Z1o1sE-wBDN5UGw/s1600/Immagine+a+e+b+striscio+di+sangue.JPG" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Nelle due immagini sopra trofozoiti a forma di anello in uno striscio di sangue (goccia spessa)</td></tr>
</tbody></table>
<br />
Immagini D ed E<br />
<br />
<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjtOfELZR9t5_YCHUTN5scdOhKYj-AsB4mv_UbC1QChRJ2gZEPoqphb1wtwOvQSeKLVgnikrfZEaoFfL2FJrKqBtvCXHP6wAEsDHrf-me4eesgr_Mv0PAK-7AG6CSm0T1rD1alevx6uhFY/s1600/Immagine+d+ed+e.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" sda="true" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjtOfELZR9t5_YCHUTN5scdOhKYj-AsB4mv_UbC1QChRJ2gZEPoqphb1wtwOvQSeKLVgnikrfZEaoFfL2FJrKqBtvCXHP6wAEsDHrf-me4eesgr_Mv0PAK-7AG6CSm0T1rD1alevx6uhFY/s1600/Immagine+d+ed+e.JPG" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Tropozoiti (P.falciparum) a forma di anello in uno striscio di sangue (goccia spessa).</td></tr>
</tbody></table>
Immagini F e G<br />
<br />
<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiVtETJPDjVLJEWiFS1-19owbB2oNFz5fF9phyxyjQUgk5V4JWKfc2VTQmdIt00ZKYYrPL91sxxB84kH_qC_ebswA5q_SCYr92fJ1SXesY4MQZwzfwq-7ksP0jeTvRZU8U2aUrT7dEBp2Q/s1600/Immagine+f+e+g.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" sda="true" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiVtETJPDjVLJEWiFS1-19owbB2oNFz5fF9phyxyjQUgk5V4JWKfc2VTQmdIt00ZKYYrPL91sxxB84kH_qC_ebswA5q_SCYr92fJ1SXesY4MQZwzfwq-7ksP0jeTvRZU8U2aUrT7dEBp2Q/s1600/Immagine+f+e+g.JPG" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">In entrambe le immagini sono visualizzabili trofozoiti a forma di anello (striscio di sangue sottile).</td></tr>
</tbody></table>
Immagini H e I<br />
<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjtxktN-cXBpfjsA9Z4KznPvWXBTOhfYHslpm5M83fszMUoAepBYd-GW0Od3at4kHY8chQfl7Q4Lf2Z9W-CoDnZZP00XjAqQLOWqQXgVqc7nSDZDUYf-DHPSLer_5JQ5S3l_c6WfDn_hQM/s1600/Immagine+H+e+I.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" sda="true" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjtxktN-cXBpfjsA9Z4KznPvWXBTOhfYHslpm5M83fszMUoAepBYd-GW0Od3at4kHY8chQfl7Q4Lf2Z9W-CoDnZZP00XjAqQLOWqQXgVqc7nSDZDUYf-DHPSLer_5JQ5S3l_c6WfDn_hQM/s1600/Immagine+H+e+I.JPG" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">trofozoiti a forma di anello in striscio di sangue sottile.</td></tr>
</tbody></table>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<strong>Note:</strong> le immagini dei campioni di sangue sono state prese dal sito<a href="http://dpd.cdc.gov/dpdx/Default.htm"> <strong>DPDx-CDC </strong></a></div>
<div style="text-align: justify;">
altre saranno postate nei prossimi giorni, in quanto in queste immagini sono presenti solo i plasmodi nello stadio ad anello, insieme alle misure di prevenzione adottate nei confronti della malaria. Inoltre ho accennato nelle didascalie delle immagini a strisci di sangue sottile e a goccia spessa... su Biosproject ne parlerò domani il link sarà postato su questo post non appena l'argomento sarà pronto.</div>
Marcohttp://www.blogger.com/profile/05581880011607935556noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5334799081321769070.post-16474527483862647032012-07-10T09:33:00.000-07:002012-07-10T09:33:00.419-07:00I FOTOSISTEMI: uno sguardo ai componenti dei fotosistemi.<script type="text/javascript">
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</script><br />
<div style="text-align: justify;">
La fotosintesi può avvenire grazie alla presenza di particolari e complessi sistemi proteici noti come <strong>fotosistemi;</strong> nelle piante superiori<strong> </strong>ne possiamo trovare due tipi. Questi fotosistemi possono essere suddivisi in due componenti: <strong>complesso antenna</strong> e <strong>centro di reazione</strong>. Vediamo le componenti dei due fotosistemi. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<strong>Fotosistema I</strong></div>
<div style="text-align: justify;">
Nelle piante il fotosistema I consta di circa una dozzina di polipeptidi molti dei quali inseriti all'interno del doppio strato lipidico. Il fotosistema I contiene vari centri Fe2S2 centinaia di molecole di clorofilla (la stragrande maggioranza <strong>clorofilla a</strong>) tutte legate a proteine. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<strong>Centro di reazione.</strong></div>
<div style="text-align: justify;">
Come accennato sopra il centro di reazione è costituito da una coppia speciale di clorofilla a noto come <strong>P700 </strong>(700 sta ad indicare la lunghezza d'onda espressa in nanometri, relativa al picco masimo di assorbimento) associato al centro di reazione troviamo una clorofilla monomerica (<strong>A0</strong>) che agisce da accettore immediato per gli elettroni. P700 e A0 sono orientati perperdicolarmente al piano del tilacoide. </div>
<div style="text-align: justify;">
Sono presenti anche due molecole di <strong>fillochinone </strong>(<strong>A1-</strong> ma possiamo trovarlo indicato anche come <strong>K1</strong>, in quanto il fillochinone è definito anche <strong>vitamina K1</strong>: <strong>2-metil-3-fitil-1,4-naftochinone</strong>) accettore secondario. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhSc7fpQOAGeGHVPDxdn2USzCzaI4eNDsfvxtCAk-dyZ6V8iU08tsLEeajl3ROb4Zy6T_Y6Wngf-paypYbHXXbOWucgS0kKvs-15qi9_IcDYyCGjRuSWjXrOKr9gcJzGiKPshEJFwnPlAg/s1600/fotosistema+I.bmp" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="237" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhSc7fpQOAGeGHVPDxdn2USzCzaI4eNDsfvxtCAk-dyZ6V8iU08tsLEeajl3ROb4Zy6T_Y6Wngf-paypYbHXXbOWucgS0kKvs-15qi9_IcDYyCGjRuSWjXrOKr9gcJzGiKPshEJFwnPlAg/s400/fotosistema+I.bmp" width="400" zda="true" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<strong>Proteine centrali.</strong></div>
<div style="text-align: justify;">
Salendo troviamo le proteine centrali, che costituiscono il cuore del fotosistema I, sono 3 e sono indicate come <strong>Psa-A</strong>; <strong>Psa-B</strong>; <strong>Psa-C</strong>. Sono <strong>ferro-solfoproteine</strong>. La coppia principale di tali proteine è costituita da <strong>Psa A</strong> e <strong>B</strong>, le quali legano sia il centro di reazione sia un insieme di <strong>clorofille</strong> e <strong>carotenoidi</strong> che insieme costituiscono il cosidetto <strong>complesso antenna interno</strong>. Il singolo centro ferro-zolfo della coppia PsaA-B partecipa al trasporto degli elettroni ( in alcuni schemi è indicato con l'abbreviazione <strong>Fx </strong>o <strong>A2</strong>) e sarebbe condiviso a mo di ponte tra i due polipeptidi. </div>
<div style="text-align: justify;">
Non tutte le proteine del fotosistema, come già accennato, sono proteine integrali di membrana e non tutte possiedono clorofilla. L'altra importante proteina del fotosistema I è <strong>Psa-C</strong> non è una proteina integrale di membrana e consta di due centri ferro-zolfo noti come <strong>Fa</strong> e <strong>Fb</strong>, coinvolti sempre nel trasporto elettronico. La proteina Fa è nota anche come <strong>P430</strong> grazie ad una sua banda di assorbimento nel violetto tipica di alcune ferro-zolfo proteine. </div>
<div style="text-align: justify;">
Inoltre associate al fotosistema I vi sono altre proteine note come <strong>PsaD</strong> e <strong>PsaF </strong>che fungono da veri e propri agganci per proteine che interagiscono con il fotosistema. </div>
<div style="text-align: justify;">
PsaD lega la <strong>ferredossina</strong> sul lato stromatico, PsaF lega la <strong>plastocianina </strong>sul lato luminale. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<strong>Complessi antenna</strong>.</div>
<div style="text-align: justify;">
Oltre alle centinaia di clorofille che costituiscono il cosidetto complesso antenna interno, il fotosistema I possiede un altro centianio di clf a/b in proporzione di 3:1 che fanno parte dei complessi LHC-I di raccolta della luce, sempre associati al PS-I che sono noti come complessi antenna esterne. Questi complessi antenna esterni sono disposti attorno al fotosistema I. Nell'immagine sotto due esempi di disposizione di tali complessi. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Esempio I:</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjYh_OtOfJ09whVj3ZokIFo01govJf_1k4bOpAYhIpmEtQdbn00Awz1IWQIue0u9I3scCO2dQF7P1gnBovF9YVt8yH1T4_Z0tUwRRskCdP5qQWqakXkp77dcz41Vg-gAXiH8O5RtyB67co/s1600/complessi+antenna+esterni.bmp" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjYh_OtOfJ09whVj3ZokIFo01govJf_1k4bOpAYhIpmEtQdbn00Awz1IWQIue0u9I3scCO2dQF7P1gnBovF9YVt8yH1T4_Z0tUwRRskCdP5qQWqakXkp77dcz41Vg-gAXiH8O5RtyB67co/s1600/complessi+antenna+esterni.bmp" zda="true" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
