Passa ai contenuti principali

VITA DA PARASSITA: Echinococcus granulosus.


L'echinococcus granulosus è una tenia, il nome deriva dal greco: Echínos = guscio spinoso; cóccos = bacca due sono le specie più importanti dal punto di vista medico, veterinario, pubblico; Echinococcus granulosus ed Echinococcus multilocularis che causano, rispettivamente, malattie note come echinococcosi cistica (idatidosi) e la echinococcosi alveolare.


Ciclo vitale: Come si può osservare nell'immagine sopra, questi parassiti hanno come ospiti definitivi i canidi. Quest'ultimi sono infestati cibandosi di carni infestate di altri animali. Una volta nell'intestino le larve si sviluppano nei villi intestinali e nel giro di 1-3 mesi diventano poi adulti. Gli ospiti definitivi in seguito eliminano le uova del parassita tramite le feci nell'ambiente circostante. Le uova possono sopravvivere svariati mesi nell'ambiente esterno. Animali da pascolo, come capre ad esempio cibandosi dell'erba possono ingerire le uova del parassita ed essere a loro volta infestate, il ciclo si completa quando un canide si ciba di carni di tali erbivori che contengono le larve. L'uomo è un ospite accidentale. L'infestazione può avvenire in maniera indiretta attraverso l'ingestione di carne contaminata.

Diffusione: Nell’area del Mediterraneo, la echinococcosi cistica è una delle principali parassitosi degli animali da reddito ed è considerata un’importantissima antropozoonosi parassitaria a trasmissione indiretta. La prevalenza di questo parassita dipende dalla stretta associazione tra uomini e canidi infestati. E' presente in tutti i continenti ad eccezzione dell'antardide e particolarmente diffuso nelle zone dove è praticata la pastorizia e dove i cani possono consumare carni infestate dalle cisti del parassita.  La trasmisione di questo parassita sembra essere stata eliminata completamente in Islanda, e fortemente ridotta in paesi quali l'Australia , la Nuova Zelanda, Cipro, in Italia è tutt'oggi diffusa nelle zone dove è praticata la pastorizia.

Serbatoio: Il cane domestico e altri canidi sono gli ospiti definitivi dell'Echinococcus granulosus; in tali animali possono albergare migliaia di larve senza che essi mostrino sintomi o segni caratteristici dell'infestazione . I felini e la maggior parte degli altri carnivori non sono ospiti adatti per il parassita. Inoltre come accennato qualche rigo sopra, l'infestazione da echinococccus  rappresenta una importantissima antropozoonosi a carico dei cosidetti animali da reddito; cioè da pascolo come ovini, bovini, maiali, capre, cavalli e altri animali che costituiscono ospiti intermedi.

Caratteristiche morfologiche: il corpo dell'Echinoccus granulosus è costituito dalla testa (scolice) che funge da organo di attacco, costituita da quattro ventose e due corone di uncini. Il corpo (strobila) è costuito da 3 o 4 segmenti (proglottidi); in alcuni casi se ne possono avere anche 6. Le prime proglottidi, quelle in vicinanza del collo, sono sessualmente immature, seguono poi quelle mature contenenti gli organi deputati alla riproduzione, e in seguito quelle gravide, molto grandi contenenti migliaia di uova. Ogni proglottide è ermafrodita ed è dotata di un apparato genitale maschile e femminile ed è provvista di un solo poro genitale.

Uovo: L'uovo dell' Echinococcus granulosus ha una dimensione di circa 30-50 micrometri, contiene 'embrione esacanto (oncosfera) ed è protetto da una serie di strati o membrane. Dall'esterno all'interno troviamo capsula, membrana vitellina, embrioforo, strato granuloso, membrana oncosferica. L'embrioforo sembra essere lo strato più importante e funge da protezione per l'embrione esacanto conferendo all'embrione una protezione contro vari fattori chimico-fisici e ambientali.

Cisti idatidea: all'inizio abbiamo accennato al fatto che questo parassita è responsabile di una malattia nota come idatidosi.
L’idatide o cisti idatidea (dal greco ùdatos: acqua) è la forma larvale dell' Echinococcus granulosus.
 La cisti è già visibile dopo tre settimane dall’impianto dell’embrione esacanto nell’organo bersaglio dell’ospite intermedio. Nella parete della cisti si distinguono, dall’esterno verso l’interno, il pericistio (o avventizia) e la membrana elmintica.
 L’avventizia è uno strato di tessuto fibroso, costituito da cellule mononucleate, eosinofili, cellule giganti, cellule endoteliali e fibroblasti, ed è prodotta dall’ospite intermedio, come reazione di difesa nei confronti del parassita. La membrana elmintica è a sua volta composta da due strati: uno strato germinativo (o membrana proligera), interno e sottilissimo (12-15 micron), ricco di cellule ed uno strato cuticolare (o membrana chitinosa).
Nello strato germinativo si differenziano cellule che generano la sostanza chitinosa e cellule che determinano la fertilità dell’idatide.


