Continuiamo il discorso sulle piante genticamente modificate parlando del metodo biolistico o fisico. Questo metodo per ottenere piante geneticamente modificate in realtà è un alternativa all'utilizzo del metodo biologico che vede l'impiego del batterio agrobacterium, soprattutto per molte specie vegetali come le monocotiledoni che presentano una bassa suscettibilità all'infezione di questo batterio. Attraverso questo metodo è possibile inserire all'interno delle piante vegetali DNA esogeno all'interno degli organelli come i cloroplasti. Il metodo biolistico prevede l'introduzione del DNA esogeno direttamente nel genoma delle cellule vegetali usando come vettore di trasporto delle particelle di metallo inerte come l'oro o il tungsteno. Queste particelle sono ricoperte dal costrutto genico contenente il gene di interesse, corredato di promotore e terminatore. L'adesione del costrutto genico sulle particelle avviene grazie ad una procedura che favorisce la precipitazione del DNA sulle articelle stesse. Le particelle così rivestite vengono letteralemente sparate, la velocità impressa è tale da passare attraverso le pareti cellulari e raggiungere il nucleo. Molte delle cellule colpite moriranno altre subiranno l'ingresso della particella senza essere danneggiate, tra queste alcune incorporeranno il DNA esogeno risultando così trasformate. Il mezzo di propulsione utilizzato è una specie di cannoncino, al cui interno tramite un gas inerte come l'elio, si instaura una elevata pressione, che in seguito al repentino rilascio imprime un'accelerazione ai proiettili che in questo modo possono oltrepassare la parete cellulare raggiungendo il nucleo. I tessuti che possiamo utilizzare in questo processo possono essere pezzi di foglia, cotiledoni, calli, embrioni immaturi e addirittura polline. Come nel metodo biologico anche qui si utilizza un gene marcatore per la resistenza agli antibiotici o agli erbicidi, che consente la selezione delle cellule trasformate.
Attraverso il processo fotosintetico, gli organismi vegetali riescono ad assorbire e convertire l’energia luminosa in energia chimica di legame. Tutto ciò è possibile grazie ad un particolare gruppo di molecole note come pigmenti, tra cui rientrano le clorofille e al connesso sistema biochimico a cui sono questi pigmenti sono legati, che permette la conservazione e lo sfruttamento di questa energia luminosa. Sebbene negli organismi vegetali esistano numerosi processi dipendenti dalla luce ( fotomorfogenesi, fotorientamento ecc…) il processo fotosintetico è l’unico ad essere responsabile della vita sulla terra e non solo degli organismi vegetali, ma di tutta la vita. Gli altri fenomeni dipendenti dalla luce, non hanno infatti un impatto così importante sul metabolismo degli organismi vegetali , ma sono diretti principalmente a raccordare il movimento o lo sviluppo in base ai segnali ambientali. Come attori del processo fotosintetico un ruolo da protagonisti viene svolto sopra...
Quello nuovo in arrivo sia per voi pieno di sole, calore, amore, salute e soddisfazioni...Buon Anno! :-)
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