Esempio II: </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgNmACuWsKi1KrrZRmRQJxWSTSb11SpapiZ4yXQotCAKhd_u8cuTaKdXF8CEuutmpP9saVYNEoKXg8HIEiGMUBuvUmjiwt6dFJwz2ZvqGMfBUIFzZMJUkHqtcVgXXH9scV02b9-V2dSTuM/s1600/complessi+antenna+2.bmp" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgNmACuWsKi1KrrZRmRQJxWSTSb11SpapiZ4yXQotCAKhd_u8cuTaKdXF8CEuutmpP9saVYNEoKXg8HIEiGMUBuvUmjiwt6dFJwz2ZvqGMfBUIFzZMJUkHqtcVgXXH9scV02b9-V2dSTuM/s320/complessi+antenna+2.bmp" width="243" zda="true" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<strong>Proteine che interagiscono con il fotosistema I.</strong></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<strong>Plastocianina:</strong> proteina che interagisce con <strong>PsaF</strong> sul lato luminale, agisce da donatore per P700 e da accettore diretto per il <strong>cit f.</strong></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<strong>Ferredossina: (Fd) </strong>è una ferro-solfo proteina non emica. Dona un elettrone; ha un cluster (Fe2S2). Si trova nello stroma e può aderire al PS-I grazie alla proteina<strong> PsaD. </strong></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<strong>Ferredossina-NADP+ riduttasi (FNR):</strong> una flavoproteina <strong>(FAD).</strong> Nella fotosintesi funziona da trasportatore fra 2FD- e un <strong>NADP+</strong> stromatico che viene ridotto a<strong> NADPH.</strong> </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<strong>Ferredossina-plastochinone riduttasi.</strong></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjXGlnR7tHPP0_SMuN1SURW6mqs3uRLBHIatMUQNuR15pVrcTKYyZ52W3h5a74jkl-fbLSNHt87IRxtNvp7u9ZtsBGUAMwMF2GepNVsRz2DqBRoncCC2J7G2bK0QyTKfRK7M8qGiwMYimo/s1600/altre+proteine+fotosistema.bmp" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjXGlnR7tHPP0_SMuN1SURW6mqs3uRLBHIatMUQNuR15pVrcTKYyZ52W3h5a74jkl-fbLSNHt87IRxtNvp7u9ZtsBGUAMwMF2GepNVsRz2DqBRoncCC2J7G2bK0QyTKfRK7M8qGiwMYimo/s320/altre+proteine+fotosistema.bmp" width="298" zda="true" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<br />
<strong>Fotosistema II.</strong></div>
<div style="text-align: justify;">
Le proteine centrali del fotosistema II sono noti come <strong>polipeptidi D</strong>. Le possiamo suddividere in due tipi, la proteina D1 nota per contenere il centro di reazione <strong>P680</strong> e <strong>feofitina</strong>; inoltre rappresenta il sito di legame per il <strong>plastochinone b (Qb)</strong> . </div>
<div style="text-align: justify;">
<strong>Proteina D2</strong> che costituisce il sito di legame per il <strong>plastochinone a (Qa). </strong></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh8z2wiEx3uKRTWSUZuMXoFv8Fyy3tAVTXvQOWFv54zB4v37XU1XszjbSo1LarvjN10mt39m9amw7qjZwUoQ8EJsHZlYBX8olDjOtGVXJcznTbc8gBmQt3EYJddzsaOND6PKbIQZuU-ovc/s1600/fotosistema+II.bmp" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="249" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh8z2wiEx3uKRTWSUZuMXoFv8Fyy3tAVTXvQOWFv54zB4v37XU1XszjbSo1LarvjN10mt39m9amw7qjZwUoQ8EJsHZlYBX8olDjOtGVXJcznTbc8gBmQt3EYJddzsaOND6PKbIQZuU-ovc/s320/fotosistema+II.bmp" width="320" zda="true" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<strong>Antenna interna del fotosistema II.</strong></div>
<div style="text-align: justify;">
Consta di due grandi polipeptidi noti come <strong>CP43</strong> e <strong>CP47</strong>; e un complesso di proteine e clorofille note come <strong>ACP</strong> le quali sembrano svolgere un ruolo di connessione tra il fotosistema II e il complesso di raccolta della luce. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<strong>Cit b559</strong></div>
<div style="text-align: justify;">
E'integrato alle membrane tilacoidali.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<strong>Manganese.</strong></div>
<div style="text-align: justify;">
Ione essenziale che si trova associato sul lato luminale del tilacoide ai polipeptidi D1 e D2, lo ritroviamo nella misura di 4 atomi per centro di reazione. Il sito del manganese è protetto da proteine del lume tilacoidale tra le quali un ruolo di fondamentale importanza è svolto dalla <strong>proteina che stabilizza il manganese</strong>. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<strong>Complessi di raccolta della luce (LHC).</strong></div>
<div style="text-align: justify;">
Costituito da un insieme di clorofille a-b, in rapporto di 1:4:1; è un complesso trimerico mobile. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<strong>Complesso b6/f</strong></div>
<div style="text-align: justify;">
Ogni unità isolata di complesso b6/f contiene un <strong>citocromo f, citocromo b6</strong> e una <strong>ferrosolfo proteina di Rieske</strong>. Plastochinone e clorofilla a. Il complesso attraversa tutto lo spessore della membrana tilacoidale, con il centro Fe2S2 e il cit f sporgenti sul versante luminale del tilacoide.</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjGkwDviEoHQMddvGZ5jfR8jysiyrOCorMFoLs5U6fEAiOnIYjdjAqsIAUOXB6TTKJAOxUAyM6tp_P28fyE-6_9QAO-gAdaa8Tk930_qXqWk0pHD-VXUFvPgvZSMdfJCxhnHM4fHtEqN-k/s1600/complesso+b6f.bmp" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="280" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjGkwDviEoHQMddvGZ5jfR8jysiyrOCorMFoLs5U6fEAiOnIYjdjAqsIAUOXB6TTKJAOxUAyM6tp_P28fyE-6_9QAO-gAdaa8Tk930_qXqWk0pHD-VXUFvPgvZSMdfJCxhnHM4fHtEqN-k/s320/complesso+b6f.bmp" width="320" zda="true" /></a></div>
<br />
<br />
<strong>Componenti complesso citb6/f.</strong><br />
<br />
<strong>Citocromo f:</strong> Appartiene ai citocromi di tipo c ma è di grosse dimensioni. E' collocato tra il PS-I e PS-II.<br />
<br />
<strong>Citocromo b6 (cit b563):</strong> Integrato strettamente nella membrana, ha un assorbimento massimo di 563 nm. I due gruppi eme (b0 e b1), sono legati a residui di istidina di due polipeptidi dal peso molcolare di 25 kDa.<br />
<br />
<strong>Ferro-solfo proteina di Rieske</strong>.<br />
<br />
<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjprzMXXoy2PRZMg8ASNo0c7YQhSGFuJH2PCXmtN5QHyhT0clbj83cnzg-8tZtIEBR-URwj9qcJMuGK7-Vs_dLfkT4LwkC_l2nDErfEFRj_fe2wBrZ_3i6PZswi2ZHrQ-iMbqaaFzPMlGQ/s1600/antenna+fotosistema+II.bmp" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="224" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjprzMXXoy2PRZMg8ASNo0c7YQhSGFuJH2PCXmtN5QHyhT0clbj83cnzg-8tZtIEBR-URwj9qcJMuGK7-Vs_dLfkT4LwkC_l2nDErfEFRj_fe2wBrZ_3i6PZswi2ZHrQ-iMbqaaFzPMlGQ/s320/antenna+fotosistema+II.bmp" width="320" zda="true" /></a></div>
<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgQ38QJjYB9-OUY4oMEHGi10vp44VaTwt5kkv4snXFccvMzGs3hJyviqFus3OZd_4MghRSgYuo37tkLsg3N_47SVEoIZ-OJV2Ev6zSmXMdjd58o6hI7oBhsgt54qFodxALQm0m1aVx16EM/s1600/antenna+fotosistema+IIII.bmp" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="248" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgQ38QJjYB9-OUY4oMEHGi10vp44VaTwt5kkv4snXFccvMzGs3hJyviqFus3OZd_4MghRSgYuo37tkLsg3N_47SVEoIZ-OJV2Ev6zSmXMdjd58o6hI7oBhsgt54qFodxALQm0m1aVx16EM/s320/antenna+fotosistema+IIII.bmp" width="320" zda="true" /></a></div>
<br />
<br />Marcohttp://www.blogger.com/profile/05581880011607935556noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5334799081321769070.post-41439920541185935792012-07-09T11:16:00.000-07:002017-06-06T06:57:41.082-07:00VITA DA PARASSITA: Enterobius vermicularis (Oxyiuris vermicularis)<script type="text/javascript">
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</script>L'<strong>enterobius vermicularis</strong> è un nematode in grado di provocare una infestazione nota con il nome di <strong>Enterobiasi</strong> (ossiurasi). <br />
<div>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<strong>Diffusione</strong>: è un parassita diffuso in tutto il mondo, negli stati Uniti rappresenta una delle infestazoni elmintiche più comuni. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
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<div style="text-align: justify;">