Quando la larva si annida nel tessuto che ha raggiunto, si nutre di carboidrati e sostanze nutritive che l'ospite è in grado di offrire, formando rapidamente una cavità interna che alla fine della prima settimana ha già l’aspetto della cisti idatidea (idatide). Attorno ad essa si dispongono le cellule endoteliali dell’ospite, in modo radiale, e si forma un tessuto fibroso che come accennato prima riveste uniformemente la cisti, formando la membrana avventizia senza soluzione di continuità con il tessuto circostante, che con il passare del tempo ed in relazione allo sviluppo della cisti mostrerà segni di atrofia per compressione meccanica. Dopo cinque mesi la cisti raggiunge la circonferenza di circa 1 centimetro. La sua membrana esterna è stratificata, cuticolare, di natura polisaccaridica, e si presenta molle, elastica, di colorito bianco-latte. Al suo interno vi è un’altra membrana, ricca di cellule con nuclei diploidi, germinative, detta membrana proligera. Dalla membrana proligera si formano tramite gemmazione le capsule proligere, che rappresentano la porzione fertile dell’idatide.
All’interno di ciascuna capsula vi sono una dozzina di protoscolici dotati di 4 ventose ed un rostrello armato. La fertilità della cisti, e la sua capacità di produrre protoscolici, dipende, oltre che dalla risposta immunitaria dell’ospite, dal ceppo del parassita e dalla sua specie-specificità. In alcuni casi possono tranquillamente superare le diverse migliaia.
 La cisti aumenta progressivamente di volume fino ad assumere, dopo diversi anni, notevoli dimensioni soprattutto se la cisti la cisti è localizzata in regioni dell'organismo in cui la sua crescita non sia ostacolata, come ad esempio nella cavità addominale.
Al suo interno la cisti contiene il liquido idatideo, limpido e incolore, il cui contenuto deriva in parte dall'ospite e in parte dal parassita (sali minerali, creatinina, lecitina, glicogeno, muco-polisaccaridi e numerose proteine). Il sedimento che si osserva all'interno delle cisti fertili viene comunemente chiamato sabbia idatidea, ed è costituito da scolici liberi e capsule proligere.
A volte, all’interno di cisti mature si producono, dalla membrana proligera, delle nuove cisti, identiche nella struttura alla ciste primaria. Nella maggior parte dei casi queste cisti figlie si accrescono all'interno della cisti primaria, contribuendone all’aumento di volume, altre volte invece si liberano all’esterno, e si parla allora di cisti esogene. Il destino degli scolici è quello di impiantarsi nell’intestino tenue dei cani che li ingeriscono, per completare il loro ciclo biologico; se però la cisti si rompe e gli scolici si versano nella cavità peritoneale o nei vasi sanguigni dell’ospite intermedio, possono raggiungere altri organi e determinare una echinococcosi secondaria, il più delle volte letale.
Diversi sono gli organi interessati (in particolare fegato e polmoni) di ovino, caprino, bovino, bufalo, suino, lagomorfi, equidi, ruminanti selvatici, nonchè uomo ed altri primati in cui si sviluppa la forma larvale (metacestode) sottoforma di cisti idatidea o idatide (dal greco ùdatos: acqua).

Nell’ospite definitivo (es. cane) è possibile effettuare esami copromacroscopici per l’evidenziazione dei parassiti adulti (eliminati a seguito della somministrazione di tenifughi). Gli esami copromicroscopici per la messa in evidenza delle uova non sono indicativi in quanto le uova di Echinococcus sono morfologicamente indistinguibili da quelle delle diverse specie di Taenia dei carnivori. E’ possibile anche eseguire tecniche immunologiche che si basano sulla ricerca dei coproantigeni, o tecniche molecolari. Nell’uomo, per il rilievo della idatidosi, i metodi diagnostici utilizzati più di frequente comprendono test sierologici e molecolari.