<strong>Serbatoio</strong>: l'uomo; enterobiasi in grado di infestare altri animali non infestano l'uomo e viceversa. </div>
<div style="text-align: justify;">
<a name='more'></a><br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<strong>Modalità di trasmissione</strong>: avviene principalmente attraverso le lenzuola, i vestiti o altri oggetti contaminati dalle uova del parassita, le uova vengono infatti deposte dal parassita nella regione perianale, ne consegue che chi è già infestato può andare facilmente incontro a massicce reinfestazioni, grazie al fatto che può facilmente rientrare in contatto con le uova rilasciate nell'ambiente esterno. Le uova possono sopravvivere nell'ambiente esterno per più di due settimane. In genere la malattia ha decorso asintomatico e a causa del suo ciclo biologico risulta essere una patologia tipica dell'età infantile, confinata spesso in nuclei familiari o in comunità infantili quali asili e scuole materne. L'enterobiasi è caratterizzata principalmente da prurito determinato dalla migrazione della femmina sulla superficie anale, ciò può portare tra le altre complicazioni disturbi del sonno, irritabilità. Il prurito può essere tipicamente notturno e può essere di intensità tale da provocare lesioni da grattamento ed impetiginizzazione secondaria. Nelle donne è possibile riscontrare <strong>vulvovaginite, salpingite (infezioni delle tube del falloppio</strong>). La diagnosi viene effettuata tramite l'utilizzo di nastro adesivo trasparente posto all'estremità perianale, il nastro adesivo viene in seguito prelevato al mattino presto e analizzato al microscopio per individuare la presenza delle uova. Prima di essere considerato negativo (non è detto che sia immediatamente possibile visualizzare le uova), l'analisi del nastro adesivo deve essere ripetuto più volte. Le uova possono essere rinvenute anche all'esame delle feci o durante esplorazioni rettali e vaginali. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgA5aBtJivGLvvLtDITk_PXTvYpUu0-OWAuRkTswP7j6o_sc12XwBeinIxKe-PoljAtXz4Aag_lZUKeJ3WhpVBuMhHP0CsWwNBni1CWMdEUjoN7OsV49xzI0L6pKtISkjLJT6BqefssRiY/s1600/enterobius-vermicularis-life-cycle.gif" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" dea="true" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgA5aBtJivGLvvLtDITk_PXTvYpUu0-OWAuRkTswP7j6o_sc12XwBeinIxKe-PoljAtXz4Aag_lZUKeJ3WhpVBuMhHP0CsWwNBni1CWMdEUjoN7OsV49xzI0L6pKtISkjLJT6BqefssRiY/s320/enterobius-vermicularis-life-cycle.gif" width="275" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<strong>Ciclo vitale:</strong> Come si può vedere nell'immagine, l'Enterobius non ha bisogno di un ospite intermedio. Una volta che le larve vengono ingerite per trasferimento oro-fecale, le uova si dischiudono a livello dell'ambiente acido dello stomaco, liveranod una singola larva, la quale una volta giunta a livello dell'intestino tenue invade le cripte ghiandolari. La larva si incista nella ghiandola determinandone la degenerazione, senza che il processo determini alcuna reazione di tipo infiammatorio. Nella parete intestinali gli individui vivono in media dagli 1 ai 3 mesi. I maschi terminano il loro ciclo vitale dopo la fase di accoppiamento e tendono ad essere più piccoli delle femmine misurando circa 2-5 mm di lunghezza, mentre le femmine possono misurarne 8. La femmina gravida si sposta verso la parte terminale dell'intestino, per poi fuoriuscire durante la notte, ciò è favorito anche dai minori movimenti effettuati dall'ospite, e depositare le uova nella zona perianale. Il parassita può rilasciare in breve tempo dalle 10.000 alle 15.000 uova che diventano infestanti entro poche ore e dopo aver deposto le uova termina il suo ciclo vitale.<br />
Le uova hanno bisogno di ossigeno per svilupparsi ecco il motivo del particolare comportamento del parassita.<br />
Il ciclo vitale richiede dalle 2-6 settimane affinchè sia completato.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<strong>Misure preventive</strong>: </div>
<div style="text-align: justify;">
1) educazione sanitaria: lavarsi bene le mani prima di mangiare, mantenere le unghie corte, scoraggiare l'abitudine di mangiare le unghie. </div>
<div style="text-align: justify;">
2) Rimozione delle fonti di infestazione: Dal momento che le uova possono risultare presenti anche sulle lenzuola, si deve provvedere al cambio continuo di biancheria e delle lenzuola le quali dovrebbero essere trattate e lavate alla temperatura di almeno 55°C per pochi secondi.</div>
<div style="text-align: justify;">
3)Le case vanno pulite e la polvere rimossa per parecchi giorni anche dopo il trattamento dei casi.</div>
<div style="text-align: justify;">
4)Mantenere pulite le toilette</div>
<div style="text-align: justify;">
<br />
Non è richiesta la notifica alle autorità sanitarie locali ne quarantena o isolamento.</div>
<div style="text-align: justify;">
Indagine sui contatti e familiari per scoprire se vi sono stati altri casi di infestazione.</div>
<div style="text-align: justify;">
Mebendazolo e albendazolo sono i farmaci di scelta.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br />
Nell'immagine sotto un esemplare maschio adulto.</div>
<div class="separator" style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; clear: both; text-align: justify;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiHRltN0Xr2QLZxYDwOVsCHh9jG5EHOrDXYXb5DByOztdO71fJh6RyOpd1hyphenhyphen0WAAWmiyO5mTJOlK48Ymm7O4xU91y4mfG154gDfFDPTXuyDX9J5qADAZpQJ5QF0kabEqVwyFcFwbjRwQT0/s1600/Evermicularis_adult2_Norway.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" fba="true" height="220" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiHRltN0Xr2QLZxYDwOVsCHh9jG5EHOrDXYXb5DByOztdO71fJh6RyOpd1hyphenhyphen0WAAWmiyO5mTJOlK48Ymm7O4xU91y4mfG154gDfFDPTXuyDX9J5qADAZpQJ5QF0kabEqVwyFcFwbjRwQT0/s320/Evermicularis_adult2_Norway.jpg" width="320" /></a></div>
Marcohttp://www.blogger.com/profile/05581880011607935556noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5334799081321769070.post-85872004337999189102012-07-02T14:04:00.000-07:002012-07-12T03:40:02.157-07:00PLATELMITI: morfologia, strutture, locomozione dei turbellari e dei parassiti.<script type="text/javascript">
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</script><br />
<div style="text-align: justify;">
<strong>Morfologia dei platelminti.</strong></div>
<div style="text-align: justify;">
Abbiamo accennato al fatto che i platelminti non possiedono un apparato scheletrico, almeno non nel modo che siamo soliti pensare. I platelminti possiedono uno "scheletro idrostatico" assicurato da liquidi cellulari presenti nel tessuto connettivo che circonda i loro organi interni. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<strong>Turbellari.</strong></div>
<div style="text-align: justify;">
I turbellari hanno un epidermide costituita da un solo strato di cellule, prendiamo ad esempio la planaria, nell'immagine sotto è rappresentata una sezione trasversale, l'epidermide in genere è spessa e costituita da un solo strato cellulare, contiene cellule ghiandolari sensioriali e cellule contenen i radbiti curiose strutture bastoncelliformi, se disturbati espellono tali strutture ciò causa la produzione di una guaina mucosa sulla superficie dell'organismo che protegge l'animale. </div>
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgDD98u6zOkK_CCOJ8wAEFWSVWkxJ4ysHQ2W_67GpKe5jhTohToJ5VlMtQlt1Y-F6PPcAodmxvMwFQ3ExamjUM26gSYuIwl82R0ckFT1ryxveL6JRpUFaXfxfFsjsVFKXt-py7r3Cd9Hdc/s1600/seccion_planaria.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><a name='more'></a><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
<img border="0" height="187" sca="true" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgDD98u6zOkK_CCOJ8wAEFWSVWkxJ4ysHQ2W_67GpKe5jhTohToJ5VlMtQlt1Y-F6PPcAodmxvMwFQ3ExamjUM26gSYuIwl82R0ckFT1ryxveL6JRpUFaXfxfFsjsVFKXt-py7r3Cd9Hdc/s400/seccion_planaria.jpg" width="400" /></div>
<div style="text-align: justify;">
I turbellari possiedono però vari sistemi difensivi ad esempio produzione e rilascio di sostanze tossiche, alcune specie si nutrono di cnidari e sono in grado di incorporare le nematocisti nell'epidermide. Altra caratteristica tipica di altri vermi piatti come le planarie è la capacità di torcersi o voltarsi avendo nella parete del corpo più strati di muscolatura liscia, inoltre molti turbellari sono capaci di secernere sostanze che permettono loro di aderire a differenti tipi di substrati, rocce o granelli di sabbia quando vengono a trovarsi in acque turbolente per esempio. Molti turbellari possiedono inoltre ciglia sulla superficie dell'epidermide ciò permette loro di muoversi per scivolamento. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<strong>Platelminti parassiti</strong>. </div>
<div style="text-align: justify;">
I pletelminti parassiti possiedono un sincizio, quindi una massa continua di citoplasma che funge da tegumento e offre sostegno e protezione al corpo proteggendolo dalla digestione da parte degli enzimi dell'ospite, permettendo anche assunzione delle sostanze nutritive a differenza dei turbellari non possiedono strutture particolari come i rabditi.</div>
<div style="text-align: justify;">
Il movimento avviene principalmente attraverso organi di attacco, particolari adattamenti del tegumento e dei muscoli sottostanti ben sviluppati. I platelminti essendo parassiti, devono affrontare un problema non indifferente impedire di essere digeriti e di essere uccisi dal sistema immunitario dell'ospite. La principale difesa è rappresentata dal rivestimento superficiale, il tegumento dei trematodi, dei monogenei e dei cestodi è rivestito da un glicocalice. Gli schistosomi ad esempio sembrano essere in grado di eludere le difese immunitarie dell'ospite rivestendos di molecole appartenenti a quest'ultimo, una vera e propria mimetizzazione, grazie al rivestimento con gli antigeni dell'ospite il sistema immunitario non riesce a riconoscere l'organismo estraneo e ad attaccarlo.</div>
</a>Marcohttp://www.blogger.com/profile/05581880011607935556noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5334799081321769070.post-53011540867052362092012-07-02T10:01:00.000-07:002013-07-29T15:14:32.777-07:00TRICHURIS TRICHIURA: malattia del verme a frusta.<script type="text/javascript">
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</script><br />
<div style="text-align: justify;">
La <strong>trichiuriasi </strong>è una infestazione parassitaria a carico dell'apparato intestinale causato da un <strong>nematode</strong> noto come <strong>Trichuris trichiura</strong> (<em><strong>Trichocephalus trichiurus</strong></em>) definito comunemente <strong>verme a frusta dell'uomo.</strong> Si tratta di un piccolo verme nematode della lunghezza di circa 40mm, con dimensioni simili nei due sessi, di colore bianco grigiastro. Gli adulti sono definiti vermi a frusta in quanto la parte cefalica è filiforme e viene utilizzata dal verme per ancorarsi alla parete intestinale e inserirsi nei tessuti dell'ospite,mentre la parte distale è più grande e nelle feminne rappresenta la regione da cui vengono rilasciate le uova. Le uova hanno dimensioni comprese tra i 50x20 micrometri, di forma semicilindrica e bipolare, opercolate. Una volta emesse nell'ambiente esterno tramite le feci, l'embrione contenuto al suo interno ha bisogno di un periodo di "maturazione" per poter entrare nello stadio infestante, la durata è di circa 20 giorni. Le uova, come accade per molti altri parassiti sono costituite in modo tale da poter resistere a cambiamenti climatici e condizioni ambientali avverse. La schiusa avviene all'interno dell'apparato digerente dell'ospite. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br />
<strong>Diffusione:</strong> Il parassita è diffuso in tutto il mondo, in particolar modo nelle regioni calde e umide. In individui non trattati l'infestazione può persistere per anni. </div>
<div style="text-align: justify;">
<strong>Cenni clinici. </strong><br />
Come per l'ascaridiasi e la toxocariasi, l'infezione da trichuris dipende principalmente dal grado di fecalizzazione ambientale.</div>
<div style="text-align: justify;">
La trichiuriasi è in genere asintomatica, ma a seconda del grado di infestazione si possono avere una serie di problematiche a carico dell'apparato intestinale. I bambini sono particolarmente colpiti e possono presentare diarrea, prolasso anale, feci sanguinolente, ipoproteinemia, anemia e ritardo nella crescita. </div>
<div style="text-align: justify;">
La diagnosi viene effettuata mediante riconoscimento delle uova del parassita nelle feci oppure mediante osservazione sigmoidoscopica dei vermi attaccati alle pareti del colon discendente. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br />
</div>
<div class="separator" style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhuHEP5qSentIytnelNvi0qwFOcq432bEe8DWuSWhSovIepMDXAtBpDi20hzoBOmIX16oIEmSiUEXME11Q1Z7GoILJzj5unHOguJyhpb_RXKhQHYRXQTQMjx9v8i8CFJr4-QDnvgTY7Y3g/s1600/Trichuris_LifeCycle.gif" imageanchor="1" style="clear: left; cssfloat: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" fba="true" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhuHEP5qSentIytnelNvi0qwFOcq432bEe8DWuSWhSovIepMDXAtBpDi20hzoBOmIX16oIEmSiUEXME11Q1Z7GoILJzj5unHOguJyhpb_RXKhQHYRXQTQMjx9v8i8CFJr4-QDnvgTY7Y3g/s320/Trichuris_LifeCycle.gif" width="305" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<strong>Modalità di trasmissione e ciclo vitale</strong>.</div>
<div style="text-align: justify;">
Il parassita non ha ospiti intermedi, i vermi a frusta che infestano gli animali non colpiscono l'uomo.<br />
La modalità di trasmissione avviene per via oro-fecale, ma non è trasmissibile direttamente da persona a persona in quanto le uova del parassita per diventare infestanti devono persistere in ambiente adeguato (terreno umido per circa 14 giorni). I bambini tendono ad essere i più colpiti in quanto possono entrare facilmente in contatto con il terriccio e quindi con le uova del parassita, la trasmissione può avvenire anche mediante il consumo di vegetali contaminati e non adeguatamente lavati.</div>
<div style="text-align: justify;">
Le uova appaiono nelle feci circa 70-90 giorni dall'infestazione.</div>
<div style="text-align: justify;">
La femmina può produrre dalle 3000 a 20.000 uova al giorno. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<strong>Misure preventive.</strong></div>
<div style="text-align: justify;">
1) Educare la popolazione ad adottare adeguate misure igieniche, in particolar modo educare, specialmente i bambini all'uso dei gabinetti e a lavarsi le mani dopo l'utilizzo del bagno e prima di mangiare.</div>
<div style="text-align: justify;">
2) Provvedere a fornire alla popolazione adeguate strutture per lo smaltimento delle feci.</div>
<div style="text-align: justify;">
3) Educare all'importanza del lavaggio delle mani prima di mangiare.</div>
<div style="text-align: justify;">
4) Pulire e lavare adeguatamente verdure, e altri vegetali che siano stati a contatto con il terreno in modo tale da evitare l'ingestione di terriccio ed eventualmente le uova del parassita.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<strong>Controllo del paziente.</strong></div>
<div style="text-align: justify;">
1) Non è richiesta notifica alle autorità sanitarie.</div>
<div style="text-align: justify;">
2) Non è richiesta nessuna azione coatta nei confronti di chi è infestato (quarantena, isolamento ecc...)</div>
<div style="text-align: justify;">
3) Si raccomanda smaltimento igienico delle feci </div>
<div style="text-align: justify;">
4)Effettuare indagini sulle persone con cui il paziente ha frequentemente contatti, familiari soprattutto se sintomatici.</div>
<div style="text-align: justify;">
5)Per il trattamento si utilizzano farmaci quali <strong>abendazolo, mebendazolo, oxantel</strong>, nelle donne in gravidanza non è consigliato il trattamento soprattutto nel primo trimestre a meno che non vi siano specifiche indicazioni mediche. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Nelle immagini sotto possono essere osservate un uovo e un adulto di trichuris trichiura. </div>
<div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;">
<br /></div>
<div class="separator" style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj8zzEJqOifho31_2KerzNJumeXL0Zy_960qrmuplINryudjJJ_y9U0bUkh8OBSwmmi-6ON5n9JvYGGKgNfS25SpmSXibapmss5Nq13-mrxdBytUVYLSGsa-wu_eN06Kiwdld11G6eXkTk/s1600/Trichuris_trichiura_egg1.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; cssfloat: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" fba="true" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj8zzEJqOifho31_2KerzNJumeXL0Zy_960qrmuplINryudjJJ_y9U0bUkh8OBSwmmi-6ON5n9JvYGGKgNfS25SpmSXibapmss5Nq13-mrxdBytUVYLSGsa-wu_eN06Kiwdld11G6eXkTk/s1600/Trichuris_trichiura_egg1.jpg" /></a></div>