Periodo di incubazione: Variabile, da 12 mesi a molti anni, a seconda del numero delle cisti, della loro localizzazione, e della loro velocità di crescita.

Periodo di contagiosità: Non viene trasmessa direttamente da persona a persona o da ospite intermedio ad un altro. I cani iniziano ad eliminare le uova circa 7 settimane dopo l'infestazione. La maggior parte delle infestazioni nei cani si conclude spontaneamente in circa 6 mesi, anche se i vermi adulti possono sopravvivere fino a due o tre anni.

Sintomatologia: La natura e l'intensità delle manifestazioni cliniche dipendono dal numero di cisti presenti e dalla loro localizzazione ed evoluzione. In alcuni casi la cisti idatidea regredisce spontaneamente con morte delle larve e parziale riassorbimento o calcificazione delle cisti, oppure si trasforma in un pericoloso ascesso infettivo quando il liquido idatideo è contaminato da batteri. La rottura improvvisa della cisti fertile dovuta a traumi può causare reazioni allergiche fino allo shock anafilattico, e la temibile idatidosi secondaria; infatti la rottura della ciste può far si che i parassiti, anche a seconda delle zone in cui sono disposte nell'ospite possano entrare in contatto con il circolo sanguigno e da qui propagarsi ad altri organi. Nell'immagine descrittiva del ciclo vitale, sono illustrati gli organi che possono essere colpiti dall'infestazione del parassita con formazione di nuove cisti idatidee che con il passare del tempo si accrescono e possono comportare danni o malfunzionamenti a carico degli organi interessati.


Commenti

Post popolari in questo blog

IL POTENZIALE IDRICO NELLE CELLULE VEGETALI E NEL TERRENO.

Le piante hanno bisogno di una ingente quantità d'acqua per sopravvivere, solo che di tutta l'acqua che esse assorbono dal terreno, la stragrande maggioranza viene rilasciata nell'atmosfera sottoforma di vapor acqueo a causa di un processo noto come traspirazione ; di conseguenza le piante devono continuamente rimpiazzare l'acqua che perdono con altra che assorbono dal terreno. Ciò causa la formazione di un continuo flusso di acqua che va dal terreno all'atmosfera noto come continuum suolo-pianta-atmosfera . La traslocazione dell'acqua nel sistema suolo-pianta-atmosfera, si basa su differenze di potenziale idrico entro e fra queste tre componenti.

LA FOTOSINTESI: i pigmenti fotosintetici.

Attraverso il processo fotosintetico, gli organismi vegetali riescono ad assorbire e convertire l’energia luminosa in energia chimica di legame. Tutto ciò è possibile grazie ad un particolare gruppo di molecole note come pigmenti, tra cui rientrano le clorofille  e al connesso sistema biochimico a cui sono questi pigmenti sono legati, che permette la conservazione e lo sfruttamento di questa energia luminosa. Sebbene negli organismi vegetali esistano numerosi processi dipendenti dalla luce ( fotomorfogenesi, fotorientamento ecc…) il processo fotosintetico è l’unico ad essere responsabile della vita sulla terra e non solo degli organismi vegetali, ma di tutta la vita. Gli altri fenomeni dipendenti dalla luce, non hanno infatti un impatto così importante sul metabolismo degli organismi vegetali , ma sono diretti principalmente a raccordare il movimento o lo sviluppo in base ai segnali ambientali. Come attori del processo fotosintetico un ruolo da protagonisti viene svolto soprattut

UROCORDATI E CEFALOCORDATI: Ascidia e anfiosso.

Urocordati: Tunicati. Gran parte degli organismi appartenenti ai tunicata, eccezion fatta per qualche centinaio, sono apparteneti alle Ascidiacea. Sono organismi coloniali e sessili, hanno una elevata distribuzione geografica, ciò è stato reso possibile anche dal comportamento dell'uomo, infatti molte ascidie si fissano agli scafi delle navi, per cui sono stati introdotti nei porti di tutto il mondo da cui poi si sono diffuse. L'ascidia adulta è un organismo sacciforme, il nome Tunicata deriva proprio dal fatto che tali organismi sono avvolti da una vera e propria tunica che offre protezione e sostegno all'organismo. Tale tunica è costituita principalmente da un mucopolisaccaride noto comunemente con il nome di tunicina , un polimero simile alla cellulosa . Nell'immagine sotto si può osservare come sono strutturati tali organismi. Partendo dall'alto è presente una struttura nota come sifone inalante , sono organismi filtratori, l'acqua e le particelle n