<div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi4xvwkVBl9IDmcdt0RmaqzOZnLgpKycbmMxBMuqSfPNgRO4L7DugLo39ykFVx6B60nQPi2oPUY-zJJW0F5Nrm6e87ojl7a7f7SH291pj8bi-X0g0xXrjS6VL4GnVRn2eWoG1VPKa269f8/s1600/Trichuris_trichiura_adult_Duke.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; cssfloat: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" fba="true" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi4xvwkVBl9IDmcdt0RmaqzOZnLgpKycbmMxBMuqSfPNgRO4L7DugLo39ykFVx6B60nQPi2oPUY-zJJW0F5Nrm6e87ojl7a7f7SH291pj8bi-X0g0xXrjS6VL4GnVRn2eWoG1VPKa269f8/s1600/Trichuris_trichiura_adult_Duke.jpg" /></a></div>
<div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;">
<br /></div>
<div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;">
<br /></div>
<div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;">
<br /></div>
<div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;">
<br /></div>
<div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;">
<br /></div>
Marcohttp://www.blogger.com/profile/05581880011607935556noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5334799081321769070.post-3621967301721567112012-06-27T00:04:00.000-07:002012-06-27T00:08:09.293-07:00CIAO VECCHIO GEORGE.<script type="text/javascript">
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhctM-yeJ3fbOQltzL-_yflRHwj2igk6GLybLdN8eAMCFPSwBgmewdfGtPXd_U26K5hGi1Dg9d0Vs3clk83AO8g37ZSa8yggql_mcs4WJkUunpkmUIe3chhynVbwOZjY6WNJD4g-jZsuYc/s1600/george-tartaruga-solitaria.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="215" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhctM-yeJ3fbOQltzL-_yflRHwj2igk6GLybLdN8eAMCFPSwBgmewdfGtPXd_U26K5hGi1Dg9d0Vs3clk83AO8g37ZSa8yggql_mcs4WJkUunpkmUIe3chhynVbwOZjY6WNJD4g-jZsuYc/s320/george-tartaruga-solitaria.jpg" vca="true" width="320" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
George era l'ultimo esemplare di <strong>Chelonoidis nigra abingdoni,</strong> fu scoperto negli anni 70 dal biologo <strong>Joseph Vagvolgyi, </strong>non si sapeva neanche la sua vera età, di sicuro era centenario, da tempo fu portato nella stazione di ricerca Charles Darwin, per evitare che incappasse in qualche grave incidente che avrebbe potuto mettere a repentaglio la sua vita. I ricercatori dopo svariati tentativi non sono riusciti a farlo riprodurre in alcun modo con individui appartenenti a sottospecie simili. Una grave perdta per la biodiversità del pianeta, sempre più spesso minacciata, di cui George da tempo era uno dei simboli.</div>
<div style="text-align: justify;">
Ciao vecchio George.</div>Marcohttp://www.blogger.com/profile/05581880011607935556noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5334799081321769070.post-78654516545925721652012-06-04T04:05:00.000-07:002013-04-16T08:28:33.529-07:00VITA DA PARASSITI: Trichinella spiralis.<script type="text/javascript">
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</script><br />
<div style="text-align: justify;">
La<strong> trichinellosi</strong> è una malattia causata da un <strong>nematode,</strong> parassita intestinale, del genere <strong>trichinia</strong>, caratterizzata dal fatto che le larve (trichinie) migrano nei muscoli dove si incapsulano. </div>
<div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; text-align: justify;">
Oltre alla comune<strong> Trichinella spiralis</strong>, ampiamente presente in tutto il mondo, sono stati individuati altri ceppi di questo parassita: <strong>Trichinella pseudospiralis</strong> (mammiferi e uccelli di tutto il mondo), <strong>Trichinella nativa</strong> (orsi artici), <strong>Trichinella nelsoni</strong> (carnivori e spazzini africani),<strong> Trichinella britovi</strong> (animali carnivori dell'Europa e dell'Asia occidentale), <strong>Trichinella papue</strong> (suini selvatici della Papua e Nuova Guinea), <strong>Trichinella zimbawensis</strong> (ritrovata principalmente in coccodrilli in Africa). Si pensa che molti di questi parassiti possano albergare anche nell'uomo. </div>
<div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; text-align: justify;">
<strong>Serbatoio.</strong></div>
<div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; text-align: justify;">
Da ciò che è stato detto poche righe sopra risulta che il serbatoio principale per il parassita sia rappresentato da vari animali, tra cui maiali, gatti, cavalli, ratti, e molti animali selvatici tra cui l'orso, il lupo, la volpe, l'orso polare, mammiferi acquatici dell'artico e predatori tipici africani quali la iena, lo sciacallo ecc...</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<strong>Diffusione</strong>.</div>
<div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; text-align: justify;">
La diffusione del parassita è ubiquitaria e dipende principalmente dalle pratiche alimentari e dai modi di preparazione della carne di organismi che potrebbero potenzialmente essere serbatoi del parassita. <br />
Si trasmette consumando carne cruda o poco cotta. L'uomo si infesta principalmente mangiando carne cruda o poco cotta di prodotti derivanti dal maiale e contenente le larve incistate del parassita. </div>
<div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;">
<strong>Ciclo vitale.</strong></div>
<div class="separator" style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjUMKi5JDCFKzd9BKsHCXnrnGC3mQgeKHikT-2-IU-yuwvY9pd-lCftNrojMYKgfvgowe-wMSAErw3uck8V3M0zo6dkuhlA2pFFveTRSZz0-zg3OIPbRS07iV_GZbwu-Rqlat9yWjm-6AU/s1600/untitled.bmp" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" fba="true" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjUMKi5JDCFKzd9BKsHCXnrnGC3mQgeKHikT-2-IU-yuwvY9pd-lCftNrojMYKgfvgowe-wMSAErw3uck8V3M0zo6dkuhlA2pFFveTRSZz0-zg3OIPbRS07iV_GZbwu-Rqlat9yWjm-6AU/s320/untitled.bmp" width="313" /></a> </div>
<div style="text-align: justify;">
Il ciclo vitale del parassita, a seconda del ceppo che andiamo a prendere in considerazione, lo possiamo suddividire in un "ciclo domestico" e in un "ciclo silvestre". </div>
<div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; text-align: justify;">
Come possiamo vedere nell'immagine le larve si sviluppano all'interno di un vetebrato, in questo caso un animale può fungere da ospite definitivo o intermedio a seconda dello stadio vitale del parassita. Nel caso degli animali selvatici (ciclo silvestre), a differenza del ciclo definito domestico gli animali che fungono da ospite intermedio possono essere molti di più, gli organismi che risultano pericolosi per l'uomo sono tutti quelli che possono essere cacciati e finire sulle tavole come ad esempio cinghiali, alci o selvaggina di vario tipo. <br />
Per quanto riguarda le carateristiche morfologiche, il parassita femmina ha una lunghezza media di circa 4mm, mentre ilmaschio tende ad essere più piccolo con dimensioni di circa 1,5mm. L'infestazione, per ingestione di carni di animali contenenti l cisti del parassita, si stabilisce quando gli embrioni liberati nell'apparato digerente, si annidano negli strati profondi della parete ucosa intestinale, da cui poi raggiungono i linfonodi mesenterici. Gli embrioni maturano in adulti dopo circa una settimana. La femmina è ovovivipara; cioè le uova si schiudono nella cavità uterina dove permangono per un determinato periodo di tempo continuando a svilupparsi, per poi essere immessi nel sistema vascolare o linfatico e da qui disperdersi nell'organismo, arrivando a livello della cavità cardiaca e dei muscoli striati, sede di destinazione finale. Una volta giunti a livello del muscolo striato, si forma la cisti, costituita da un unico embrione e circondata da tessuto connettivale derivante principalmente dall'ospite. Gli embrioni persistono in una fase di latenza fino a quandun nuovo ospite non le ingerirà cibandosi della carne che le contiene. A quel punto l'embrione si libererà nell'intestino dell'ospite e i ciclo vitale ricomincia. </div>
<div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; text-align: justify;">
<br /><strong>Cenni clinici. </strong></div>
<div style="text-align: justify;">
Nell'uomo l'infestazione si può manifestare in forme altamente variabili a seconda del grado di infestazione parassitaria, si possono avere infestazioni con decorso asintomatico, o in caso di infestazioni massicce possono subentrare complicazioni che possono essere letali. In genere le complicanze che portano alla morte sono miocardite, polmoniti, peritonite collasso cardio-circolatorio. </div>
<div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; text-align: justify;">
Segni caratteristici e comuni possono essere mialgia, seguita da edema delle palpebre superiori e eosinofilia di grado elevato. Tali sintomi talvolta sono seguiti da emoraggie a livello subungheale e retiniche, emorragie subcongiuntivali. Sete, sudorazione profusa.<br />
Una sintomatologia gastrointestinale come la diarrea può essere principalmente dovuta all'attività del parassita adulto a livello intestinale. In alcuni casi è possibile osservare febbre a carattere remittente, che talvolta può arrivare anche a 40°C. Nei casi più gravi vi possono essere complicazioni che portano alla morte per insufficienza cardiaca. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<em>Nelle due immagini sotto possiamo osservare larve incistate nel tessuto muscolare colorato con eosina ed ematossilina, l'immagine di sinistra è ingrandita a 300x quella di destra a 400x.</em></div>
<div class="separator" style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhgBddBWmGxWwCrlOJNfHKXgSq51c_xNwPjBg76GFCQVdzgv63vntxrPgXUObd0IGfQ7tHvsMVYCIJSonO4mHKRlneV_cPpc-VqJiZIGcEFCXOPs7_ruReRUgFuVuZ9RJtLG8DsEfLpCk0/s1600/Trichinella_BAM1.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; cssfloat: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" fba="true" height="285" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhgBddBWmGxWwCrlOJNfHKXgSq51c_xNwPjBg76GFCQVdzgv63vntxrPgXUObd0IGfQ7tHvsMVYCIJSonO4mHKRlneV_cPpc-VqJiZIGcEFCXOPs7_ruReRUgFuVuZ9RJtLG8DsEfLpCk0/s320/Trichinella_BAM1.jpg" width="320" /></a></div>
<div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgcbH6JXdB4holuOR9slt14V0Iqk5pULlMIea76bK9PsDipaBA1EJGuF2Eg-1Y82ngRnWAYvEIVwWfDujmzNL-mASPcDZdDrDFvpgDE1DSrxrVoxgHoz28oCK-9a0sMDyW_nE0QnJOuHJk/s1600/Trichinella_BAM4.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; cssfloat: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" fba="true" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgcbH6JXdB4holuOR9slt14V0Iqk5pULlMIea76bK9PsDipaBA1EJGuF2Eg-1Y82ngRnWAYvEIVwWfDujmzNL-mASPcDZdDrDFvpgDE1DSrxrVoxgHoz28oCK-9a0sMDyW_nE0QnJOuHJk/s1600/Trichinella_BAM4.jpg" /></a></div>
<div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;">
<br /></div>
<div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;">
<br /></div>
<div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;">
<em>Nell'immagine di destra osserviamo le larve parzialmente digerite dalla pepsina, nell'immagine di sinistra possiamo vedere ST= sticocite nucleata (sticocite sono delle grandi ghiandole), RT= organi riproduttivi immaturi, IN= intestin, LC= bacllary bands.</em></div>
<br />
<div class="separator" style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEivTP0I8zh0mPtaCpU7_PURW9hqnj-_hVnN6qHS_jq6gCfoMh_rvG1dHhA_AXj8u3rESNJc-NiB02F87Ut4FLcW8S6VTIUOIoluuTNmEo__n3bBOjXSxSQxRU56OpNU29nsI_6J_8inKyA/s1600/Trichinella_BAM5b.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; cssfloat: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" fba="true" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEivTP0I8zh0mPtaCpU7_PURW9hqnj-_hVnN6qHS_jq6gCfoMh_rvG1dHhA_AXj8u3rESNJc-NiB02F87Ut4FLcW8S6VTIUOIoluuTNmEo__n3bBOjXSxSQxRU56OpNU29nsI_6J_8inKyA/s1600/Trichinella_BAM5b.jpg" /></a></div>
<img border="0" fba="true" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh3fmA2BmFReK-uu9nExyfVIe-2QKsj2iqqKLQuh_DuuGh5daBzhB8Drfsj8OTroANR8_KEPvv_xyHj414aNu1yPk2Dne5C8nu0B1rRhjeoMoB2Vk_ZdB9d3PceX16vwgVVtOtQ2bMAcvM/s1600/Trichinella_HBc.jpg" /><br />
<br />
<br />
<br />
<strong>Misure preventive.</strong><br />
<div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;">
1) Educare la popolazione sulla necessità di cuocere in maniera adeguata la carne di maiale ad una temperatura tale da permettere una adeguata cottura e che possa causare l'uccisione delle larve incistate. La carne deve essere cotta ad una temperatura di almeno 70°C. A meno che non si abbia la certezza che la carne sia stata precedentemente trattata in modo tale da essere certi che non vi possa essere presenza di larve incistate.</div>
<div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;">
2)La carne di maiale dovrebbe essere macinata in macchinari diversi da quelli che si utilizzano per macinare carne di diversa origine e provenienza, oppure pulire adeguatamente il macchinario prima e dopo l'utilizzo per carni diverse.</div>
<div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;">
3)Adottare specifci regolamenti che inducano l'utilizzo di tecniche (ad esempio irradiazione) sui prodotti commerciali del maiale e che possano garantire l'eliminazione delle larve eventualmente presenti. </div>
<div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;">
4) Adottare e controllare che siano seguite le leggi che permettano di utilizzare solo carne di maiale certificata come esente da trichinelle, soprattutto per i prodotti che comunemente non richiedono una cottura prolungata prima del consumo e che possa permettere l'uccisione dei vermi.</div>
<div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;">
5) educare i cacciatori a cuocere adeguatamente la selvaggina catturata.</div>
<div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;">
6) Provvedere che siano rispettate le adeguate tecniche di conservazione, il congelamento può uccidere le larve, ma tale metodica non assicura l'uccisione di tutte le larve come nel caso della cottura, in quanto alcuni ceppi, ad esempio quelli artici (T.nativa) possono sopravvivere anche a temperature di -25°C e che comunemente sono state ritrovate in carni di tricheco o orso, anche se è raro che tali ceppi si vengano a trovare in carne di maiale.</div>
<div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;">
<br /></div>
<strong>Controllo dei pazienti.</strong><br />
<div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;">
<strong>1) </strong>La notifica alle autorità sanitarie locali di casi di infestazione è richiesta in molti paesi. In Italia rientra nelle malattie di classe 1.</div>
<div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;">
2) Non è applicabile nessun tipo di isolamento, quarantena, in quanto il parassita non può essere trasmesso direttamente da persona a persona.</div>
<div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;">
3) Appropriato effettuare degli esami sui familiari della persona affetta ed individuare la possibile causa dell'infestazione. Sequestrare e analizzare tutto il cibo sospetto. </div>
<div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;">
4)Il trattamento prevede l'utilizzo di farmaci come <strong>abendazolo</strong> e <strong>mebendazolo</strong>, particolarmente efficace nello stato intestinale e muscolare dell'infestazione.</div>
<div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;">
<br /></div>
<div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;">
Sotto è rappresentato un individuo adulto.</div>
<div class="separator" style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="separator" style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgs0nSMSbyJ4ui28sM8MuQuPln9CTcBu2IFOLOzrpCegjnYdvRZMoLCZnMnE18ikQZirdIXoHeN1x6wDxWmXIal29NOPUxROoJFYMYEeN8zwQvSYfUKC0cC7LxCNfPqHmdAhsu6MRD0bSI/s1600/Trichinella_larvaeG.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" fba="true" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgs0nSMSbyJ4ui28sM8MuQuPln9CTcBu2IFOLOzrpCegjnYdvRZMoLCZnMnE18ikQZirdIXoHeN1x6wDxWmXIal29NOPUxROoJFYMYEeN8zwQvSYfUKC0cC7LxCNfPqHmdAhsu6MRD0bSI/s1600/Trichinella_larvaeG.jpg" /></a></div>
Marcohttp://www.blogger.com/profile/05581880011607935556noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5334799081321769070.post-13535628703371280102012-05-22T01:52:00.000-07:002012-06-10T04:29:42.108-07:00PIANTE SI SVILUPPANO AL BUIO GRAZIE AD UNA SOSTANZA SINTETICA.<script type="text/javascript">
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
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<div style="text-align: justify;">
Fotorecettori sintetici stimolano lo sviluppo e la germinazione delle piante a prescindere dal grado di esposizione alla luce, i risultati della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista <b>Plant cell.</b></div>
<div>
<div style="text-align: justify;">
La luce gioca un ruolo di rilevante importanza per la sopravvivenza delle piante, basti citare processi dipendenti da essa,<b> fotosintesi, fotomorfogenesi, fotorientamento. </b></div>
<div style="text-align: justify;">
Le piante possiedono <b>fotorecettori</b> in grado di innescare processi di <b>germinazione</b>, sviluppo fogliare ad esempio. Ricercatori del <b>Tilman Lamparter, Karlsruhe Institute of Technology (KIT) </b>sono riusciti a produrre e sostituire la compoente del fotorecettore in grado di assorbire la luce con una sostanza sintetica chimicamente simile.<br />
Nell'immagine a sinistra sono state messe a confronto una piantina trattata con la sostanza sintetica chimicamente simile a quella naturale, a sinistra una pianta non trattata. Si può osservare come la pianta a destra apre i cotiledoni al buio, mentre la pianta non trattatali mantiene chiusi. </div>
</div>
<div>
<div style="text-align: justify;">
<a name='more'></a>La ricerca e l'esperimento effettuato ha del sorprendente, " <i>le piante si sviluppavano al buio come se fossero in presenza di luce solare</i>" annuncia il direttore degli studi Tilman. I semi e le piantine di <b>Arabidopsis thaliana</b> sono state trattate con una sostanza sintetica denominata <b>15Ea-ficocianobilina</b>.</div>
<div style="text-align: justify;">
Nella cellula vegetale questa sostanza sostituisce il naturale componente fotoattivo del fotorecettore, la <b>fitocromobilina.</b></div>
<div style="text-align: justify;">
L'incorporazione di 15Ea-PCB ha la capacità di attivare il fotorecettore riuscendo ad innescare tutti quei processi, che normalmente si innescano alla luce del sole, che le permettono di potersi sviluppare. Nonostante venissero tenute al buio le piante usate nell'esperimento si sviluppavano e germinavano in maniera molto simile a piante usate come controllo esposte alla luce. </div>
</div>
<div style="text-align: justify;">
L'utilizzo di fotorecettori sintetici potrebbe essere un prezioso e potrebbero facilitare gli studi di molti processi chimici che avvengono nelle piante rispetto ai tradizionali metodi di ingegneria genetica.</div>
A parte la crescita, anche la fotosintesi può anche essere studiata molto meglio.<br />
"Questi risultati potrebbero essere di grande importanza in futuro per risolvere vari problemi legati all'agricoltura, o per la produzione di biomassa, per esempio.<br />
<br />
<strong>Fonti:</strong> <em>1.Rui Yang, Kaori Nishiyama, Ayumi Kamiya, Yutaka Ukaji, Katsuhiko Inomata and Tilman Lampartera. Assembly of Synthetic Locked Phycocyanobilin Derivatives with Phytochrome in Vitro and in Vivo in Ceratodon purpureus and Arabidopsis. The Plant Cell, May 2012 DOI: <strong><a href="http://www.plantcell.org/content/early/2012/05/10/tpc.111.094656">10.%u200B1105/%u200Btpc.%u200B111.%u200B094656 </a></strong></em>Marcohttp://www.blogger.com/profile/05581880011607935556noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5334799081321769070.post-19310068943238272622012-05-15T06:30:00.000-07:002012-06-10T04:29:19.566-07:00L'UTILIZZO DI UN SATELLITE PER STUDIARE LE ABITUDINI E GLI SPOSTAMENTI DELLA MANTA RAYS<script type="text/javascript">
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<div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; text-align: justify;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgC4JvWSIR0vRNSHcidiWouTa65OfW-QG8hqKWVGA9QqjANX2bRgBQq3HYRgVHjBHdYYjeQaUEYbO2jF0WnJmtHGMuJCdzjYAd_oRtF5SW_L4gIvq38mNwAYs6x0Z0f2f-sAMxIBdRukNY/s1600/120511122228-large.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; cssfloat: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" dba="true" height="216" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgC4JvWSIR0vRNSHcidiWouTa65OfW-QG8hqKWVGA9QqjANX2bRgBQq3HYRgVHjBHdYYjeQaUEYbO2jF0WnJmtHGMuJCdzjYAd_oRtF5SW_L4gIvq38mNwAYs6x0Z0f2f-sAMxIBdRukNY/s320/120511122228-large.jpg" width="320" /></a>Un team di ricerca ha pubblicato uno studio dove per la prima volta si fa utilizzo della telemetria saltellitare per monitorare i movimenti in mare della manta ray che può raggiungere fino a 25 piedi di lunghezza /7,5 metri circa).</div>
<div style="text-align: justify;">
Questo tipo di manta è ormai, secondo i dati IUCN, vulnerabile, minacciata dala pesca e dalla cattura accidentale. </div>
<div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; text-align: justify;">
Lo studio è stato pubblicato sulla rivista scientifica ad accesso libero Plos One l'11 maggio. </div>
<div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; text-align: justify;">
"<em>Quasi nulla si sa dei percorsi che abitualmente questi organismi effettuano nell'oceano e delle sue abitudini ecologiche, nonostante sia una delle specie più grandi e affascinanti dell'oceano</em>. "dice Rachel Graham autore dell'articolo; " <em>il lavoro che abbiamo portato avanti ci potrà permettere di comprendere più a fondo il mondo mai visto prima di questo affascinante organismo marino e ci permetterà di poter elaborare strategie di gestione e conservazione di tale specie". </em></div>
<div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; text-align: justify;">
<a name='more'></a><br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Il team di ricerca dopo aver rintracciato alcuni esemplari di manta ray al largo della penisola dello Yucatan , ha collegato dei trasmettitori satellitari nel corso di un periodo di 13 giorni. I dispositivi di monitoraggio sono stati attaccati sul dorso di 6 esemplari, quattro femmine e due maschi. </div>
<div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; text-align: justify;">
Gli esemplari hanno ricoperto un tragitto di circa 1.100 km durante questo periodo, trascorrendo la maggior parte del loro tempo attraverso zone costiere abbondanti di zooplancton. </div>
<div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; text-align: justify;">
Questo organismi come gli squali balene sono filtratori, e si nutrono passando in mezzo a grandi banchi di zooplancton. </div>
<div style="text-align: justify;">
Inoltre i ricercatori hanno scoperto che le mante avevano trascorso l quasi totalità del tempo nelle acque territoriali del Messico nell'arco di circa 200 miglia dalla costa. </div>
<div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; text-align: justify;">
"L'importanza di questi studi sta nel fatto che potrebbero essere di fondamentale importanza nella salvaguardia delle mante che sembrano diminuire sempre di più. </div>
<div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; text-align: justify;">
La manta gigante nonostante il suo aspetto è totalmente innocuo per l'uomo inoltre possiede il più alto rapporto cervello-corpo tra squali e razze e da alla luce uno massimo due piccoli ogni uno o due anni. Il loro numero va diminuendo sempre di più soprattutto a causa della pesca indiscriminata e accidentale essendo anche richieste dal mercato cinese per la produzione di medicinali. </div>
<div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;">
<br /></div>
<em><strong>Fonti:</strong></em> <em><strong>1.Rachel T. Graham, Matthew J. Witt, Dan W. Castellanos, Francisco Remolina, Sara Maxwell, Brendan J. Godley, Lucy A. Hawkes. Satellite Tracking of Manta Rays Highlights Challenges to Their Conservation. </strong></em><em><strong><a href="http://www.plosone.org/article/info%3Adoi%2F10.1371%2Fjournal.pone.0036834">PLoS ONE, 2012; 7 (5): e36834 DOI: 10.1371/journal.pone.0036834 </a></strong></em>Marcohttp://www.blogger.com/profile/05581880011607935556noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5334799081321769070.post-20429932005521838732012-04-30T05:26:00.000-07:002013-03-23T08:41:05.380-07:00VITA DA PARASSITA: Tenia solium; il cestode del maiale.<div style="text-align: justify;">
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</script>La <strong>tenia solium</strong> parassita platelminta appartenente al gruppo dei cestodi ha come ospite definitivo l'uomo e come ospite intermedio il maiale. </div>
<div style="text-align: justify;">
A differenza della <strong>tenia saginata</strong> le uova della tenia solium sono direttamente infestanti per l'uomo, ne consegue che a differenza della saginata, il passaggio al maiale, l'ospite intermedio, non è obbligato. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<strong>Morfologia:</strong> In molti casi la tenia solium raggiunge una lunghezza di circa 2-3 metri ma in alcuni casi può superare i 10 metri. Come gli altri appertenenti ai platelminti cestodi presenta il corpo suddiviso in tre segmenti principali, la testa nota come <strong>scolice</strong>, nella tenia solium lunga all'incirca 1 mm di forma quadrangolare presenta ai quattro lati delle strutture simili a ventose e al centro della testa file di uncini o rostri in numero variabile da 20 o 30, un collo e il corpo noto con il termine di <strong>strobilo</strong> suddiviso in numerosi <strong>proglottidi</strong> contenenti gli organi sessuali del parassita e le uova. Possono essere presenti in numero variabile dalle 800-1000.</div>
<div style="text-align: justify;">
Ricordiamo che come nel caso di tutte le tenie le proglottidi in vicinanza della testa sono sessualmente immature rispetto a quelle che troviamo verso la regione caudale del corpo. Un volta a maturazione le proglottidi che contengono le uova vengono rilasciate distaccandosi dal resto del corpo per essere espulse attraverso le feci. Delle volte può capitare che le proglottidi si disfino a livello intestinale e allora le uova possono essere rinvenute all'esame delle feci, si presentano on opercolate di circa 40 micrometri di diametro.</div>
<div style="text-align: justify;">
La tenia si collega alle pareti intestinali mediante mediante lo scolice sfruttando il sistema di ventose e rostri che possiede, le proglottidi possono essere prodotte a centinaia e ogni proglottide può contenere fino a 30.000 uova. </div>
<div style="text-align: justify;">
Nell'immagine sotto una rappresentazione dello scolice e delle proglottidi di tre differenti tenie (<em>da destra a sinistra Diphyllobotrium, tenia solium, tenia saginata</em>). A differenza del Diphyllobotrium, i pori genitali delle tenia solium e saginata sono poste in posizione centrale, come si può osservare, l'utero una volta riempito di uova si dilata regolarmente formando una struttura ramificata che si estende fino alle pareti laterali della proglottide.</div>
<div style="text-align: justify;">
L'oncosfera, detta anche larva esacanta per la presenza di 6 uncini in grado di provocare l'attacco alle pareti intestinali, è circondata da una membrana esterna nota come embrioforo. Dalla larva esacanta derivano forme larvali note come cisticerchi, hanno un aspetto biancastro presentandosi come delle piccole vescicole bianche opalescenti contenenti un liquido limpido e il cosidetto protoscolice molto simile alla struttura dello scolice dell'individuo adulto. </div>
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Nell'immagine sotto possiamo osservare proglottdi gravide di solium e saginata<strong>.</strong><br />
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<strong>Ciclo vitale</strong>:<br />
L'ospite emette attraverso le feci nell'ambiente esterno le uova del parassita, le uova possono resistere per mesi all'esterno dell'organismo ospite. Il maiale si infesta ingerendo vegetazione che è stata contaminata dalle uova del parassita o dalle proglottidi gravide. <br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEirkyHUSQUb6tQI-Sg84DpizxabKwMYS_wGpcqqpqyPWPopKv8HO_xB6PEXf386jZuUalShtm-gIwXWeTCikFALvLAlQaLayCjiVcOjwVnLr6fGFGqQP3tzxHQazq2oD2wWFvWYlUr9lnY/s1600/Cysticercosis_LifeCycle.gif" imageanchor="1" style="clear: left; cssfloat: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" qda="true" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEirkyHUSQUb6tQI-Sg84DpizxabKwMYS_wGpcqqpqyPWPopKv8HO_xB6PEXf386jZuUalShtm-gIwXWeTCikFALvLAlQaLayCjiVcOjwVnLr6fGFGqQP3tzxHQazq2oD2wWFvWYlUr9lnY/s320/Cysticercosis_LifeCycle.gif" width="245" /></a>Nell'intestino degli animali l'oncosfera si schiude invade le pareti intestinali ed entrando in contatto con il sistema circolatorio si sposta arrivando ad incistarsi nei muscoli dove si sviluppa nel cisticerco. In questa forma il parassita può vivere per anni prima di essere mangiato da un altro ospite. Le uova si schiudono a contatto con i succhi gastrici liberando l'embrione (oncosfera)che riescono ad associarsi e a penetrare la parete intestinale grazie all'ausilio di rostri e tramite secrezione di enzimi litici. L'uomo viene infestato ingerendo carne cruda o poco cotta degli animali infestati. </div>
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Nell'intestino umano il cisticerco si sviluppa in un verme adulto nell'arco di 2 mesi. Le tenie possono sopravvivere svariati anni all'interno del loro ospite. Il verme adulto si attacca tramite lo scolice alle pareti intestinali. A differenza della tenia saginata, che può raggiungere lunghezze notevoli, anche 25 metri, la tenia solium può raggiungere in genere una lunghezza di 2 o 7 metri. Le proglottidi mature e gravide vengono rilasciate ed espulse con le feci, in media 6 al giorno. Ognii proglottide può produrre anche 30-50.000 uova al giorno. E'possibile assistere ad infestazioni massicce in quanto le proglottidi possono essere spinte dall'intestino allo stomaco portando in questo modo ad autoinfestazione interna, le proglottidi in seguito rilasceranno le uova. </div>
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<strong>Diffusione:</strong> la tenia solium e saginata hanno una distribuzione mondiale, la solium e la saginata sono particolarmente difuse nei paesi che non hanno elevati standard igienici e la popolazione vive in ambienti chiusi a stretto contatto con ospiti intermedi del parassita, alimentandosi di carne cruda o poco cotta. </div>
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<strong>Cisticercosi</strong>: La tenia solium può causare <strong>cisticercosi</strong>, potenzialmente letale. E'un infezione causata dalle larve della tenia solium che può colpire sia l'uomo che il maiale. </div>
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L'infestazione è causata dall'ingestione di uova del parassita. Può capitare che le forme embrionali del parassita possano entrare in contatto con il torrente circolatorio e disperdersi nell'organismo, stanziandosi in vari organi, cervello, fegato o altir tessuti dove si sviluppano in cisticerchi.</div>
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<strong>Misure preventive e trattamento:</strong> </div>
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1) Educare la popolazione sulla necessita di prevenire la contaminazione con feci umane o animali di terreno, acqua, cibo sia per l'uomo che per gli animali, educare ad eviraredi usare i derivati dei liquami per l'irrigazione dei terreni e a cucinare con cura la carne suina e bovina.</div>
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2) identificazione e trattamento immediato o messa in atto di precauzioni di tipo enterico per e person eparassitate dal verme adulto di T.solium sono fondamentali soprattuto per evitare la cisticercosi. </div>
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3) Il congelamento delle carni a temperature inferiori ai 5°C per almeno 4 giorni è in grado di uccidere i cisticerchi. </div>
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Impedire che i suini abbiano accesso a latrine e feci umane e viceversa.</div>
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5) la notifica alle autorità sanitarie locali è richiesta data la pericolosità del diffondersi di casi di cisticercosi.</div>
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6)Assicurarsi che le feci delle persone infestate siano smaltite igienicamente evitando qualsiasi forma di diffusione.</div>
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7)indagine sui contatti ed eventuali fonti di infestazione.</div>
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8) trattamento prevede l'utilizzo di farmaci di scelta quali il praziquantel o la niclosamide.</div>
Marcohttp://www.blogger.com/profile/05581880011607935556noreply@blogger.com0